Ancora una volta l’aria di Sarroch è stata “appestata” serenamente [di Stefano Deliperi]
http://gruppodinterventogiuridicoweb.com Nei giorni scorsi l’aria di Sarroch (CA) è stata appestata ancora una volta . Ancora una volta fumi e miasmi dagli impianti della raffineria Saras s.p.a., che nell’homepage del suo sito internet si premura di ricordare che “SARAS fa parte de ‘I 200 del FAI’, un gruppo di generosi mecenati che, insieme alle loro aziende, sostengono il FAI – Fondo Ambiente Italiano nella missione di tutela, cura e valorizzazione del patrimonio storico, artistico e ambientale del nostro Paese”. Non è una novità, è capitato tante volte. Ma la situazione ambientale e sanitaria di Sarroch è molto più grave di quanto possa testimoniare il coraggioso messaggio del 10 marzo scorso sulla pagina Facebook del Comune di Sarroch: “Buongiorno. Informiamo i cittadini che abbiamo segnalato alla Saras che nell’abitato si avverte un odore di H2s proveniente dall’agglomerato industriale che crea disagio ai cittadini richiedendo interventi immediati per far cessare il disagio. Il Sindaco”. A parte il maltrattamento della lingua italiana e della punteggiatura, nemmeno una pallida ipotesi di emanazione di ordinanza sindacale contingibile e urgente per ragioni di sanità pubblica, come prevede la legge (art. 54, comma 4°, del decreto legislativo n. 267/2000 e s.m.i.). Nulla del genere, solo una richiesta da rapporti condominiali di buon vicinato. Per il resto silenzio da parte di amministratori pubblici e residenti sulle cose davvero rilevanti. I 75 bambini delle scuole elementari e medie di Sarroch (CA) costituenti il campione della ricerca “presentano incrementi significativi di danni e di alterazioni del Dna rispetto al campione di confronto estratto dalle aree di campagna” (Burcei, in Provincia di Cagliari). Questo è uno dei passaggi fondamentali della ricerca svolta da otto ricercatori di assoluta fama internazionale (Marco Peluso, Armelle Munnia, Marcello Ceppi, Roger W. Giese, Dolores Catelan, Franca Rusconi, Roger W.L. Godschalk e Annibale Biggeri) e pubblicata nel 2013 sulla prestigiosa rivista internazionale di epidemiologia dell’Università di Oxford “Mutagenesis”. Risultati altamente preoccupanti (a tacer oltre) “in linea con quelli ottenuti da altri studi simili come quelli compiuti alla centrale termica di Taichung in Taiwan e a Pancevo, dove si trova il più grande polo petrolchimico della Serbia”, due fra i siti più conosciuti dagli epidemiologi quali luoghi a rischio di neoplasie e altre malattie provocate dall’inquinamento atmosferico. Ancora. “Quattordici casi di tumore al sistema emo-linfatico su 5.500 residenti. Le leucemie colpiscono a Sarroch il 30 per cento in più al resto della Sardegna e potrebbero esser collegate al benzene distribuito nell’aria dalle grandi industrie a stretto contatto con case e palazzine” (L’Unione Sarda, 29 novembre 2014). Eppure su queste cose tacciono tutti, anzi talvolta si offendono in difesa del buon nome del paese. Al massimo un “Sarrochese indignato”, rigorosamente anonimo, si chiede sulle colonne de L’Unione Sarda (edizione del 10 marzo 2018) dove siano le associazioni ambientaliste davanti al suo povero naso offeso dal “tanfo di uova marce”. Il Gruppo d’Intervento Giuridico onlus svolge il proprio ruolo di associazione ecologista con documentate denunce nelle sedi opportune e con attività di sensibilizzazione. Ma tutto questo serve a poco se non cambia l’atteggiamento di chi a Sarroch vive e opera. |