Convergere sul progetto di città [di Francesco Sechi]
A chiusura del convegno di venerdì, “Estendere il PPR a tutta la Sardegna e poi riscrivere la Legge Urbanistica”, organizzato da LAMAS, SardegnaSoprattutto, Paesaggio Gramsci , Paolo Urbani che fu nel 2006 il responsabile giuridico del PPR, ci ha invitato a riflettere su uno sviluppo territoriale progettato e non casuale. E’ ritornato sullo spirito originario del Piano Paesaggistico che nel mentre non è stato esteso a tutta la Sardegna e che non è stato attuato perché non sono stati attivati i PUC che dovevano essere adeguati. Il senso che si è colto nelle parole del prof. Urbani è che troppo spesso si utilizzano termini come pianificazione e progettazione in maniera disomogenea, senza rendersi conto di quanto possano essere intesi in maniera differente a seconda di chi li ascolta. Gli stessi concetti e le discipline di riferimento hanno avuto delle evoluzioni nel tempo che, se non conosciute, possono generare delle incomprensioni e delle immagini di sovietica memoria a danno del dialogo che oggi si sta cercando di sviluppare da parte di chi promuove dibattiti-seminari dello spessore di quello di venerdì e dei precedenti convocando decine di tecnici, studiosi, tecnici, amministratori, intellettuali, gente comune, per portare un positivo contributo di conoscenze e competenze. Il prof. Urbani ha sottolineato che nel dibattito in Sardegna stanno venendo a mancare le città ovvero un tema che nelle altre regioni è centrale. Manca di fatto un chiaro riferimento al concetto di città, di progetto di città, e di conseguenza a quella vasta tematica che va sotto il nome di urbanistica solidale concetto che tutti probabilmente – le diverse iniziative promosse dalle tre associazioni vanno sotto il nome non a caso di “Materiali per un’urbanistica sostenibile” – avevamo in testa senza renderlo sufficientemente esplicito a vantaggio anche di un’uniformità di analisi e di intenti. Che cosa c’è infatti dietro i nostri dibattiti se non il desiderio di far progredire le nostre città verso delle condizioni di sostenibilità ma nel rispetto delle esigenze dei cittadini, che per quelle esigenze e per la storia che hanno caratterizzato le città stesse, hanno deciso di viverci ma dalla quale quotidianamente vogliono ottenere delle risposte e delle conferme alle loro aspettative? A cosa si riferiscono le nostre discussioni e le nostre battaglie sugli interventi urbanistici, improvvisati e senza un progetto di città che sta alle spalle, se non a voler evitare che le nostre città si sviluppino in modo casuale rendendo al contempo il nostro futuro del tutto incerto? Occorre allora fare uno sforzo in tal senso, uniformare il linguaggio, proprio sull’idea di città, per far comprendere e divulgare dei concetti che sono negli interessi di tutti e non solo di alcuni. E in tal senso occorre anche adeguare il linguaggio nel momento in cui si parla di PPR, onde evitare che lo stesso si riduca ad una sigla perchè non è un progetto immobile ed imbalsamato nel tempo ma un piano processo che può e deve evolvere nel tempo per superare le difficoltà di attuazione e le mutevoli condizioni socio-economiche che si succedono negli anni a livello regionale, nazionale ed internazionale.
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