Il Comitato Santu Matzeu chiama a raccolta la comunità di Bitti: dibattito pubblico sul Parco Eolico Sa Gomorretta [di Mauro Gargiulo]
Si discuterà del Parco eolico Sa Gomorretta domani sabato 17 marzo a Bitti. L’appuntamento è dopo la mungitura alle 18,30 nel Salone parrocchiale messo a disposizione da don Totoni Cossu, nuovo parroco del centro barbaricino, affinché la comunità sia informata sulle caratteristiche tecniche dell’opera e sugli impatti ambientali che ne deriverebbero. Il Comitato popolare Santu Matzeu, che si è costituito non appena la notizia del Parco eolico si è cominciata a diffondere, non ha perso tempo ed ha iniziato a svolgere una pressante opera di sensibilizzazione popolare, raccogliendo firme e chiamando non solo esperti, intellettuali e ambientalisti, ma l’intero corpo sociale a discutere della problematica. Mauro Pili, giornalista, che ha il merito di aver segnalato con tempestività la proposta progettuale, la inquadrerà nella più ampia problematica della speculazione energetica che ha investito la Sardegna da nord a sud. Mauro Gargiulo, ingegnere e rappresentante di Italia Nostra, illustrerà il Parco sotto l’aspetto tecnico ed ambientale, mentre a Nando Buffoni, economista e bittese, è affidata l’analisi economica. Bachisio e Giuseppe Bandinu, bittesi doc, uno antropologo, l’altro magistrato, illustreranno le implicazioni sociali e giuridiche sottese all’impianto. Ignazio Camarda, professore di botanica, analizzerà la questione degli impatti sulle matrici ambientali, mentre Sandro Roggio, architetto e urbanista, affronterà il problema sotto l’aspetto paesaggistico. Il vero protagonista dell’incontro sarà però la popolazione di Bitti, sa comunitade, che è chiamata a prendere coscienza e conoscenza degli aspetti tecnici e ambientali dell’intervento e a pronunciarsi sulla sua eventuale realizzazione. In una società, che si dice democratica, l’informazione infatti non può essere circoscritta alla notizia di poche incomprensibili righe apparse il 25 gennaio su di un ignorato sito del Ministero dell’Ambiente o ad una formale affissione all’albo pretorio del Comune, confusa tra gli annunci di matrimonio e di decesso. Le nuove norme sulla procedura di VIA (Dlgs 104/2017) hanno inferto un colpo mortale al Dibattito pubblico, silenziandolo, in aperta violazione della Convenzione di Aarhus che obbliga lo Stato italiano ad assicurare la più ampia ed effettiva partecipazione dei cittadini ai processi decisionali che investono i temi ambientali. Le Associazioni ambientaliste e cultutali, comitati e privati cittadini lo avevano denunciato, ma sono rimaste inascoltati, perché la classe politica che attualmente governa non sola è sorda alla voce del popolo, ma vorrebbe imporre anche il bavaglio. Eppure con i processi di scolarizzazione di massa e il diffondersi travolgente dei social media si amplia a dismisura nella gente comune il desiderio di conoscenza e la volontà di poter esprimere la propria opinione sulle decisioni che riguardano il proprio destino e quello delle future generazioni. Il diritto, per dirla con semplici parole, ad una democrazia oartecipata ed un’urbanistica sostenibile e solidale! La sfida di questo diffuso sentire è stata raccolta dai Comitati civici, il vero lievito del dibattitto politico attuale, altrimenti ridotto a starnazzo mediatico per l’accaparramento di poltrone. Il tentativo di tacitare l’azione dal basso (ricordate i “comitatini” che tanto davano fastidio all’uomo solo al comando in occasione della Caporetto del 4 dicembre?) si è risolto in un suicidio politico, che ha ridotto in cenere la sinistra italiana. La Sardegna ha saputo dare a questa esigenza collettiva una voce corale che viene dal basso, una voce che per paradosso proviene da una terra che si vuole per falsa vulgata racchiusa nel mito del suo passato e rassegnata al non cambiamento. Dal cuore barbaricino di questa terra nasce ora una nuova sfida a una multinazionale e a un potere politico che tenta di espropriare la comunità del diritto all’autodeterminazione. La risposta è in quel dibattito pubblico vanamente tacitato, in “su fogu de sa paraula”, perché come ricorda ancora una volta Bandinu “semus meres in domo nostra!” *Referente Energia Italia Nostra Sardegna |