Sabato arriva in Sardegna Silvio Berlusconi. Viene a sostenere la candidatura di Cappellacci a governatore della Sardegna come già aveva fatto nel 2009, quando la coalizione di centrodestra batté quella di centrosinistra. Lo aveva presentato come un “tecnico prestato alla politica” e a questo professionista, peraltro commercialista dello stesso Berlusconi, il Cavaliere aveva affidato il compito di realizzare 100.000 (centomila!) nuovi posti di lavoro nell’isola e di risolvere tutte le crisi industriali esistenti potendo fare affidamento sulle capacità di persuasione dell’allora presidente del Consiglio nei confronti dei grandi gruppi imprenditoriali presenti in Sardegna. Sarebbero bastate delle semplicissime telefonate agli amici come Putin, Scaroni ed eventuali altri.
All’atto dell’insediamento Cappellacci dichiarò che le emergenze di cui si sarebbe occupato nell’immediato futuro sarebbero state la lotta alla disoccupazione, alla povertà e il ripristino di una legge sul territorio che tutelasse l’ambiente ma che, allo stesso tempo, producesse ricchezza. Perché, disse, la Sardegna doveva tornare a sorridere dopo la mestizia sofferta a causa delle azioni attuate della Giunta regionale di centrosinistra. Il programma del duo Berlusconi-Cappellacci era davvero tutto un programma! Anzi una poesia, a giudicare l’afflato poetico col quale il candidato governatore descriveva il “sogno” (Maurizio Crozza non avrebbe saputo fare di meglio imitando Flavio Briatore) della sua “mission”:
“La mia, la nostra Sardegna ha i profumi che valgono mille medicine, gli aromi della vita familiare, della macchia mediterranea, della salsedine, di ciò che è solo della nostra Isola. Oggi la nostra Sardegna è più grigia, più povera. È più triste. La Sardegna può tornare a sorridere perché c’è in noi la speranza, e nei nostri cuori il sogno e la certezza di ciò che può diventare. La Sardegna non è terra, inospitale, chiusa, arida. Chi viene da noi lo fa perché ci ama e quindi ci premia. Perché ama questa terra, perché vede e capisce come noi la amiamo. Se non regalo il mio cuore e il mio sogno alla gente, se non sono capace di darlo a voi, allora sono solo chiacchiere. Queste sono le cose che mi hanno convinto a condividere con voi questa avventura. Non sono un vecchio politico, non mi conoscevate prima di questa esperienza. Sono uno che ha vissuto le vostre stesse esperienze e sono qui per esprimerle, per viverle come lo fareste voi, da uomo libero, da sardo .I sogni possono essere bellissimi o tragici a seconda di ciò che si ha nel cuore. Voi adesso conoscete il mio e il sogno che lo fa battere per tutti noi”.
Cosa resta oggi, per stare in poesia, di tanta speme? L’elenco dettagliato dei disastri prodotti da Cappellacci e dalla sua giunta in questa legislatura che volge al temine sarebbe lunghissimo. In termini macroscopici resta una Sardegna con 54.000 posti di lavoro persi (altro che 100.000 in più!). Resta un paesaggio compromesso dalle speculazioni edilizie consentite e ancor più minacciato dal PPS. Resta un territorio devastato dalle alluvioni perché non tutelato e messo in sicurezza. Aspetti questi considerati forse secondari, se non ostacolo allo sviluppo economico e occupazionale (quale?) .
Intanto sabato sarà a Cagliari Berlusconi, il leader di Forza Italia decaduto da senatore, condannato in via definitiva a quattro anni di reclusione per frode fiscale e alla pena accessoria di 2 anni di interdizione dai pubblici uffici. In attesa di ulteriori processi quali il “Ruby” e la compravendita di senatori. Farà nuovamente tante promesse per garantire alla Sardegna un esaltante futuro economico che la faccia ancora sorridere, magari anche più di prima. Racconterà ancora eleganti e spiritosissime barzellette che assicureranno il massimo consenso per il suo ex commercialista, anch’egli interessato da due processi aperti: bancarotta Sept e loggia P3. A proposito, la sanno Berlusconi e Cappellacci quella del politico in cielo? Comunque gliela raccontiamo. Muore un politico molto noto. La sua anima arriva in paradiso e trova ad aspettarla San Pietro in persona.
– Benvenuto in paradiso. Prima che ti sistemi, c’è però un problema. Dovrai trascorrere un giorno all’inferno e un altro in paradiso. Dopo di che potrai scegliere dove passare l’eternità. Quindi San Pietro accompagna il politico all’ascensore che scende, sempre più in basso, fino all’inferno. Una volta arrivati, il politico si trova nel bel mezzo di un lussureggiante campo da golf. Poco distante un lussuoso locale pieno di persone eleganti, che sorseggiano champagne. Le riconosce, sono tutti suoi amici e soci in affari. Questi corrono a salutarlo, l’abbracciano e ricordano i bei tempi quando si arricchivano spensieratamente alle spalle del paese. Poi fanno una partita a golf e la sera cenano con aragosta e caviale. Anche il diavolo è un buontempone, molto simpatico. Racconta barzellette “zozze”, balla e canta. Il politico si diverte da matti ed è dispiaciuto quanto l’avvisano che è ora di andare. Tutti lo salutano con cordialità mentre sale nell’ascensore.
Tornato in paradiso ritrova San Pietro, che lo accompagna per 24 ore di nuvola in nuvola dove i beati trascorrono il tempo suonando l’arpa e cantando versi celestiali. Quindi San Pietro gli dice:- Allora, hai passato un giorno nell’inferno ed un altro nel paradiso. Ora devi scegliere dove passare la tua eternità. – Sai San Pietro, non l’avrei mai detto…Voglio dire… il paradiso è bellissimo, ma credo di preferire l’inferno. San Pietro lo accompagna quindi all’ascensore, che scende fino all’inferno. Una volta arrivato il politico si trova in un terreno ricoperto di macerie e di sporcizia. Vedi di nuovo i suoi amici, ma stavolta sono vestiti con degli stracci e sono occupati a riempire di rifiuti delle grosse borse nere. Il Diavolo lo raggiunge e gli mette un braccio intorno al collo. – Non capisco… Ieri mi trovavo qui e c’erano un campo da golf ed un club esclusivo. Abbiamo mangiato aragosta e caviale, abbiamo cantato e ballato. Adesso c’è questo terreno desolato, pieno di sporcizia, e i miei amici sembrano tutti dei pezzenti. Il Diavolo lo guarda, sorride e dice: – Ah, ieri ….Beh, ieri eravamo in campagna elettorale!
Con questo lasciamo ai sardi ogni opportuna riflessione
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