Fuochi [di Franco Masala]
Si sono appena spenti is fogaronis di S. Antonio in Sardegna che si sono accesi quelli di S. Giovanni in Sicilia. Almeno metaforicamente. E’ andata in scena al teatro Massimo di Palermo una delle opere giovanili di Richard Strauss, Feuersnot (1901) che potrebbe tradursi come “mancanza di fuoco”. La vicenda, vagamente boccaccesca, narra di un giovane mago che viene sospeso a mezz’aria su una cesta e additato a pubblico ludibrio da una ragazza che ha osato baciare impunemente. Durante il solstizio d’estate, per vendicarsi, il mago spegne tutti i fuochi della città fino a che la fanciulla capitola, favorendo così il ritorno della luce. L’opera, diretta da Gabriele Ferro e interpretata da ottimi cantanti e da uno strepitoso coro di voci bianche, si avvale della regia di Emma Dante, reduce dai successi veneziani del film Via Castellana Bandiera. Alla sua terza regia lirica, dopo la Carmen scaligera, riuscita a metà, e la straordinaria Muette de Portici di Auber a Bari, la regista palermitana centra perfettamente l’obiettivo di restituire credibilmente una vicenda quasi surreale. In una messinscena che trasferisce la vicenda dalla Monaco di Baviera medioevale a una città di oggi (Palermo ?) agiscono cantanti e attori bravissimi a sottolineare la musica e a ricreare un’azione che culmina nella scena finale per il ritorno del fuoco: attori e attrici con una lunga gonna rosso, arancio o giallo, e con lunghissime maniche dei medesimi colori simulano le fiamme mentre in orchestra i flauti e i fiati imitano il crepitare dei fuochi. Palcoscenico talvolta anche troppo affollato ma spettacolo indimenticabile e ancor più sorprendente visto che il Massimo palermitano esce da un commissariamento e da una situazione finanziaria problematica di ridimensionamento dei programmi. Chissà che i fuochi del teatro siciliano non rimbalzino fino al Lirico di Cagliari, propiziandone la rinascita attesa da lungo tempo …
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