Il grande freddo della politica genera misoginia [di Giovanna Cossu]

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Che accade in questo grande freddo della politica? Tira aria di sessismo e misoginia. Non bisogna essere geni per capire che il prossimo non sarà un Consiglio regionale 50/50. Sarà il Consiglio con il minore numero di donne di sempre. Soprattutto nel centro sinistra. Quante donne del Pd ci sono oggi in Consiglio? Quante negli altri partiti all’opposizione? Nessuna nel primo caso. L’unica se n’è andata a Bruxelles. Una soltanto nel secondo. Nel centro sinistra c’è dunque una sola donna. Mai successo nella storia dell’autonomia. D’altra parte la presentazione di Francesco Pigliaru è avvenuta in un tripudio di soli uomini. Il candidato, forse imbarazzato, si è affrettato a dire che la giunta sarà di molte donne e di competenze e non di appartenenze (sic!). Vicende recenti anche in questo caso creano apprensione. Davvero un grande freddo nella politica sarda.

Lontani i tempi del listino rosa di Soru sospira qualcuna. In realtà fu un atto di debolezza. Di Soru e delle donne in listino. La verità? Non sapendo come contenere l’assalto al listino dei partiti e non avendo la forza politica per contenerli, come la fine anticipata della legislatura ha dimostrato, pensò di farsi dare un elenco di donne. Todas guapas… sarebbe stato troppo todas caballeras. L’evento fu salutato come una rivoluzione. Anzi un azzardo. E giù un diluvio di sciocchezze sul matriarcato in Sardegna. La verità? Un’azione di marketing che voleva mimare addirittura Zapatero. Dalla giovane avvenente all’anziana professoressa passando per tutte le nuances di genere. Come è andata a finire è sotto gli occhi. Altro che nuova classe dirigente. Di quelle cooptate, mai così tante, non c’è traccia in politica. Non c’è traccia di una loro azione che abbia modificato la politica ed il Consiglio. A conferma che le donne cooptate in quanto donne come rappresentanza di genere finiscono per non rappresentare neanche se stesse. Peggio ci sentiamo se guardiano a destra dove la presenza delle donne nel listino fu agiudu torrau e la presenza in giunta imposta dal TAR.

Dunque a destra e a manca non vogliono donne che non siano emanazioni di un branco purchessia: partitico, istituzionale, familistico, universitario. Già è stato osservato che nei consigli di amministrazione l’inserimento delle quote non ha mutato la cultura aziendale. E’ di oggi che essere mogli o concubine o fidanzate fa curriculum persino per ricoprire ruoli nelle pari opportunità. Ci vogliono gregarie e qualcuno direttamente groupies. Berlusconi ha fatto scuola e la sinistra si è omologata in virtù di una lunga tradizione di cooptate a cui si chiedeva di non intervenire mai. Qualcuna ne mena ancora vanto. Berlusconi è però più laico. Oltre allo standard fisico richiedeva persino la laurea. Così la pretesa delle competenze era soddisfatta.

In questo schema da boudoir alligna una variabile che in verità non è una novità. Non solo misoginia e sessismo maschili, pilastro della nostra cultura, ma quelli praticati da molte donne, alleate degli uomini a volte senza essere richieste. Delle autentiche liberte. Il massimo per l’immaginario maschile? Un classico dell’eccitazione? La guerra tra donne. Contro chi emerge senza un supporto maschile ovvero per capacità e talento e assume  ruoli di potere, ecco servito un branco con ogni irripetibile epiteto.

Il femminile antagonista non tralascia alcuna arma. La sfera sessuale, l’aspetto fisico, l’essere inadatte o  intriganti, la delegittimazione, la maldicenza e via inanellando ogni sorta di malevolenza e di chiacchiera. Altro che la calunnia è un venticello…o ripeti una bugia cento volte e vedrai che diventerà verità. Se volete si può riandare all’Iliade. Oggi però la rete modifica il quadro perché amplifica all’infinito. Federico Rampini sull’ultimo D di Repubblica dà conto di un saggio-denuncia sulla violenza online contro le donne. La diffamazione alla portata di tutti. Sostiene che chi aggredisce in questo modo si aspetta conseguenze. Tanto più l’oggetto di tanta aggressività ha un ruolo pubblico o lo voglia assumere. Tanto più si voglia persistere nella politica tanto più si è oggetto di ogni  volgarità. Tanto più le donne sono potenti e note tanto più la misoginia diventa violenta e chi la pratica crede di essere altrettanto potente.

Gli uomini protagonisti? Pure le donne. Cosa succede nella mente di una donna, quando un’altra assume visibilità o ha capacità che la distaccano dalla media? Quale meccanismo le impedisce letteralmente di averla “sotto gli occhi” ed operare invece perché scompaia? Il mondo maschile ha comportamenti duri, riesce però ad accettare i principi di autorità e di subordinazione. Il mondo femminile, sembra pietrificato dalla prospettiva di dover accettare un’autorità diversa da quella tradizionale. Potrebbero essere usate le categorie dell’invidia ovvero il voler il male dell’altra, o quella delle gelosia, il dramma della perdita, ma salvo qualche caso, non rappresentano il fenomeno. Nella misoginia agita al femminile scatta qualcosa di più profondo, che investe lo stare al mondo delle donne come è storicamente dato. Un istinto ancestrale alla sopravvivenza rispetto alla donna alfa che tiene testa al maschio? Frustrata nella pulsione di conquista? Una manifestazione inconscia di minorità? Forse. Certo appare l’uso di tutte le armi possibili del conscio.

Un campo dove tutto si disconosce e dove donne altrimenti miti diventano erinni. Una ragione probabile? Scusino antropologi e sociologi ma lo spazio della donna è stato da millenni la famiglia. Spazio in cui l’autorità femminile non veniva messa in dubbio se non dal maschio più importante, marito, padre, nonno o dalla più anziana. L’uscire nello spazio pubblico, assumere ruoli  professionali, di rappresentanza, politici, è per le donne storia breve. Comporta una dilatazione degli spazi a cui non corrisponde un comportamento conseguente. La tecnologia è andata avanti, dice Rampini, la cultura molto meno. Qui come in America.

La politica da questo punto di vista è il luogo in cui si ha il massimo disorientamento e le reazioni più virulente. Si giustifica solo così il caso della scrittrice Michela Murgia candidata alla presidenza della Regione. Attaccata da uomini poco sul merito, è contrastata violentemente da molte donne. Alcune  di loro si vivono come “femministe” nel rivendicare parità e ruoli conseguenti. Nei comportamenti rivelano la non sopportazione che altre, che non siano loro, possano raggiungere un ruolo di preminenza. Si giustifica solo così il caso Francesca Barracciu, aldilà delle sua vicenda giudiziaria. L’attacco è stato portato sul fatto che fosse donna e da molte donne. Si fosse chiamata Francesco, forse le cose sarebbero state diverse. La candidatura degli indagati racconta che “le pari opportunità” sono solo una nota di stile.

C’è un luogo comune che vuole che il mondo governato dalle donne sarebbe migliore e privo di conflitti.Chissà se avremo modo di dimostrarlo a breve. I maschi al tempo del postfemminismo, si devono molto interrogare. Nondimeno moltissimo le donne. La discussione è aperta.

3 Comments

  1. Paolo

    e se semplicemente si dicesse che donne e uomini sono moralmente e intellettualmente pari nel bene come nel male? Non è da escludere l’invidia per la visibilità politica e mediatica di Michela Murgia ma direi anche questo: Murgia ha la possibilità se non di vincere di prendere abbastanza voti per far perdere il Pd, da qui l’ostilità..che poi le donne del Pd siano più “cattive” nei loro attacchi rispetto ai colleghi uomini non stupisce più di tanto: un politico maschio specie se è di idee “progressiste” cerca, anche nelle polemiche più dure, sempre di controllarsi davanti a un avversario politico del sesso opposto per non passare da maschilista o misogino (e non è detto che sempre ci riesca)..una donna evidentemente non ha remore di questo tipo

  2. simone

    non mi pare che MIchela Murgia sia attaccata poco sul merito e tanto perchè è donna.
    anzi, a me pare il contrario, e cioè che la sua candidatura riscuota un certo interesse (soprattutto dei media sardi) più che altro perchè è donna e perchè è intellettuale (e questo mix è molto trendy).
    quando viene attaccata sul merito, e cioè sulle competenze e sul suo programma di governo, la Murgia mi è sempre parsa in evidente difficoltà

  3. celeste murgia

    un articolo sofferto, aperto,
    che invita a riflettere, tutti su tutto. Il freddo della politica è il freddo del potere, speriamo nel caldo sole primaverile

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