A un villaggio irlandese del Neolitico il Premio Scarpa per il giardino [di Pietro Mezzi]

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Il Giornale dell’Architettura. it  18 aprile 2018. Alla piana de I Cèide Fields, in Irlanda, dove sono state ritrovate le tracce di un insediamento Neolitico, è stata assegnata l’edizione 2018 del Premio internazionale Carlo Scarpa per il giardino. Intervista al direttore scientifico Luigi Latini.

L’edizione 2018 del Premio internazionale Carlo Scarpa per il giardino ha celebrato la piana de I Céide Fields (i campi della collina dalla cima piatta), una località vicina a Ballycastle, un villaggio della costa settentrionale della contea di Mayo in Irlanda. Il riconoscimento è frutto di una campagna di studio e di cura rivolta a un luogo particolarmente denso di valori di natura, memoria ed invenzione, promossa e organizzata ogni anno, dal 1990, dalla Fondazione Benetton studi ricerche.

Il territorio irlandese de I Céide Fields è caratterizzato da piccoli insediamenti sparsi e da pascoli. Nell’arco di meno di un secolo, un gruppo di archeologi ha portato alla luce le tracce di un paesaggio rurale del Neolitico, che si manifesta con una straordinaria geometria dei manufatti, leggibile grazie alla presenza di un centro visitatori gestito dall’archeologa Gretta Byrne.

Le ricerche archeologiche hanno dimostrato che nella piana più di cinquemila anni fa, una comunità rurale, che viveva in piccoli nuclei sparsi, coltivava orzo e frumento. Col tempo sono stati ritrovati oltre cento chilometri di muri lineari, che fungevano da protezione dei terreni strappati alle foreste allora esistenti.

Proprio a questo particolare paesaggio è stata dedicata, nell’ambito dell’edizione di quest’anno del Premio, una mostra fotografica e documentaria, dal titolo “I Céide Fields nei paesaggi irlandesi. Un luogo di storia millenaria lungo un viaggio di ricerca”. Curata da Patrizia Boschiero e Luigi Latini, coordinatori delle attività del premio, e con la collaborazione degli archeologi Gretta Byrne e Seamas Caulfiled, la mostra è allestita negli spazi di palazzo Bomben della Fondazione Benetton studi e ricerche   (fino al 3 giugno) attraverso fotografie, cartografie attuali e storiche, disegni, brevi testi e alcuni materiali filmici e audiovisivi.

L’esposizione racconta anche alcune delle tappe più significative del viaggio di studio collettivo che ogni anno è il momento chiave della ricerca del Premio Scarpa: ne emergono paesaggi urbani, giardini, luoghi della memoria, paesaggi archeologici e rurali; luoghi dove prevale la presenza forte di una natura, che in quest’isola ha influito profondamente nella cultura, nell’economia e nella storia.

La giornata più importante è in programma il 12 maggio, quando si svolgeranno, sempre a Treviso, un convegno internazionale di approfondimento (auditorium della Fondazione Benetton), la cerimonia pubblica del Premio (con la presentazione al Teatro comunale del film documentario e del volume collettivo dedicati dalla Fondazione a I Céide Fields) e con la consegna del sigillo disegnato da Carlo Scarpa simbolo del Premio, Gretta Byrne, responsabile del complesso archeologico irlandese.

Come funziona il Premio. Quello assegnato dalla Fondazione Benetton Studi e Ricerche è forse l’unico premio al mondo che viene attribuito a un luogo. Non è destinato al frutto dell’ingegno, a un’opera di poesia o di letteratura o di musica o d’arte o d’architettura, bensì a uno spazio riconoscibile sulla superficie del territorio, così come risulta dall’accumulazione nel tempo di cose e di azioni.

Un luogo nel quale si intersecano patrimoni di natura e di memoria e del quale qualcuno porta la responsabilità. La Fondazione programma studi e ricerche, seminari e laboratori, libri e viaggi per contribuire a spingere in là la conoscenza dell’arte di dare forma e vita ai luoghi.

Ogni anno un piccolo gruppo di esperti sceglie, tra tutti quelli che ha visto e studiato, un posto sul quale ritiene utile concentrare uno sforzo di approfondimento e di diffusione: si tratta in concreto di documentarne la geografia e la storia, di tentare di comprenderne i caratteri e trasmetterne i valori.

La parola al direttore scientifico. Luigi Latini, docente allo Iuav di Venezia, dal 2013 è il presidente del comitato scientifico del Premio internazionale. A lui abbiamo chiesto come, nel corso del tempo, il Premio Carlo Scarpa per il Giardino è mutato, si è evoluto.

«Il Premio, che mantiene intatta una visione laica del paesaggio, ha rappresentato una singolarità: quella di avere nella sua denominazione la parola giardino. Una parola che nella cultura generale è vista con empatia ma che, all’inizio, una trentina di anni fa, tra gli addetti ai lavori rappresentava un terreno scivoloso. In realtà, la parola deriva dall’opera di un architetto veneto, Carlo Scarpa, che ha progettato giardini a pieno titolo. Il legame fu quello. 

Va anche detto che il tema è connesso al periodo storico che ha vissuto la Fondazione. Si è iniziato davvero esplorando giardini, vale a dire di un qualche cosa definito dai contesti e dall’attitudine umana verso un tema che è esteticamente raccolto. Negli anni successivi, la Fondazione si è occupata molto di governo del paesaggio, quindi di relazione tra persone e luoghi; e il tema del Premio si è inevitabilmente allargato. Il Premio, com’è noto, non viene attribuito a un’opera o a un artista ma a un luogo che può fornire un utile contribuito attorno ai temi della ricerca in materia di paesaggio. Questo è il fattore costante che attraversa la storia del Premio, indipendentemente dai luoghi prescelti. Questo può essere individuato come il filo conduttore del Premio e del nostro lavoro: un giardino, uno spazio di grande significato, una persona che dà continuità a un luogo. Quindi, la nostra ricerca in materia di governo del paesaggio ha rivolto l’attenzione verso forme meno altisonanti, come la cura dei luoghi come espressione profonda del progetto, dei suoi elementi, del suo futuro e anche della sua etica.

In questa lunga storia ci sono stati momenti in cui il Premio si è interessato di contesti molto larghi. Così, anni fa, si iniziò ad abbandonare la visione canonica del giardino, in particolare in occasione della segnalazione dell’importanza del Cimitero del bosco a Stoccolma. Che cos’era quel luogo? Un luogo della memoria, una cava abbandonata, un giardino, una foresta abitata? Quel luogo era tutte queste cose e, al contempo, niente di tutto ciò. Da quella esperienza nacque una dimensione interpretativa abbastanza trasversale, vale a dire l’idea che il premio dovesse rappresentare l’attitudine a prendersi cura di un luogo attraverso cose riconoscibili: una persona, un giardiniere, un architetto. Da allora abbiamo esplorato contesti vasti, come un’area archeologica in Siria una decina di anni fa, mentre negli ultimi anni abbiamo cercato di recuperare un senso più legato a certe urgenze contemporanee e a contemplarne il rapporto tangibile tra l’uomo e il paesaggio, come il giardino del castello di Maredolce-La Favara di Palermo, a cui è stato attribuito il Premio nel 2015.

Il premio, insomma, rappresenta un luogo di frontiera, un luogo interessato da possibili segnali di minaccia o anche di recupero, come avvenuto con l’esperienza di giovani bosniaci che, dopo vent’anni, sono tornati nelle loro terre a coltivare i loro campi: un’esperienza segnalata nel 2014. Si tratta insomma di temi tra loro concatenati, tenuti insieme da un filo rosso che corrisponde all’attitudine dell’uomo a prendersi cura di un luogo. Uomo inteso come singolo, come comunità, come associazione. In Islanda, ad esempio, il tema era rappresentato dal lavoro di due fratelli, un prete e un insegnante che avevano realizzato un giardino all’interno di un fiordo, un luogo impossibile da coltivare, in cui non cresceva nulla a causa del clima avverso: il loro lavoro ha permesso ai bambini del luogo di prendersene cura di e di coltivarlo.

Quest’anno, invece, abbiamo attribuito il premio al rinvenimento, sotto metri di torba, di un reticolo di muretti neolitici di cinquemila anni fa nel nord dell’Irlanda, grazie al lavoro di un maestro di provincia, che ebbe un’intuizione e iniziò a ricercare, prima con la propria famiglia poi con la propria comunità, le tracce di un insediamento Neolitico. Non so dire se il nostro sia l’unico premio al mondo attribuito a un luogo o a persone che si occupano di un luogo: sicuramente è una singolarità. Siamo un gruppo di persone che ricerca e che lo fa all’interno di una struttura, la Fondazione Benetton, che si è evoluta in un Paese, il nostro, che ha maturato un’attenzione sempre maggiore nei confronti del paesaggio. E anche la Fondazione si è evoluta in questo contesto di inquietudine contemporanea».—

Il Comitato di esperti.  A presiedere il comitato scientifico è Luigi Latini, docente allo Iuav di Venenzia; con lui lavorano Maria Teresa Andresen, paesaggista dell’Università di Porto, Giuseppe Barbera, agronomo dell’Università di Palermo, Hervé Brunon, storico del giardino del Centre André Chastel di Parigi, Anna Lambertini, paesaggista dell’Università di Firenze, Monique Mosser, storica dell’arte della Scuola superiore di architettura di Versailles, Joan Nogué, geografo dell’Università di Girona, Lionello Puppi, storico dell’arte e professore emerito all’Università Ca’ Foscari di Venezia, José Tito Rojo, botanico dell’Università di Granada e Massimo Venturi Ferriolo, filosofo del Politecnico di Milano. Carmen Añón, paesaggista dell’Università di Madrid e Domenico Luciani, già direttore della Fondazione Benetton Studi e Ricerche, sono membri onorari del comitato scientifico.

Nel 2015 il comitato della Fondazione e la giuria del premio, attiva dal 1990 al 2014, si sono fusi in un unico organismo. Partecipano ai lavori del comitato il direttore della Fondazione Marco Tamaro e i responsabili dei diversi settori, Patrizia Boschiero, Francesca Ghersetti, Massimo Rossi, Simonetta Zanon. Negli ultimi cinque anni, prima di I Céide Fields sono stati premiati i Jardín de Cactus di Lanzarote (2017), Le foreste dei meli selvatici del Tien Shan in Kazakistan (2016), il castello di Maredolce-La Favara di Palermo (2015) e i due villaggi di Osmače e Brežani nella Bosnia orientale (2014).

 

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