Il viaggio di Efisio oltre il conosciuto [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione sarda 1 maggio 2018. La città in pillole. C’è qualcosa che sia più di Efisio sintesi delle Cagliari succedutesi nel tempo? La domanda è scontata per tutti i luoghi abitati da santi altrettanto pervasivi come Efisio che dall’Alto Medioevo certifica le variazioni urbane. Ma come sa chi abbia fatto percorsi pellegrinali a Santiago, Saintes-Maries-de-la-Mer, Saint-Gilles in Occitania, Mont Saint-Michel o quelli più vicini da Pattada a Castro, già noto nel Medioevo, o al Miracolo di Bitti o a San Francesco di Lula, spesso il santo è inamovibile. Al più gli si concede una processione con veloce rientro al suo domicilio. Efisio è un santo territoriale, testimone di un’invariante dimensione metropolitana. Un taumaturgo girovago a cui si chiede di essere custos civitatis ma pure del territorio. Il suo corpo si muove con quello dei viatores/pellegrini che con lui si avventurano extra muros, a rinnovare il senso di un’antica traiettoria di cui si fa garante. Agisce renovatio loci ovunque si fermi prima di Nora, ultima meta. L’itinerario corre lungo una millenaria via d’acqua che, per lunghi tratti, lambiva Santa Gilla e poi il lembo occidentale del golfo. La conoscevano i nuragici e con loro micenei, fenici, cartaginesi, e tutti gli altri che nel percorso hanno lasciato poderose tracce dai vasi micenei del nuraghe Antigori di Sarroch alla Stele di Nora. Tutti indistintamente già pronunciavano il nome Sardegna. Efisio conserva echi delle loro narrazioni nel percorso pellegrinale. Lo arricchirono e strutturarono ulteriormente i benedettini che i giudici chiamarono dalla Provenza che come la Gallia credeva di essere la vera erede di Roma e di Cristo. Sin dalla prima peregrinatio che si conosca è di evidenza che non è mai verso un luogo ignoto. Lo è quel che vi accade. Lo scopriamo nel pellegrinaggio verso Gerusalemme, palinsesto di qualsivoglia, scritto da Eteria/Egeria, tra la fine del IV e il primo V secolo, noto come Peregrinatio Aetheriae/Itinerarium Egeriae. Oggetto di una recente e importante riscoperta femminista è il diario di una donna, proveniente dall’estremo finis terrae atlantico, che ebbe l’ardire di descrivere attraverso luoghi e persone un mondo al tramonto e l’alba di uno nuovo, non avendone paura. A saperlo leggere, spesso lo ha fatto il nostro Efisio, oltrepassando il conosciuto ed il limite. |