Non manca il lavoro: manca la volontà di pagare stipendi dignitosi [di Giulio Cavalli]

american flag waving for a national holiday in Dallas

Left. L’unico giornale di sinistra.  2 maggio 2018. Succede così: se c’è una possibilità che sia una di pagare il meno possibile un lavoro potete scommetterci che buona parte degli imprenditori la cavalcheranno bramosi. Poi vi diranno della competitività, della crisi, della globalizzazione e di qualche altra menzogna buona solo per ripulirsi la coscienza.

Che poi, a vedere bene, a questi non interessa nemmeno la coscienza pulita ma interessa piuttosto non essere condannabili, semplicemente. L’etica, nel mondo del lavoro, è un vezzo che si possono permettere solo i pochi che sono in grado di rivenderla oppure di pagarla come hobby, al posto del golf.

Potete scommettere che, a differenza di molti cittadini comuni dove per comuni si intende normalmente lavoratori, i datori di lavoro hanno sempre le idee molto più chiare sulla politica: per loro c’è chi sta dalla loro parte e chi sta contro di loro. Non servono ideologie. Non servono nemmeno mirabolanti promesse. L’importante è sentirsi garantiti dove la garanzia sta tutta nell’evitare che a qualcuno in Parlamento e al governo non venga idea di intaccare i diritti che negli anni si è riusciti impunemente a demolire.

Il capolavoro vero è stato nel considerare vecchia la lotta di classe quando davvero oggi come allora il mondo si divide in sfruttati e sfruttatori. Solo che mentre gli sfruttatori possono godere dell’appoggio di dichiarati servi tra la classe dirigente gli sfruttati d’altro canto possono al massimo sperare in quelli che molto timidamente provano a prenderne le difese senza però disturbare quegli altri.

Ci hanno convinto (lo faranno anche oggi, tra i commenti di questo post) che la solidarietà tra lavoratori e imprenditori sia obbligatoria ma dimenticano di dirci che il patto è stato spezzato dal turbocapitalismo già da qualche decennio. E chiedere a uno schiavo di ringraziare il padrone mi pare davvero un po’ eccessivo. Scusatemi. Sarà l’aria del primo maggio.

Il punto forse è che ci sarebbe bisogno di sapere, di avere il pensiero, che qualcuno dica senza troppa timidezza che il problema non è che non ci sia il lavoro ma che troppo spazio è stato dato a chi il lavoro lo vorrebbe pagare il meno possibile (clienti e padroni) e che la buona educazione quando si tratta di discutere di diritti e di dignità è una trappola per topi. Dicono che sia finita la lotta di classe e intanto aumentano gli sfruttati. Fate due conti.

Buon mercoledì.

 

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