Poligoni e interesse nazionale [di Nicolò Migheli]
Il ministro della difesa Mario Mauro è cresciuto dentro un gruppo ecclesiale che lo ha segnato nel linguaggio dandogli aspetti curiali. Nel mondo della difesa lo stravolgimento semantico ha una lunga storia che negli ultimi decenni ha avuto il massimo dell’evoluzione. La stessa guerra descritta dagli uffici stampa come operazione di pace o tutt’al più come polizia internazionale antiterrorismo. Le vittime civili, diventate effetti collaterali. Mario Mauro, in quel contesto, ha potuto misurare quotidianamente le sue cautele verbali. Gli F35, caccia bombardieri strategici, ridenominati aerei di pace. “Le forze armate italiane sono la più grande agenzia umanitaria del nostro paese,” ha sostenuto il ministro a Natale. Qualche tempo fa Mauro ha proposto l’arruolamento di migranti nelle forze armate per agevolarne l’integrazione. Questi dopo il servizio avrebbero avuto diritto alla cittadinanza. Non diversamente da come fanno i francesi con la loro Legione, gli americani, e da qualche tempo anche gli australiani. La proposta non passò perché oltre alla Lega anche altri partiti si sono di mostrati contrari. Perché arruolare i migranti, quando il Modello di Difesa prevede una riduzione consistente di personale nei prossimi anni a fronte di un allargamento delle richieste di arruolamento? L’unica risposta possibile è che soldati di questo tipo sono immediatamente “spendibili,”non hanno madri in Italia e gli eventuali caduti hanno un impatto minore presso l’opinione pubblica. Ancora una volta i buoni propositi annunciati forse nascondono altri fini, si vogliono rinverdire i fasti dei corpi coloniali come Ascari e Dubat. Nessuna cautela verbale invece quando si accenna ai poligoni militari della Sardegna. Mauro in questo caso dice la verità, non si nasconde, come altri, su posizioni possibiliste o ambigue; dice quel che in molti sanno: i poligoni militari della Sardegna sono essenziali per i militari e non verranno dismessi. A poco servono, le proteste, l’occupazione di ampi spazi di territorio, l’avvelenamento di suolo, piante ed animali, le decine di morti sospette. Tutto subordinato all’interesse nazionale italiano. Non ci sarà un’altra La Maddalena, quando la base appoggio della marina Usa venne abbandonata perché gli americani ridisegnavano la loro presenza nel Mediterraneo, privilegiando quello orientale. La Sardegna, secondo il ministero, ha poco da lamentarsi visto che la difesa offre posti di lavoro civili ed arruolamenti. L’Italia come il resto della NATO è in guerra perenne dall’11 settembre 2001. L’area di instabilità si è allargata dal Medio Oriente al nord Africa. La Sardegna è centrale per il contrasto. Una portaerei sul Mediterraneo occidentale. Ecco perché le basi sarde non sono abbandonabili. L’intenzione è confermata dal progetto di costruzione nel poligono di Teulada di due villaggi, uno “mitteleuropeo” e l’altro con le tipologie “mediorientali” con un spesa di ottanta milioni di euro. I due manufatti rispondono alla evoluzione degli ambienti di combattimento sempre più urbani. Fino ad ora le forze armate per simili addestramenti dovevano recarsi in Cechia ed in Giordania, farlo a Teulada, nella loro ottica è un bel risparmio, tenuto conto che potranno essere utilizzati anche da altri paesi che pagheranno affitti giornalieri consistenti. Così come avviene per i poligoni aereonautici di Decimo e Capo Frasca, per il poligono interforze del Salto di Quirra. Non solo soldati, anche le industrie usano i poligoni sardi per la sperimentazione di nuovi sistemi d’arma. Una bella entrata per le casse esauste dello Stato. Di tutto questo la Sardegna ne paga i costi pesanti. È di questi giorni la pubblicazione di uno studio dello IARC di Lione, un istituto dell’OMS dove si dimostra che le attività militari nei poligoni sono cancerogene, non solo per l’uso dell’uranio impoverito (di cui si deve ancora dimostrare l’uso in Sardegna), ma per il formarsi di micro polveri generate dalle temperature altissime delle esplosioni. I poligoni quindi, come luoghi pericolosi per chi vi opera e per le popolazioni circostanti. Spazi difficili anche da disinquinare, come dimostra la vicenda ventennale dei poligoni Usa a Portorico. Non solo basi, oggi la Sardegna sembra diventata un luogo centrale, per speculazioni ed occupazione di terreno fertile. Fotovoltaico, impianti a biomasse, trivellazioni. Tutte iniziative da alto impatto. Una sorta di disegno che ha l’obiettivo di impadronirsi della nostra terra per interessi che non solo ci sono estranei, ma in contrasto con qualsiasi progetto si sviluppo che veda una agricoltura moderna, un turismo di qualità, industrie non impattanti. Queste operazioni sembrano pensate affinché la popolazione si sposti nei centri urbani e il vuoto venga riempito in questo modo. Lo stesso monopolio dei trasposti marittimi sembrerebbe concepito per allontanare i turisti, per rendere difficile arrivare ed andarsene dall’isola. Ancora una volta la domanda: l’interesse nazionale dei sardi coincide con quello dell’Italia? Si potrebbe aggiungere: l’interesse nazionale dichiarato è dell’Italia, o dei gruppi che esercitano potere e ne ottengono i vantaggi conseguenti? Questa è la vera questione da cui discende la possibilità di disegnare il nostro futuro. Il sedici di febbraio si voterà per il rinnovo del Consiglio Regionale. Chi verrà eletto dovrà porsi l’obiettivo di ricontrattare duramente queste servitù con lo stato. Poiché i cinque anni di centro destra hanno aggravato lo stato delle cose, non ci si aspetta da loro che un proseguimento in queste politiche. Dovranno essere il Centro Sinistra o Sardegna Possibile, in caso di vittoria, ad occuparsene. È nelle loro mani il futuro dei Sardi. |