Una città del sole [di Carlo A. Borghi]
Nel 1963, Francesco Alziator descrisse Cagliari come la città del sole. Erano i tempi del boom. In quell’epoca Cagliari era anche città del sale e lo rimase fino a quando negli anni ottanta le gloriose Saline di Stato non furono dismesse. Da questo sole e da questo sale è partita la campagna elettorale per le Regionali del 16 febbraio prossimo. Intanto le campagne sarde sono ancora impastate di fango e macerie lasciate dal nubifragio del novembre scorso. La Sardegna in ginocchio ascolta le intenzioni dei candidati governatori. Intanto all’antico porto di Cagliari, arriva Luna Rossa, la regina dei mari e dei regatanti d’alto bordo. Cagliari sarà la sua casa, al Molo Sabaudo. Tre anni di residenza in città nel suo cuore portuale, con annessi e connessi di equipaggi, tecnici e strutture di supporto. Dicono che la sua permanenza sarà un valore aggiunto per la Città del sole e del sale e che peserà sulla valutazione di Cagliari come candidata a Città Europea della Cultura nel 2019. Luna Rossa si preparerà alla prossima Coppa America, all’ombra del vicino santuario di Bonaria, signora protettrice dei marinai e di tutti i naviganti, compresi quelli che solcano le onde col pedalò o sulla moto d’acqua. Nostra Signora di Bonaria è lì dalla metà del secolo XIV, insediata dagli Aragonesi. All’ombra del suo colle si sono esibiti i due maggiori candidati a governatore regionale: Francesco Pigliaru per il Pd e Ugo Cappellacci governatore uscente, per il centro-destra. Entrambi hanno scelto la Fiera Campionaria Internazionale della Sardegna, per lanciare al popolo i loro rispettivi programmi. Pigliaru lancia il suo monito: Cominciamo il domani. Cappellacci ribatte: Aspettavamo Topo Gigio e si è presentato un asesSoru. Si riferisce al professor Pigliaru che della Giunta Soru è stato assessore alla programmazione. La Fiera è un quartiere cittadino di padiglioni destinati all’esposizione di merci. Apre in maggio in corrispondenza con la plurisecolare sagra di Sant’Efisio martire e patrono dell’isola. Il santo Efisio e la sua sagra si accingono ad entrare nel cosiddetto patrimonio culturale e immateriale dell’umanità. Dicono che anche questo sarà un altro valore aggiunto per la città. Ci sarebbe da sparare a vista nel mucchio dei benculturalisti e degli assessori alla cultura quando usano e sbandierano l’aggettivo immateriale legandolo alla parola cultura. La cultura da che mondo e mondo è tutta materiale. Intanto Pigliaru la parolina cultura la dispone come ciliegina finale sull’intera torta regionale di prossima spartizione. Un accessorio, un decoro. “Lavoro, disoccupazione, istruzione senza dimenticarsi della cultura” – dice l’economista Pigliaru, salendo in cattedra con il suo piglio di professore. È figlio di Antonio Pigliaru, il grande decifratore dei barbaricini codici della vendetta e della balentia banditesca. Ha sostituito, come candidato, Francesca Barracciu (vincitrice di primarie e indagata per abuso di fondi destinati ai gruppi politici) ma ha tenuto in lista nomi sottoposti a indagine giudiziaria e altri derogati ai quali consentire una terza legislatura. In questi giorni, per un regolamento di conti interno ad una faida di paese, un pastore padre e un pastore figlio sono stati eliminati a fucilate nel loro ovile. Intanto al porto di città, per ricevere al meglio il veliero Luna Rossa lucidano moli, banchine e bitte. Nello slogan democratico Cominciamo il domani verrebbe da sottolineare l’articolo il. In E se domani di Mina, si sottolineava se. Era il 1964 e il benessere economico cominciava a svanire. Molti di noi il domani l’avevamo cominciato nel 1968/69. Ora siamo tutti sulla stessa barca ma non è Luna Rossa (arrubia, in sardo) tutt’al più è un traghetto ex Tirrenia. Intanto in questo fronte del porto, gli emigranti rifugiati con in tasca il certificato di asilo politico dormono sotto i portici della palazzata che comprende la sede del Consiglio Regionale. Stretta la foglia larga la via ora a Cagliari ci sono due lune e così sia. |