Antisistema a chi? Lega e M5s sono perfettamente integrati [di Paolo Berdini]

urne

il manifesto 29 maggio 2018. Mascherarsi da antisistema non è facile per la Lega di Matteo Salvini che governa da tempo regioni importanti come la Lombardia e il Veneto, da dove non è mai venuto il minimo segnale di messa in discussione del sistema finanziario dominante. Da quelle regioni si sono infatti susseguiti provvedimenti di assoluta obbedienza a quelli che oggi si additano come i poteri che espropriano la volontà popolare.

La questione, come noto, è drammaticamente vera, ma la liberazione dal sistema dalle oligarchie finanziarie globalizzate non può certo venire da chi approva leggi in materia industriale, di grandi catene commerciali, sanitaria o di governo urbano che stanno dentro le logiche finanziarie dominanti.

Apparentemente più facile il tentativo di mimetizzarsi da parte di Luigi Di Maio e dei 5 Stelle che tuonano sui loro blog contro i poteri forti che hanno impedito la nascita del governo del cambiamento. Ma anche nel loro caso sono i fatti concreti dell’esercizio del governo locale a smascherare l’inganno.

Da due anni governano Torino e Roma e le politiche messe in atto smentiscono senza appello il tentativo di dipingersi come antisistema. A Torino è stata completata la saturazione dei grandi centri commerciali e la decisione sulle Olimpiadi invernali non lascia dubbi sugli stetti rapporti con i poteri finanziari e imprenditoriali.

A Roma tutte le emergenze, a partire dall’ultima sconcertante vicenda della tappa del giro d’Italia, sono fin qui servite soltanto per alimentare il generico giudizio di incompetenza e impreparazione della giunta Raggi. In verità, il livello di dilettantismo sta assumendo contorni grotteschi come nel caso delle pecore taglia erba, ma dietro la sequenza interminabile di fallimenti è ormai leggibile una linea di governo chiara e inequivocabile: lasciare campo libero ai poteri dominanti.

Il segnale che ha sbloccato la situazione è venuto con la vicenda dello stadio della Roma dove gli uomini di Di Maio – i “commissari” Bonafede e Fraccaro – hanno consentito che quel progetto non venisse bocciato come era stato promesso nel “contratto di governo” con i romani. Dietro quella speculazione immobiliare c’è Unicredit che vanta quasi 200 milioni di crediti dalla Roma e dal gruppo Parnasi. Sul litorale di Ostia, luogo di coltura del sistema di potere economico del litorale che ha portato alle note vicende malavitose, i 5stelle hanno abbandonato la linea di rigore iniziata con le demolizioni del magistrato Sabella (giunta Marino), rassicurando così che nessun potere costituito verrà toccato.

Per l’emergenza abitativa si sperperano 30 milioni all’anno per pagare affitti di residence a favore della grande proprietà edilizia, mentre esistono decine di edifici e caserme di proprietà pubblica abbandonate. Identico discorso vale per le decine di milioni che comune e Stato pagano alla proprietà edilizia per affitti di sedi istituzionali che potrebbero essere invece ospitate in immobili pubblici. I grandi gruppi internazionali del commercio (De Balkany), infine, stanno per portare a casa un immenso centro commerciale alla Piramide, a pochi passi dal centro storico su una proprietà interamente pubblica.

Lega e 5stelle non possono dunque vantare nessuna coerenza azione nei confronti dei poteri che tanto si affannano ad attaccare verbalmente. Cane che abbaia non morde, ma ciò vale solo per i poteri dominanti. Per i cittadini di cui si fanno a parole paladini ci sono le “ronde casa per casa” (Salvini) e gli irresponsabili tentativi di sgombero della case delle Donne e di tante altre preziose esperienze sociali romane.

 

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