Abusano di una quattordicenne e il comandante dei carabinieri minimizza [di Selvaggia Lucarelli]
il Fatto Quotidiano, 7 giugno 2018. Immaginate questa ragazzina di Vasto che a 14 anni si innamora di un ragazzino di 15. E che decide, in un’età in cui la fiducia negli uomini è un imprinting che segna per sempre, che quel ragazzino sarà la sua prima volta. Immaginate l’emozione, l’imbarazzo, la vertigine. Poi c’è lui, il ragazzino. Che forse la sua prima volta se l’è vissuta già e non è affatto preoccupato di farla sentire a suo agio, di lasciarle un ricordo speciale, di guidarla con delicatezza e premura nel mondo delle cose che fanno i grandi. È preoccupato solo di una cosa: di garantirsi, con quella prima volta, anche le repliche successive. Chissà che lei magari poi non cambi idea, che non voglia più farlo, che quelle cose da grandi la spaventino e voglia aspettare per riprovarci. Ed è preoccupato anche di sapere con certezza che in futuro lei non si opporrà, se pure qualche suo amico vorrà farsi un giro con lei. Allora pensa bene di convincerla ad avere i primi approcci con lui mentre il momento viene immortalato di nascosto. Mentre lei decide che quello è il primo ragazzino di cui si può fidare totalmente, lui la fotografa, la riprende senza dirglielo. E da quel giorno inizia una storia di seconde, terze, quarte e chissà quante altre volte ottenute col ricatto: se non lo fai con me, se non lo fai col mio amico, se non lo fai con i miei amici sei rovinata. Divulgo tutto, faccio vedere che a 14 anni fai le cose che fanno le ragazze grandi. Ti parleranno dietro. Non potrai più uscire di casa dalla vergogna. Trascorrono due anni in cui la ragazzina, complici la paura e la sudditanza psicologica, obbedisce agli ordini dei suoi aguzzini. Sesso di gruppo, canne, telefonate perentorie della serie: oggi vieni da noi o altrimenti… C’è un’intercettazione telefonica divulgata dai carabinieri di Vasto, in cui si sente l’ormai diciassettenne che la minaccia “Vieni o lo sai che ti succede”. La ragazzina soffre. A scuola va male. Si sfoga con un compagno che non riesce a credere ai suoi racconti. E che la convince a denunciare tutto. Anche mentre i carabinieri la interrogano, le arrivano quei messaggi, quelle telefonate. Le minacce, i ricatti. Il giorno dopo, all’appuntamento con i suoi aguzzini, si presentano le forze dell’ordine. Scattano le perquisizioni a casa di quello che un giorno era stato il suo fidanzatino. Vengono fuori le foto, i video e tutto quello che per due anni è servito a rendere una ragazzina di 14 anni una sorta di schiava sessuale non a Kabul, ma in una qualunque cittadina del Centro Italia. È la fine dell’incubo. La ragazzina è tra le braccia dei suoi salvatori, dei carabinieri che l’hanno ascoltata, accudita, protetta. Poi succede che una giornalista vada dal comandante dei carabinieri di Vasto, Amedeo Consales, a chiedergli informazioni sull’accaduto e il comandante dia delle risposte che al massimo si leggono sulla bacheca Facebook di qualche amico del calcetto che si infila la toga e si improvvisa avvocato del diavolo. “I due ragazzi non si sono resi neanche conto della gravità delle loro condotte”, afferma il comandante Consales. La giornalista lo interrompe. Probabilmente non crede neanche lei a quello che ha sentito. Lo incalza: “Ma lei è certo? Una condotta reiterata per due anni…”. E, se possibile, lui peggiora la situazione: “Quantomeno l’hanno sottovalutata. Sapevano che probabilmente facevano qualcosa che non andava fatto, qualcosa di sbagliato. La percezione di chi ha operato però è che i ragazzi abbiano sottovalutato la valenza e il disvalore sociale apportato con la loro condotta”. Quindi due ragazzi quasi maggiorenni (ma pare ce ne siano altri 5 indagati) hanno obbligato ad avere rapporti sessuali con loro una ragazzina ricattandola per due lunghi anni, e poverini, non si rendevano conto di quanto fosse grave la loro condotta? Il comandante ci vuole raccontare che si ritrovano indagati per pornografia minorile, atti persecutori, violenza privata e cessione di sostanza stupefacente e loro al massimo, ma proprio al massimo, pensavano di poter ricevere una telefonata dai genitori di lei della serie “Birbanti, la smettete di corteggiare nostra figlia?”. E soprattutto, che vuol dire, di grazia, “la percezione di chi ha operato però è che i ragazzi abbiano sottovalutato la valenza e il disvalore sociale apportato con la loro condotta”? Si parla di una ragazzina, non di disvalore sociale. Hanno sottovalutato la sensibilità, la dignità, l’anima, il corpo, l’esistenza futura di una ragazzina. Non c’è attenuante. È grave che chi gliela concede, l’attenuante, indossi quella divisa a cui la ragazzina s’è aggrappata. Quei ragazzini hanno agito con cinismo e crudeltà e non hanno affatto sottovalutato la gravità della loro condotta. E a dirla tutta, chi forse sta sottovalutando la gravità della sua condotta, a oggi, è solo il comandante Amedeo Consales.
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Non ci sono parole!