La Sentenza 178/2018 della Corte Costituzionale che boccia la Regione Sardegna? Una luce nel buio che dice “No al saccheggio del paesaggio nell’isola” [di Paolo Urbani]

Corte Costituzionale

La Corte Cost. con la sent.178 del 26 luglio di quest’anno ha finalmente messo un punto fermo sui limiti che incontra il legislatore regionale in materia di tutela del paesaggio.

Dietro lo scudo dello Statuto speciale e della competenza in materia urbanistica ed edilizia e del paesaggio (art. 6 DPR 480/1975 attuazione dello Statuto speciale della Sardegna) con le diverse leggine impugnate la regione ha attentato in più modi al Piano Paesaggistico Regionale,  approvato nel 2006 dal governo regionale presieduto da Soru, e – dimenticando  che si è in presenza di riforme economico sociali – ha provato a bypassare la necessaria e preventiva intesa con l’amministrazione centrale per sindacare in modo autonomo circa la compatibilità di numerose attività di trasformazione dei beni paesaggistici con la tutela del valore relegando – specie sugli usi civici – ad una specie di ratifica la declassificazione dei beni, ignorando la competenza (117 2 co) del Ministero dell’Ambiente.

Rinvio alla lettura della Sentenza – approvata ieri e prontamente pubblicata anche da www.sardegnasoprattutrto.com – ma questa dovrebbe essere di monito nei confronti del c.d. “DdL  sul governo del territorio”, meglio noto come Legge urbanistica – oggi in discussione nel Consiglio regionale della Sardegna – tanto sbandierato che contiene già in sé enormi profili di incostituzionalità proprio in materia di disciplina dei beni paesaggistici.

Cosicchè se la giunta Pigliaru “pigliatutto” vuole far tesoro dell’arresto della Corte ha due strade. Rinunciare all’approvazione di un progetto che tra l’altro getta i comuni della Sardegna verso una defatigante quanto velleitaria ripianificazione dei propri PRG o Perseverare (est diabolicum) nell’errore ed esporre nuovamente quella legge ad un nuovo ricorso alla Corte da parte del Governo per creare ancora una volta incertezza, conflittualità, abusi sul territorio protetto.

Forse sarebbe il caso di ricordare che i cittadini sardi non sono solo i costruttori edilizi e gli albergatori ma un popolo di agricoltori, artigiani, imprese produttive, che poco hanno a che fare con il saccheggio delle coste ma chiedono più attenzione verso la riqualificazione dei centri storici, delle aree urbane degradate, dei servizi reali e personali sempre più carenti, in una parola di sviluppo sostenibile.

*Professore ordinario di diritto amministrativo- Responsabile giuridico del PPR della Sardegna (2006)

** Direttore www.pausania.it

 

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