Ulteriormente pasticciato il D.d.L. Erriu/Pigliaru sull’Urbanistica nella versione licenziata dalla competente Commissione regionale il 9 agosto 2018 [di Paolo Numerico]

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Ciò che emerge immediatamente dal testo unificato della disciplina generale per il governo del territorio sardo, approvato in Commissione consiliare il 9 agosto scorso, è che, apparentemente, l’art. 43  del D.d.L. Erriu/Pigliaru, ossia la norma che prevedeva consenso a qualsiasi programma o progetto c.d. ecosostenibile volto a soddisfare particolari fabbisogni sociali o simili in ogni luogo della Sardegna, anche sulla battigia del mare o dentro la dolina di Tiscali, non è più presente.

Ora, io non amo il gioco d’azzardo, facendo eccezione solo per la tombola di Natale. Guardo chi gioca con una certa riprovazione. Mi capita spesso di vedere su ponte Sisto o al mercato di Porta Portese (visto che abito a Roma) i giocatori delle tre carte, coloro che ti chiedono di puntare su una data carta, spostandola abilmente sotto i tuoi occhi in luogo diverso da quello visivamente ipotizzabile.

Qualcosa di simile è accaduto al vecchio art. 43, che non c’è più, ma c’è, spalmato in vari articoli del testo. Essenzialmente è rimasto, sotto l’aspetto procedurale, al capo VI del titolo I, ossia nei procedimenti di pianificazione ad origine privata, e ancora nel capo III del titolo II, fra gli atti di pianificazione a scala locale, nonché, passim, in vari altri luoghi.

D’altro canto, a ben pensare, il vecchio art. 43 era fatto per essere “impallinato”, data la sua stratosferica arroganza e genericità. Chi impedisce, invece, pur in assenza di un simile espresso dettato, di modificare il piano paesaggistico in qualsiasi maniera ed a qualunque fine con un “adeguato” procedimento, in cui i promotori, nonostante le osservazioni e le rimostranze dei cittadini, giustifichino, con una motivazione qualsivoglia, il perché intendono continuare nei loro progetti, con l’avallo delle forze politiche regionali al potere?

Per il resto, quasi tutto il sindacabile che si trovava nel D.d.L. Erriu, ora confusosi con altre proposte di legge, fra cui quella dell’on. Cappellacci e consoci, è rimasto intatto.

C’ è, come in passato, la statuizione degli incrementi volumetrici per l’efficientamento energetico e per la c.d. riduzione del consumo di suolo (artt. da 26 a 28). E’ ancora previsto l’incremento volumetrico per la promozione del sistema turistico ricettivo di ogni genere ed anche nelle vicinanze del mare, pure con le strane regole geometriche inizialmente immaginate (art. 29). Sono concessi, come prima, aumenti per le demolizioni e le ricostruzioni (art. 30). Ci sono nuovamente i trasferimenti volumetrici in luogo di arrivo incerto (art. 31). Ed è tuttora ipotizzato il registro dei diritti edificatori (art. 32), con un’intromissione regionale nella competenza statale esclusiva di diritto privato.

Nella prospettiva di chi scrive, si tratta del perseverare in patenti errori giuridici e politici (anche con una forma di astuto nascondimento, come si ripete, a proposito degli obiettivi del vecchio art. 43), da parte di una classe politica, che, in base alle previsioni nascenti dalle ultime prove elettorali, non sembra “messa bene”, parlando eufemisticamente, nelle immediate vicinanze temporali di una nuova tornata di elezioni regionali.

Senza contare l’effetto che su questo progetto di legge potrà avere la sentenza della Corte costituzionale n. 178 del 2018, che mi sono permesso, in un precedente scritto in q1uesta Rivista, di definire “capitale per la tutela dell’ambiente della Sardegna”.

Seguirò, con preoccupazione, ma anche con speranza, da osservatore che si reputa imparziale, l’esito della vicenda urbanistica isolana. In bocca al lupo al popolo sardo.

*Magistrato amministrativo a riposo

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