Chi è Giulia? Pièce ambientata nella redazione di un giornale [di Sabrina Zedda]
Chi è Giulia? Sabato sera nel Massimo di Cagliari la domanda è rimbalzata tra il pubblico variegato per età e per sesso, che ha riempito il teatro. L’occasione era la prima di “La conosci Giulia?”, spettacolo che porta in scena i temi della disparità e delle discriminazioni di genere. Mica roba da poco: un mare di risate con un intento serissimo come quello di sensibilizzare e far riflettere. L’idea è nata un anno fa in Giulia Sardegna, gruppo di giornaliste -coordinate da Susi Ronchi- che si battono perché informazione e comunicazione siano rispettose delle donne. Il progetto è stato sposato dal Corecom Sardegna (Comitato regionale di controllo sulle comunicazioni) e affidato alla compagnia Lucido Sottile perché diventasse una partitura scenica. L’inizio della pièce è già uno spettacolo, con la rettrice dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo, che racconta le sue difficoltà di donna desiderosa di studiare (e di studiare soprattutto il cervello umano), sino al percorso che l’ha portata, dopo 400 anni, al vertice dell’ateneo cagliaritano e che finalmente si autodefinisce, un po’ titubante, “rettrice”. Questo l’inizio. Dopo il monologo si entra nella redazione di un giornale impegnato a preparare le pagine di uno speciale sulle discriminazioni; espediente per raccontare storie di donne e di uomini riflesso di una società che fatica a cambiare registro. La direttrice (Cristina Maccioni) non sopporta i titoli in cui si chiama “prefetto” la rappresentante del governo, e ricorda con amarezza i suoi primi anni da giornalista, quando un giornale le disse no perché la cronaca era considerata roba da maschi. Tra monologhi e sketch che propongono scambi di ruoli (la donna che cambia la ruota della sua auto non può che essere lesbica, mentre l’uomo che ama fare il punto croce sicuramente dovrebbe farsi visitare) o madri in crisi perché non sanno come spiegare alle loro bambine com’è che la memoria delle antiche divinità femminili sia andata perduta, sino agli assurdi titoli con cui i giornali raccontano i femminicidi, emerge, prezioso, il lavoro corale. La partitura scenica (di Tiziana Troja e Vito Biolchini) è frutto di testi di alcune Giulie sarde scritti in collaborazione con la giornalista Giovanna Pezzuoli. In scena, oltre a Cristina Maccioni, ci sono le Lucido Sottile (Tiziana Troja e Michela Sale Musio portano sul palco anche i personaggi Tania e Mara), Angelo Trofa, Leonardo Tomasi, Vanessa Podda, Ambra Pintore, Federico Valenti, Diego Milia, Kor vocal ensemble, Elio Turno Arthemalle. Nelle due ore di spettacolo il pubblico riconosce i messaggi della pièce, e alla fine è standing ovation. Con Giulia che finalmente si rivela nei volti delle giornaliste presenti in platea. Un lavoro prezioso dalla valenza pedagogica, che sarà proposto in altri teatri della Sardegna e dello Stivale e trasposto in un dvd. Il progetto è inserito dal Corecom nel concorso intitolato al giornalista Gianni Massa rivolto alle scuole: sabato in sala c’erano anche le ragazze e i ragazzi di cinque istituti superiori cagliaritani, che sulla pièce presenteranno un elaborato.
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