La grande visione dei Vandali [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 20/1172018. La città in pillole. “Gli incendi fumigano frequenti, le rovine seguono le rovine, la città si avvolge come un manto lacero di macerie, si allontana dal mare che non è più la sua gloria e la sua forza, si ritrae lungo lo stagno nel recesso dove molti secoli innanzi aveva avuto la sua origine modesta”. Non è Agostino che narra l’assedio di Ippona, attuale Annaba in Algeria, conquistata dai Vandali nel 431, anno successivo alla sua morte. Non è Idazio, religioso galiziano, che nelle Cronache costruisce con la narrazione dei saccheggi vandali in Spagna, a cui assistette nel 427, il palinsesto di ogni catastrofe. Una sceneggiatura che ricalca l’Apocalisse di Giovanni che si andava diffondendo, nell’occidente cristiano, in diverse varianti. La città è Cagliari e il racconto della sua riduzione in macerie fino a sparire, per mano dei Vandali, è di Antonio Taramelli. Sorprende perché è di un innovatore dell’archeologia sarda nei contenuti e nelle cronologie. Irriducibile nella tutela ove si pensi allo scavo nel 1908, nel colle di Tuvixeddu, del Predio Ibba che nel tempo fu sacrificato, con le sue tombe a camera, alla Cementeria. Oggi è quel vuoto chiamato “Catino” . Senatore del regno ed Accademico dei Lincei, nel 1936 firma il celebrativo Roma ricostruttrice in Sardegna, di cui è parte l’inizio di questo pezzo. Non diversamente Dionigi Scano, suo coetaneo, nella Forma Karalis, trasforma i Vandali in esecutori testamentari della fine del mondo. L’epoca dei due studiosi è quella del fascismo trionfante che esalta l’azione salvifica di Roma, specie in luoghi creduti “primitivi” e “anticlassici”, come fu a lungo la Sardegna per il romanocentrismo imperante. Entrambi, intestando la catastrofe della fine dell’impero romano ai Barbari che ne avrebbero scardinato i fondamenti, condividevano i paradigmi storiografici del fascismo. Non a caso nel 1938 Doro Levi, gigante dell’archeologia e loro collega, fu cacciato da Cagliari dalle Leggi razziali, nel silenzio dell’establishment. Approcci meno ideologici e disconoscitivi raccontano che l’atomizzazione dell’impero, la Sardegna vandala dal 456 al 534, e Cagliari in particolare sono state altro da un’apocalisse senza speranza. Si registrano rinnovamento dei luoghi; scriptoria tra cui quello fondato da Fulgenzio da Ruspe a S. Saturnino; Ilario e Simmaco, unici Papi originari dell’isola. Auguriamoci di averne oggi di Vandali con tale apertura |