Splendori e miserie della Rossini-Renaissance [di Felice Todde]
Cagliari lunedì 26 novembre ore 17:30 nella Sala Conferenze della Società operaia in Via XX Settembre n. 80 l’Associazione “Amici del libro celebra il 150° anniversario della morte di Gioacchino Rossini con una conferenza del musicologo Felice Todde (NdR). È opinione diffusa che la rinascita rossiniana, ossia la riscoperta di tanta produzione del grande compositore, sia iniziata nel 1968. In quell’anno il musicologo e direttore d’orchestra Alberto Zedda, milanese di ascendenze sarde, realizzò l’edizione critica del Barbiere di Siviglia, che fu pubblicata da Ricordi l’anno dopo ma utilizzata, appunto nel ’68, da Claudio Abbado per la sua esecuzione dell’opera a Salisburgo e più tardi alla Scala. Per l’edizione critica Zedda utilizzò la partitura autografa e le prime edizioni. Da lì prese le mosse un movimento che negli anni Ottanta portò Pesaro alla ribalta internazionale. La Fondazione Rossini che vi aveva sede riportò alla luce tante opere e di molte elaborò edizioni critiche. I principali studiosi che ci lavorarono furono, oltre Zedda, Bruno Cagli (editore dei monumentali volumi Lettere e scritti di Rossini) e Philip Gossett (dell’University of Chicago, direttore delle edizioni critiche rossiniane e dell’opera omnia di Verdi). E in quegli anni nacque il Rossini Opera Festival che mise in scena una quantità di opere riscoperte. Ma la rinascita rossiniana aveva già conosciuto una fase precedente ad opera del direttore d’orchestra Vittorio Gui (1885-1975) e il grande batage creato attorno all’edizione Zedda del Barbiere nel ’68-’69 ad opera di Casa Ricordi e della Deutsche Grammophon (la casa discografica di Abbado) aveva una giustificazione solo parziale. Perché molte delle “novità” di Zedda erano già presenti da decenni nelle esecuzioni di Gui, che si serviva degli autografi di Rossini. Il vecchio maestro rimase molto male quando fu del tutto ignorato da Zedda e dalla Fondazione Rossini. Quella di Gui, che oltre il Barbiere nella stesura originale aveva riscoperto la Petite Messe Solennelle e rimesso in repertorio opere come Cenerentola, L’italiana in Algeri e Le comte Ory, deve essere vista come la “fase prima” della rinascita. Soltanto di recente i “pesaresi” hanno riconosciuto il ruolo di Gui. Nel frattempo l’armonia nel trio Zedda-Cagli-Gossett si incrinò. Dapprima Cagli e Gossett criticarono aspramente il livello scientifico di Zedda. Poi ci fu un rovesciamento delle alleanze e Zedda e Cagli furono ostili a Gossett che fu esonerato dal suo ruolo nella Fondazione Rossini. Gossett, tramite la sua collaboratrice a Chicago, Patricia Bauer, pubblicò una nuova, più completa e aggiornata, edizione critica del Barbiere di Siviglia, pubblicata nel 2010 non più da Ricordi ma dalla casa tedesca Bärenreiter. Allora Zedda ne fece un’altra lui, ancora con Ricordi. Zedda e Gossett sono morti lo scorso anno, l’uno di un infarto (a 89 anni), l’altro di un brutto Parkinson. Cagli è ricoverato in una clinica romana, seriamente malato.Toccherà a studiosi più giovani portare avanti il lavoro, possibilmente in armonia. |
D’accordo con Felice Todde circa l’anticipo della Rossini-Renaissance se si pensa che nel 1954 la benemerita Istituzione dei concerti diede al Massimo La cambiale di matrimonio e nell’anno successivo La Cenerentola fino al Conte Ory del 1968 che non banalmente celebrò il centenario della morte del compositore.
Ciò che manca tuttora a Cagliari è il Rossini serio, ormai abbondantemente sdoganato. Ma a patto di avere cantanti adeguati. Speriamo …