Il ricordo dei luoghi dell’anima [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione sarda 26 novembre 2018. La città in pillole. La parola tedesca Heimat da tempo è consuetudinaria non tanto per vezzo o perché non si trovi una degna traduzione quanto perché necessita di troppe precisazioni. Il suo senso ondeggia infatti tra luogo dell’anima, patria, casa. Ad un sardofono viene da connetterla alla parola domo e alla sfera dei suoi significati dalla forte carica emotiva e sentimentale. Viene da pensarlo leggendo le lettere degli emigrati sardi ogni volta che si riferivano alla dimensione del paese e dei loro cari. Il desiderio di torrare a domo non implicava necessariamente la terra natia ma una patria elettiva non precisabile nella sua matericità ma sempre abitata da un’intensa emotività. E’ certamente Heimat il paesaggio dell’anima che Antonio Gramsci rievoca nella lettera alla madre il 29 febbraio 1932: “ Dirai anche a Teresina che ringrazio lei e i suoi bambini per l’intenzione che hanno avuto di inviarmi le violette di Chenale e i bulbi di ciclamino selvatico, ma non posso ricevere i loro doni; ciò andrebbe contro il regolamento che vuole sia mantenuto il carattere afflittivo della pena carceraria. Dunque bisogna che sia afflittivo e perciò niente violette e niente ciclamini, nessun diavoletto della natura deve stuzzicarmi le nari con effluvi e gli occhi con i colori dei fiori.”. Una descrizione magistrale in cui paesaggio visivo e olfattivo sono interdipendenti tra loro e con le percezioni nate nell’infanzia e consolidatesi nel ricordo. Anticipazione di quella concezione del paesaggio che fu recepita nel 2000 dalla Convenzione europea del paesaggio, dal Codice Urbani nel 2004, e dal PPR varato nel 2006 in Sardegna. Heimat è dunque intreccio di paesaggi storici e soggettività e averne conoscenza e consapevolezza crea e alimenta immaginari individuali e collettivi che le sono interni . Tutt’altro dall’etnocentrismo che costruisce esclusione e razzismo persino nel centro della città perché ci si ritrova, nativi e nuovi venuti, in luoghi stravolti dalla sciatteria e dall’incuria dei decisori, diventati estranei alla quotidianità e all’immaginario dei cittadini. |