Da George a Leonardo [di Franco Masala]

gioconda

“E adesso arridatece la Gioconda !” richiese a gran voce la tifoseria azzurra dopo la faticata vittoria contro la Francia ai Mondiali di calcio 2006 di Berlino. Era la partita conclusasi ai rigori per 6-4 e rimasta indimenticabile per la testata di Zidane.

“La Gioconda torni in Italia” ha tuonato pochi giorni fa George Clooney in occasione del lancio del suo nuovo film che narra le vicende di militari americani impegnati, durante la seconda guerra mondiale, a recuperare tesori d’arte trafugati dai nazisti, per restituirli a musei e collezioni private.

Ora, se il tifoso non è obbligato a conoscere la storia dell’arte (male comune, peraltro, anche a fior di professionisti, grazie alla progressiva sparizione di questa disciplina dal sistema scolastico italiano), è più grave che la sfrutti per fini pubblicitari un attore belloccio che ha costruito la sua carriera anche su ritorni d’immagine, comprendenti fidanzamenti più o meno fasulli, ville principesche sul lago di Como o macchinette per il caffè.

Una volta per tutte. Leonardo si recò in Francia su invito del re Francesco I, portando con sé quello che sarebbe diventato il ritratto più famoso del mondo. Alla sua morte, avvenuta nel 1519 nel castello di Amboise, la Gioconda passò nelle collezioni reali fino all’istituzione napoleonica del Museo Nazionale del Louvre dove è tuttora. Un dipinto quindi fortemente radicato nel territorio. E forse è meglio che stia lì data la scarsa attenzione del Governo italiano verso i beni culturali.

P.S. A quando lo smantellamento del grandioso Altare di Zeus dal Pergamonmuseum di Berlino e il suo rimontaggio nel sito originario della Turchia?

 

 

 

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