Memorandum 86. Il senso di Pigliaru per il cemento: la “Legge di semplificazione 2018” riporta in vita pezzi della Legge urbanistica ormai defunta! [di Maria Antonietta Mongiu]
www.sardegnasoprattutto.com 22 ottobre 2018. Tra gli obiettivi di www.sardegnasoprattutto.com non secondario è quello di attivare azioni di pedagogia sociale e civile indirizzate alla convivenza, alla democrazia, al rispetto delle regole perché le persone a cui è permesso di accedervi fuggiranno la violenza in favore di pratiche di tolleranza verso il prossimo a qualsiasi genere appartenga, qualsiasi colore di pelle abbia, da qualsiasi luogo provenga. La domanda da porsi, di conseguenza, è se si fa abbastanza perché aumentino dialogo e rispetto tra persone e culture; perché le differenze diventino opportunità; perché si diffonda quell’articolo 9 della Costituzione che tutela istruzione, ricerca, e paesaggio, pilastri di civiltà. I padri e le madri costituenti sapevano che maggiore è la competenza diffusa, maggiore è la responsabilità che cittadini, decisori, e istituzioni si assumono. Si chiama democrazia e il suo esercizio è l’eredità più grande da trasmettere specie se si hanno ruoli pubblici e se, in particolare, si è decisori politici a cui competono oneri maggiori rispetto al comune cittadino. In www.sardegnasoprattutto.com sono ospitate posizioni spesso distanti perché il confronto aiuta a modificare pregiudizi e a tracciare nuovi orizzonti. Se anche i punti di vista sono diversi, il denominatore è quella dialettica che li rende tutti necessari e che abita il desiderio di contribuire al bene comune e di fare l’interesse generale. Ecco perché ogni volta in cui si registrano comportamenti incoerenti con la Costituzione è necessario non essere indifferenti e tematizzarli. E’ accaduto col DdL409/16 marzo 2017/ RAS “Disciplina generale per il governo del territorio” o Legge urbanistica, lesiva della salvaguardia di ambiente e paesaggio. Vero è che i comportamenti della Sardegna, nei 70 anni di Autonomia, non sempre ne hanno avuto riguardo e, al di là della retorica della centralità dell’isola nel Mediterraneo e dell’essere fulcro e luogo di incontro, non pare proprio che l’ottica sia stata il riconoscimento e la tutela delle declinazioni dei suoi paesaggi e delle sue culture che permettono, come dice la “Convenzione europea del paesaggio” (2000), ai residenti, temporanei o stabili, di autoriconoscersi riconoscendoli come valori. Nel momento in cui il Piano Paesaggistico Regionale, emanato con Decreto del Presidente della Regione il 7 settembre 2006, n. 82 e con il DGR 36/05 settembre 2006, recepisce il DL22 gennaio 2004 n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio o Codice Urbani), e fa propri la “Convenzione europea del paesaggio” (Firenze 2000) e l’articolo 9 della Costituzione, si ribalta totalmente il paradigma del disconoscimento e di conseguenza il paesaggio della Sardegna nella sua interezza – su logu- è riconosciuto a pieno titolo parte della Costituzione. Vi si legge: “Il Piano Paesaggistico Regionale è uno strumento di governo del territorio che persegue il fine di preservare, tutelare, valorizzare e tramandare alle generazioni future l’identità ambientale, storica, culturale e insediativa del territorio sardo, proteggere e tutelare il paesaggio culturale e naturale con la relativa biodiversità, e assicurare la salvaguardia del territorio e promuoverne forme di sviluppo sostenibile al fine di migliorarne le qualità. Il Piano identifica la fascia costiera come risorsa strategica e fondamentale per lo sviluppo sostenibile del territorio sardo e riconosce la necessità di ricorrere a forme di gestione integrata per garantirne un corretto sviluppo in grado di salvaguardare la biodiversità, l’unicità e l’integrità degli ecosistemi, nonché la capacità di attrazione che suscita a livello turistico. Il Piano è attualmente in fase di rivisitazione per renderlo coerente con le disposizioni del Codice Urbani, tenendo conto dell’esigenza primaria di addivenire ad un modello condiviso col territorio che coniughi l’esigenza di sviluppo con la tutela e la valorizzazione del paesaggio.”. Francesco Pigliaru, da assessore nella XIII Legislatura, lo aveva condiviso e votato e nella campagna elettorale che lo portò alla presidenza della Regione nel 2014 promise che avrebbe esteso il PPR a tutta la Sardegna. La speranza collettiva era che ricucisse lo strappo che aveva portato alla fine anticipata della Legislatura con le dimissione di Renato Soru proprio sull’urbanistica. Non lo ha fatto e non ha invertito la rotta tracciata nella XIV Legislatura da Ugo Cappellacci: ridimensionare, riscrivere, smantellare il PPR o quantomeno renderlo ingestibile attraverso l’eliminazione dell’Ufficio del Piano, di quello cartografico, la non disponibilità di risorse per adeguare i PUC al PPR, la non revisione della Legge urbanistica o Decreto Floris. Francesco Pigliaru ha fatto di più che tentare di modificare il PPR o alterarne la sostanza che sapeva non possibile senza le procedure previste dal Codice Urbani; ha riproposto il Piano casa di Cappellacci, reiterandolo senza soluzione fino al 2019 con un sostenuto incremento di consumo di suolo. La maggioranza che ha governato in questa Legislatura ha scelto di fatto di ritornare al precedente paradigma del disconoscimento di paesaggio e ambiente come valori non negoziabili. Lo ha fatto in assoluta coerenza con comportamenti etnocentrici su storia e tradizioni e con una perdita di senso segnalata ulteriormente da proposte turistiche, reificanti come mai prima. Il contrario di quanto contenuto nel PPR che Pigliaru aveva votato. Ma l’opinione pubblica nel mentre è profondamente cambiata ed è stata irriducibile nella diffusa opposizione al DDL 409 (16 marzo 2017) “Disciplina generale per il governo del territorio”, attraverso dibattiti e discussioni e la vasta produzione di materiali e di riflessioni di studiosi e di tecnici a cui questo sito ha prestato lo spazio. E’ apparso chiaro che non sempre la politica, diverse sensibilità ideologiche pari sono, si è mostrata attenta alla mutazione del punto di vista di ampi segmenti di popolazione. Non è soltanto un’osservazione di stampo elettorale ma sottolinea la distanza tra decisori e sensibilità delle persone e contestualmente la ripresa di relazioni tra élite culturali e tecniche e cittadini comuni che riprendono a condividere percorsi e punti di vista. Da ultimo Pigliaru ci riprova col DdL n. 542 del 27 agosto 2018, noto come “Legge di semplificazione 2018”, in cui compare un vasto campionario per aggirare norme e regole dell’ordinamento regionale senza mai considerare la possibilità di un’impugnativa per articoli e commi dal dubbio profilo. E’ già successo! Potremo ricorrere alla letteratura per spiegare tali atti in finale di legislatura. Viene da suggerire al presidente la rilettura di “L’autunno del patriarca” di Gabriel García Márquez o di “Finale di partita” di Samuel Beckett. In entrambe le opere i protagonisti vivono ignorando la realtà e compiono azioni, a loro dire, per il bene di coloro che le rigettano perché finalmente dotati di strumenti per capire il danno che arrecano. Un inganno surreale perché abitato da un alto tasso di autoinganno. Si potrebbe chiudere parafrasando che “ingannevole è la semplificazione più di ogni cosa” perché semplificazione è il sostantivo chiave del Decreto 542, in cui però non si parla di come devono essere semplificati atti e meccanismi della PA. Ancora una volta in forme farraginose e confuse, prolisse e complicate, si cerca di aggirare norme dell’ordinamento regionale relative all’urbanistica proponendo di modificare regole non aggirabili
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