Betile, un sogno in eredità [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 5 febbraio 2019. La città in pillole. Pensare il Mediterraneo come una trama che avvolge ogni sua isola è tautologico. Come orizzonte esclusivo dei litorali della Sardegna implica ritematizzare i fondamenti stessi della percezione che i sardi hanno di sé e dei luoghi. Interpella se per un sardo quel mare sia portatore di modernità o di complicanze ovvero se si traduca in opportunità o in esclusione. La domanda ne pretende un’altra che riguarda i tópoi dell’autoriconoscimento ovvero le peculiarità in cui i sardi si riconoscono. Domanda problematica per i meticciati di ogni tempo; le differenze e le pluralità; le irrisolutezze e le ossessioni di molta classe dirigente, sempre in bilico nel guado dell’autoreferenzialità. Nella rappresentazione della Sardegna ha preminenza l’idea che abbia prevalso l’acculturazione cioè che la cultura di gruppi dominanti si sia imposta a quella dei sardi, che avrebbero conservato della loro irriducibili ed eterodossi episodi di divergenza. Primitivo, selvaggio, autentico, hanno formato di conseguenza uno speciale vocabolario che alimenta persino gli slogan elettorali quasi che le stratificazioni, materiali ed immateriali, nella nostra terra non siano densità storica ma residualità. Per ieri e per oggi, allora, la parola chiave da reintrodurre è circolarità; interdipendenza è la compagna. Le giustificano le scoperte, passate e recenti, di materiali sardi in diverse regioni del Mediterraneo e dell’Atlantico e di materiali allogeni in Sardegna. Ma soprattutto uno sguardo diverso su manufatti fuori terra e reperti. Tra questi quelli dei Corpora dei beni culturali, finanziati nel 2008 in concomitanza con l’onorificenza di Sardus Pater, conferita dalla Regione a Giovanni Lilliu. Testimoniano il riconoscimento della centralità della Sardegna. Quanti Ulisse travestiti da Norax, Dedalo, Ercole, Iolao, con miti e saperi, arrivando da est e da ovest, lambirono la Sardegna perché erano noti i suoi abitanti e le sue risorse? Il golfo di Cagliari fu da sempre un’accogliente porta d’ingresso. Che sia diventata ininfluente nel suo mare perché le si nega un luogo dove oltrepassare la linea d’ombra delle semplificazioni identitarie per riconoscersi sintesi delle epiche mediterranee? La legittima ubicazione del Betile a Cagliari era ed è necessaria, non perchè capoluogo, ma luogo di contaminazioni e opportunità di ricostruzione semantica. Do you remember? Chi va in Regione eredita quel sogno. |