Nani sulle spalle dei giganti [di Maria Antonietta Mongiu]

MONTE 'E PRAMA

L’Unione Sarda 12 febbraio 2019. La città in pillole. Che salto culturale sarebbe leggere nei luoghi pubblici l’aforisma “Siamo nani seduti sulle spalle di giganti”, attribuito a Bernardo di Chartres, nel XII secolo, dal suo allievo Giovanni di Salisbury che soggiunse “non per l’acutezza della vista o la possanza del corpo, ma perché sediamo più in alto e ci eleviamo proprio grazie alla grandezza dei giganti”.

Un monito per un decisore, politico o amministrativo, a non scordare il senso del suo ruolo e della sua funzione ed esemplare pedagogia per le masse che, dalla rappresentazione manzoniana dell’assalto ai forni, è immaginata tra passività ed esplosiva aggressività.

Gli uni e le altre hanno a che fare ogni giorno con la grandezza del patrimonio culturale. I primi come custodi e gestori e le altre, ovvero tutti, perché immersi in una scenografia storica assai densa in ogni luogo, urbano o rurale, come accade in Sardegna. Per l’art. 9 della Costituzione, è proprio il popolo l’erede di quel patrimonio. Il mondo anglosassone lo chiama perciò cultural heritage, eredità da trasmettere di generazione in generazione, e la Convenzione Unesco per la salvaguardia del patrimonio culturale, intangible cultural heritage.

Sgomentano per vtale ragione le vicissitudini delle statue di Mont’e Prama. I Giganti iniziarono ad essere noti al pubblico quando, nella XIII Legislatura, la Regione indirizzò un congruo finanziamento dei Fondi Cipe a loro e ad altri manufatti del cultural heritage sardo. Fu, nella storia autonomistica, col PPR tangibile testimonianza di riconoscimento del patrimonio storico e di politiche per individuarvi un volano di progresso.

La Mostra “La pietra e gli eroi”, inaugurata il 22 novembre 2011, nel Centro di conservazione e restauro di Li Punti a Sassari, fu un’ulteriore azione di pedagogia sociale che rendeva pubblico, unitariamente, il Corpus delle statue e l’articolato restauro su migliaia di frammenti. Lo scavo tra 1975 e 1979 a Mont’e Prama di Cabras restituì voce a pugilatori, arcieri, guerrieri a prova che i sardi dell’età del ferro scolpivano figure a tutto tondo oltre a fondere bronzetti.

Il Corpus di statue è stato sciaguratamente smembrato. Qualcuna di esse abita ancora il Museo di Cagliari. Visitarle, in attesa della riunificazione, come fulcro di un percorso tematico è pratica che ricrea comunità e consapevolezza per vivere il cultural heritage come valore morale ed energia sociale.

 

 

 

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