Un fascinoso paesaggio di speleologia urbana [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 19 febbraio 2014. La cronaca segnala spesso crolli in piazza d’Armi e nelle vie contermini. Si tratta di una vastissima area nota ab antiquo per densità insediativa. Oggi non riconosciuta e dunque pericolosa. Rocco Cappellino, architetto di Cremona chiamato da Carlo V nel 1552 per progettare quel sistema di piazzaforti contro infedeli e pirati che trasformò la Sardegna in un abaco di architetture militari, nei disegni per la messa in opera delle mura di Cagliari individuò col nome cova frodada (cavità scavata) una zona ricca di grotte (Biblioteca Apostolica Vaticana Cod. Barb. Lat. 4414 ff. 27v.28r.), appena dopo sa costa (viale Buoncammino). Nello stesso luogo Giuseppe Albini (1780-1859) disegnò nel suo Portolano di Sardegna gradoni, cavità, dirupi verso Is Mirrionis. Una geografia non diversa nel 1834 anche in Alberto La Marmora. La zona conserva domus de janas del III millennio av. C., diffuse a macchia di leopardo e pertinenti agli abitati preistorici di monte Claro e Tuvumannu; tombe a camera puniche relative ad una via funeraria (via is Maglias) in pendant con quella di viale sant’Avendrace, latomie romane ovvero ciclopiche cave. Ne persiste un brano nella Facoltà di Ingegneria a fianco di una tomba a camera forse preistorica rielaborata nelle fasi punica, altomedievale, moderna. Dal 1885 l’area rientrò in attività estrattive, intense per i mutati mezzi e modi di produzione. Antonio Taramelli vi condusse gli scavi archeologici nel Predio Ibba, divorato dalle estrazioni promosse dal 1924 dalla Società Anonima Fabbrica Cementi Portaland, diventata nel 1926 Officina delle Fabbriche riunite cemento e calcare di Bergamo ed Italcementi fino agli anni Settanta. Le coltivazioni hanno costruito un paesaggio minerario di cui sono visibili le ferite a cielo aperto ma non gli invasi sotterranei e le gallerie estese per centinaia di metri dove transitava la decauville a trazione animale prima e meccanica dopo. In queste persistono nastri trasportatori, tramogge, vagoni, carrucole, attrezzature delle attività minerarie. Le cavità furono usate dalla Caserma del Reggimento Artiglieria Contraerea (oggi Ospedale SS. Trinità) e, nella seconda guerra, come rifugi antiaerei. Via Peschiera e dintorni celano un fascinoso paesaggio sotterraneo che può diventare uno dei luoghi della speleologia urbana. |