L’assenza delle donne è una questione di democrazia [di Antonietta Mazzette]
Il 16 febbraio ho votato una donna del centro sinistra, ben consapevole che il mio voto non avrebbe contribuito ad eleggerla. L’ho fatto per scelta culturale prima ancora che politica e sono certa che anche altre abbiano fatto come me. Oggi provo un gran fastidio nel sentire e leggere come notizia un risultato che notizia non è, ampiamente previsto e denunciato dalle diverse reti di donne che operano nel nostro territorio ben prima della composizione delle liste. Ci sono poche donne nel consiglio regionale? Niente di nuovo sotto il sole. Più o meno è la stessa percentuale della passata legislatura: ieri su ottanta consiglieri sette erano donne; oggi su sessanta sono quattro. Risultato scontato dovuto al modo in cui sono state costruite le liste e ai meccanismi elettoralistici alimentati da differenziate forme di sottogoverno e clientelismo, tipiche di come si costruisce il potere in Italia e dal quale sono ben contenta che le donne siano escluse. Da tempo molte associazioni di donne denunciano in Sardegna e nel resto d’Italia che l’esempio più eclatante della discriminazione sta nella scarsa rappresentanza politica delle donne ai diversi livelli, tranne la casuale eccezione costituita dall’attuale Parlamento. L’assenza delle donne ai diversi livelli di rappresentanza è una questione di democrazia, in senso sostanziale e non formale, perché dove le donne non sono presenti è inevitabile che le domande sociali di cui sono portatrici non vengano neppure prese in considerazione. Ad esempio, siamo sicuri che, se non ci fossero state delle donne a scrivere la Carta Costituzionale, si sarebbe introdotto il diritto di voto? Con ciò non voglio sostenere che sia sufficiente essere donna per introdurre una diversa visione del mondo, le donne sono parte integrante della nostra società con tutte le sue contraddizioni. Infatti, abbiamo troppi esempi che ci indicano che vi sono donne che, pur di ricoprire ruoli significativi o di far parte dei circuiti di potere, utilizzano le stesse logiche consolidate dei maschi. Neppure intendo sostenere che solo le donne debbano rappresentare le altre donne, per cui personalmente non voterei un’altra donna se non ne condividessi anche progetti e visione del mondo. Ma il recente risultato elettorale è l’ennesimo esempio che indica quanto sia urgente introdurre il concetto di uguaglianza dentro le istituzioni, perché senza uno strumento normativo specifico l’Italia non è in grado di produrre cambiamenti volti alla riduzione di questa vistosa disparità di genere. Avverto invece, al di là dei proclami il cui eco si spegnerà rapidamente, troppa distrazione interessata. Penso all’assenza del principio di parità nella discussione avviata da Renzi sulla legge elettorale nazionale, e penso a quel che è accaduto nei mesi precedenti la conclusione del mandato di Cappellacci nella discussione sulla legge elettorale regionale vigente. Dibattito nel quale le forze politiche (con poche eccezioni riguardanti singoli esponenti) hanno votato segretamente l’esclusione della doppia preferenza di genere. D’altronde perché dei soggetti forti avrebbero dovuto rinunciare volontariamente al loro potere, peraltro già minato dalla decisione di ridurre il numero dei consiglieri? Oggi si chiede al neo presidente Pigliaru di nominare molte donne assessore, va bene, ma essere nominate non è la stessa cosa che essere elette e comunque non mi rassicura. Mentre mi permetto di chiedergli di inserire senza indugio nell’agenda politica del Consiglio regionale una legge elettorale che introduca la doppia preferenza di genere sul modello della legge elettorale della Campania. Sarebbe un bel segnale che riavvicinerebbe alla politica le tante donne che non sono andate a votare il 16 febbraio scorso. |
Basta non ne possiamo più’
Che ipocrisia non mi sembra che le donne difendano le donne che stanno in politica da attacchi sessisti di uomini . Assistiamo viceversa ad un silenzio assordante da parte delle stesse donne che rispondono a ordini di capi bastone maschi !! E’ proprio vero che le peggior nemiche delle donne in politica sono le stesse donne ! Per favore finita