Un patto tra cittadini e governanti [di Maria Antonietta Mongiu]

cagliari

L’Unione Sarda 4 giugno 2019. La città in pillole. Si può percorrere Cagliari con gli itinerari consuetudinari della quotidianità in cui il corpo senziente è la misura dello spazio perché più del pensiero vive e coglie ogni variazione, talvolta con disagio per le mutazioni del paesaggio visivo, sonoro, olfattivo.

Persino il Codice dei beni culturali e del paesaggio nel 2004 incluse nella tutela la percezione che di un luogo hanno le popolazioni il cui benessere il Legislatore tutela già in Costituzione, e, dal 2000, nella Convenzione europea del paesaggio. Da quattro anni, l’Enciclica Laudato si’ di Papa Bergoglio traccia sul tema una traiettoria, etica e culturale, baricentro per miliardi di persone.

Lo stesso Trattato di Lisbona nel 2007, modificando paradigmi e punti di vista, impone agli stati membri di legiferare nel rispetto delle consuetudini culturali delle comunità e, nell’art. 13, del benessere degli animali in quanto esseri senzienti.

Non vi è dubbio allora che percorrere la città non è solo un’attività ginnica ma è la verifica ogni volta di quanto i decisori ritengano i cittadini, citando Italo Calvino, “parte dei soggetti senzienti e pensanti”. Le amministrative in questa ottica non sono altro che un patto di reciproca responsabilità tra amministratori e amministrati.

 Questi ultimi possono pretendere marciapiedi e strade senza buche e spazzatura, musei degni di questo nome, patrimonio storico, verde e ambiente curati, gestione della notte, porto fulcro nel Mediterraneo, e tanto altro, solo se protagonisti di una pianificazione condivisa che solo così comunica il suo senso anche agli ospiti. Ma se anche gli amministrati attraversano Cagliari distrattamente non ne coglieranno dettagli e preziosità perché in tutte le città, specie di antica fondazione, le stratificazioni non sono immediatamente leggibile.

Cagliari in più è labirintica sia diacronia che in sincronia anche se ancora “distesa in lungo” come scrisse, nel De Bello Gothico, Claudio Claudiano, tra fine IV e primi del V d. C., con un’imago urbis diventata definitiva e mai scalfita neanche da quell’altra immortalata da Sigismondo Arquer nella Cosmographia universalis di Sebastian Münster nel 1550. Un’iconica città di pietra che pare prendere il sopravvento sulla città-territorio di Claudiano che recepisce il sostrato degli insediamenti che, a macchia di leopardo, per millenni hanno punteggiato un territorio affacciato su tre lati sull’acqua.

 

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