Altro che ricorsi, i numeri parlano chiaro: a Cagliari ha vinto il centrodestra. Ma il “metodo Zedda” impone di parlare d’altro [di Vito Biolchini]

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In questi giorni autorevoli testate italiane (come Lettera 43 e il Fatto Quotidiano) hanno parlato del “tramonto del metodo Zedda”. Posto che nessuno in realtà ha ancora spiegato in maniera organica in che cosa sia consistito questo metodo, il post voto cagliaritano può aiutarci ad analizzare qualche elemento in vista di una trattazione più sistematica.

Ciò che sta emergendo è infatti una compiaciuta quanto fuorviante narrazione da parte del centrosinistra cittadino, antitetica rispetto a ciò che le urne hanno restituito. Niente di nuovo, per carità: è da otto anni che Zedda & C. vivono di narrazioni fantastiche, allontanando così l’amaro calice dell’analisi della realtà e dell’autocritica (“Non ho fallito io” ha detto alla stampa Zedda, alla sua seconda batosta nel giro di pochi mesi).

Ciò che è avvenuto domenica infatti è chiaro: prima di parlare di ballottaggi possibili a fronte di eventuali ricorsi (e a riguardo vi segnalo l’interessante intervento del docente di diritto amministrativo Andrea Pubusa), bisognerebbe intanto prendere atto del fatto che il centrosinistra ha perso la maggioranza in città. A certificarlo non è solo il risultato relativo ai voti ai candidati sindaco (dove la Ghirra si è fermata al 47,8 per cento e gli altri due candidati sono arrivati al 52,2), ma soprattutto quello relativo alle liste.

In questo caso la realtà emerge in maniera ancora più evidente: il centrodestra da solo ha infatti staccato di quasi sette punti il centrosinistra, raccogliendo il 52,5 per cento dei consensi contro il 45,7 delle liste a sostegno della Ghirra. Il dato politico incontrovertibile è dunque che a Cagliari il centrodestra ha vinto e il centrosinistra ha perso. E non sarà certo il ricorso annunciato per arrivare al ballottaggio a stravolgere questo dato di fatto.

Ma il post voto ci aiuta a comprendere anche un altro tassello importante del tanto celebrato “metodo Zedda”. Vista l’esiguità dei candidati alla carica di sindaco, stavolta è infatti emerso in maniera ancora più lampante che nelle precedenti elezioni che il centrosinistra per vincere le comunali a Cagliari ha bisogno del voto disgiunto proveniente da una parte (anche minima) degli elettori del centrodestra.

Come spiegarsi altrimenti la vittoria ampia delle liste del centrodestra e quella risicata del suo candidato? Se nel 2011 pezzi di Forza Italia avevano affossato Massimo Fantola e preferito la giovane promessa della sinistra, nel 2016 era stato lo stesso Zedda a inglobare nella sua maggioranza i sardisti di Christian Solinas e Gianni Chessa, stabilmente a destra e rivelatisi poi decisivi con il loro 7 per cento per la vittoria di misura al primo turno del sindaco uscente.

Stavolta il gioco stava per ripetersi. Ancora una volta il centrosinistra si è avvalso del consenso disgiunto arrivato da una parte del centrodestra (e le voci ricorrenti sono quelle che portano agli ambienti dell’ex sindaco Emilio Floris e della vista Venti20 del consigliere regionale Stefano Tunis), e per poco il cerchio non si stava nuovamente per chiudere.

 

E che questo guardare con interesse a destra sia stato un elemento costitutivo del Metodo Zedda lo ha spiegato bene lo stesso sindaco in una intervista pubblicata ieri dal Fatto Quotidiano. Alla domanda “Anche stavolta avete intercettato un forte voto disgiunto dal centrodestra. Non pensa che i compromessi del ‘modello Zedda con il mondo produttivo cagliaritano abbiano tolto entusiasmo a quella che era una “rivoluzione arancione?” sentite come ha risposto l’ex sindaco:

 “Un amministratore deve risolvere i problemi, dialogando con tutti. Secondo lei ho l’elettorato di sinistra? La ‘sinistra sinistra sinistra’ alle ultime Regionali ha preso lo 0,35 per cento. Il candidato ambientalista Cremone ieri ha preso l’1,8 per cento. Nel 2016 alcuni dirigenti della sinistra cagliaritana – area Rifondazione e Comunisti italiani – si sono presentati fuori dalla coalizione e hanno preso lo zero virgola”.

Ecco dunque un altro elemento del Metodo Zedda: insieme ad una narrazione sempre autoassolutoria, la necessità di avere i voti della destra per vincere e governare. Fingendo chiaramente di essere di sinistra, soprattutto in ambiti sensibili come quello dell’urbanistica e della pianificazione territoriale.

Su questo il centrosinistra cagliaritano dovrebbe riflettere, anziché baloccarsi dietro ai settanta voti che hanno consentito a Truzzu di vincere al primo turno. Ma dopo otto anni di autonarrazioni compiaciute mi rendo conto che tornare alla realtà può essere difficile, oltre che doloroso.

 

 

 

One Comment

  1. Tralascio la questione del riconteggio. Credo sia legittimo che Francesca Ghirra e le liste che la sostengono lo richiedano. Al riguardo il parere più equilibrato e condivisibile rimane quello del prof. Andrea Pubusa, da te [Vito] citato e linkato. Decidano loro. Invece, secondo me, la contesa all’ultimo voto tra i candidati sindaci proprio per lo scarto esiguo tra i due e considerati gli appoggi delle liste di entrambi, è vinta politicamente da Francesca Ghirra: nel confronto uno a uno al ballottaggio probabilmente avrebbe la meglio. Ma Francesca non ha la maggioranza dei consensi delle liste, questo è un dato certo, poiché complessivamente quelle in appoggio a Paolo Truzzu conquistano 6,79% in più. Non avrebbe vita facile un Sindaco privo di effettiva maggioranza consiliare, quand’anche la normativa premiante gli consentisse di “governare”. E allora? Salvo sconvolgenti riscontri sui verbali elettorali (vedremo gli esiti dei controlli della Commissione elettorale), dico che il centro sinistra dovrebbe accettare la sconfitta, prendendo atto che la situazione non è affatto disastrosa, se solo si è capaci di agire politicamente nella giusta direzione. Intanto perché il centro sinistra piazza una squadra di notevole livello: 7 donne su 13 (considerando la rinuncia di Paolo Frau e il subentro di Francesca Mulas), tutte persone di elevata scolarità e grande professionalità, con una media d’età di 40 anni, quasi tutti con esperienza istituzionale alle spalle, sostanzialmente privi di eccessivi legami di appartenza alle correnti partitiche (certo tutto da verificare, ma la vicenda di Matteo Lecis Cocco-Ortu, sopportato dal suo partito, che ottiene un consenso elettorale di oltre 1000 voti, è al riguardo significativa). Insomma questo gruppo consiliare, non so come articolato, ha, secondo me, le carte in regola, almeno potenziali, per costituirsi in “governo ombra” dell’amministrazione civica. Ovviamente a condizione che sappia collegare l’attività nel Palazzo con quella sul territorio. Ricercando la partecipazione popolare come prima cifra del suo operare. Uno dei primi impegni a mio parere dovrebbe essere quello di far approvare dal Consiglio comunale il “regolamento per la partecipazione dei cittadini alla cura, alla gestione condivisa e alla rigenerazione dei beni comuni urbani”, di cui Cagliari è priva in pessima compagnia con le peggiori amministrazioni comunali italiane. Non conosco la qualità della composizione della maggioranza. So solo che a molti del centro-destra non andrà certo a genio l’essere egemonizzati dalla destra e dal Sindaco Truzzu, almeno nella misura che si paventa per il passato dell’uomo più che per dichiarazioni o comportamenti in campagna elettorale. Peraltro la cifra elettorale del partito a cui appartiene, Fratelli d’Italia, è assolutamente non corrispondente alla realtà della composizione dell’elettorato cagliaritano, insomma un dato drogato. Per poco che so, nelle fila del centro-destra sono state elette anche persone sicuramente democratiche e di alto spessore culturale. Non credo che possano consentire più di tanto un’amministrazione becera o addirittura fascistoide. O almeno lo spero, ma tale deriva smaccatamente di destra non dovrebbe essere consentita da quanti nella nostra città si professano democratici. E non siamo pochi. Concludo con una annotazione su Massimo Zedda, che secondo me come amministratore ha avuto molti meriti: al tirare delle somme, un buon Sindaco. E’ però diventato “padre padrone” del centro sinistra, almeno nelle sue manifestazioni istituzionali, facendo molti errori. Ora non lo può più essere. Farà bene o danni da altre parti. E questo è un dato positivo per la squadra capeggiata da Francesca Ghirra, che si appresta a fare un’opposizione di cui abbiamo necessità come il pane. Speriamo. Se questo accadrà e non c’è molto tempo perché lo si faccia davvero, dobbiamo essere in molti a collaborare. Franco Meloni.
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