Spiagge e non cave. Sistemi di rimozione della Posidonia [di Carmelo Spada]
I giornali l’estate scorsa, in diverse occasioni, hanno pubblicato notizie di cafoni incivili arrivati in auto sulle dune delle spiagge della Sardegna in dispregio di questi delicati ecosistemi e in assenza di totale sensibilità ambientale. In simili occasioni è stata unanime l’indignazione dell’opinione pubblica e l’intervento sanzionatorio delle istituzioni preposte alla tutela. Ci permettiamo di sottoporre alla vs attenzione delle immagini emblematiche scattate, nelle settimane scorse, in una spiaggia della Sardegna classificata urbana, in occasione della rimozione della posidonia depositata dal mare. Il deposito è un fenomeno naturale e positivo: si stima che la sabbia contenuta negli accumuli di posidonia è superiore al 30% e in certe situazioni rappresenta l’unica immissione del ciclo sedimentario, quindi rimuoverli artificialmente é un danno all’ambiente. Nonostante queste evidenze scientifiche si procede a rimuovere questi accumuli e si opera anche con mezzi meccanici pesanti e, presumibilmente, anche quelli definiti nel codice della strada come “mezzi da opera” di alcune decine di tonnellate. Si tenga conto che nelle strade urbane generalmente vige il limite 3,5 tonnellate e 2,5, nei centri storici, proprio in considerazione della fragilità dei luoghi. Invece sugli arenili si vedono circolare mezzi che sarebbe logico operassero solo in un cantiere di movimentazione terra. Si parla tanto di comportamenti eco-sostenibili e di economia circolare, ma spesso tra le parole e i fatti c’è di mezzo un mare e…. un arenile. Gestire in maniera oculata e rispettosa delle caratteristiche ecologiche una spiaggia, significa combattere, innanzitutto, l’erosione costiera e al tempo stesso mantenere la qualità della sabbia che andrebbe etichettata come “sabbia biologica”, non contaminata da micro particelle e metalli rilasciati dagli attriti dei mezzi meccanici e dai copertoni. Una spiaggia mantenuta con “cura” può essere una strategia per qualificare arenili con certificazioni di qualità ambientale che andrebbero nella direzione delle ordinanze che vietano l’utilizzo delle plastiche monouso. Sarebbe un ulteriore e concreto salto di qualità. Chiederemo alla Regione Sarda di predisporre un’ordinanza regionale che abbia misure non derogabili per operare sugli arenili, quantomeno con la stessa delicatezza e progettualità che si riserva ad un centro storico. Chiediamo se questa nostra richiesta sia ragionevole. Ma c’è un’ulteriore considerazione sulla gestione dei litorali sabbiosi, in particolare, per quelli utilizzati per fini balneari. Le linee guida della Regione Sarda non prevedono una progettazione di dettaglio (si compilano una serie di schede) e neppure una direzione tecnica competente dei lavori di rimozione della posidonia: manca un report complessivo di valutazione degli interventi ex ante, in itinere, ex post. Infine, riteniamo vada nella direzione sbagliata e opposta – per combattere l’erosione costiera – una recente proposta di legge che vorrebbe eliminare, con troppa facilità, gli accumuli di posidonia e l’utilizzo a fini economici di essi o, peggio, il conferimento in discarica. E’ accettabile e condivisibile tutto questo? Per noi, no. Infatti riteniamo che si dovrebbe avere il coraggio di fare scelte chiare stabilendo il principio che in presenza di fenomeni erosivi, la posidonia depositata non debba essere rimossa, se presenti andrebbero eliminati i rifiuti di origine antropica e le plastiche. Simili scelte andranno spiegate ai residenti e ai turisti con specifici cartelli come già si assiste di scorgere in alcune parti della Sardegna. Si deve essere tutti consapevoli e responsabili effettuando e promuovendo un cambiamento culturale per consentire anche alle generazioni future di usufruire dei beni ambientali comuni. Le parole non bastano, servono fatti e leggi non derogabili. *Delegato Wwf Italia per la Sardegna
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S’ordinantza de pedire a sa RAS est meda prus de “ragionevole”. Ma chie at a cambiare is cumportamentos e sa mentalidade de sa “monocoltura” de s’aprofitamentu, de su carpe diem e “après moi le déluge”?
Un appunto piccolo piccolo. Un articolo corredato di foto dovrebbe riportare, sotto l’immagine, una didascalia minima. Dove si trova questo incubo?
Grazie.
La richiesta non solo è ragionevole, io direi sacrosanta; pensiamo anche che la posidonia depositata contiene una elevata salinità(dove la mettiamo?). Sarebbe interessante conoscere, al di là del danno ambientale che si provoca con la rimozione, quali sono gli utilizzì a fini economici di accumuli di posidonia, quali risultati e con che costi.