Suggerimenti di buonn senso alla giunta regionale della Sardegna: credere in un domani migliore [di Pietro Casula]
Spesso quello che più ci interessa, che più ci avvince non è tanto lo statement rilasciato dal tal politico, quanto il dibattito che ne consegue. Così come nei giorni scorsi il presidente Christian Solinas, dopo l’incontro con i rappresentanti dei lavoratori tenutosi a Villa Devoto per fare il punto sulle questioni dell’energia e dell’industria metallurgica, ha dichiarato l’arrivo del metano in Sardegna, subito e ad un costo favorevole. Però, scorrendo il documento pubblicato già nel maggio scorso da AREA – Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente – che contiene le linee di intervento per la regolazione dei servizi di distribuzione e misure del gas per il periodo 2020 – 2025, si apprende che non si prospettano soluzioni favorevoli per la Sardegna. Il governatore Solinas si è poi soffermato sulla graduale eliminazione del carbone che ha il limite nel 2025. „questo è un orizzonte ottimistico rappresentato dal Ministero dello Sviluppo Economico” – dice Solinas – “le nostre industrie e imprese hanno bisogno di avere certezza per i prossimi 10 anni per programmare gli investimenti. Quindi, se l’uscita dal carbone nel 2025 non è possibile, non dobbiamo avere paura di dire che abbiamo bisogno di arrivare al 2030”. Concetto, peraltro, ribadito anche da Anita Pili, assessora dell’Industria, che afferma: “…Vogliamo allungare l’uscita dal carbone al 2030 e contestualmente garantire la metanizzazione dell’Isola al fine di consentire alle nostre realtà di proseguire nel loro lavoro”. (?) A sostenere la realizzazione del metanodotto sono pronti segretari della Cgil, Cisl e Uil. I sindacati, uniti in coro, sono convinti che la rigassificazione sia l’unica scelta obbligata per garantire il rinnovamento del sistema energetico a vantaggio dei cittadini e delle imprese, in condizioni di sicurezza e stabilità. Mah! Devo confessare che faccio fatica a capire le intenzioni, il motivo vero che spinge questi signori a tali dichiarazioni non molto sensate, secondo me. Nel Dicembre 2014 la nostra Isola poteva contare 18 impianti idroelettrici, 43 impianti termoelettrici, 118 impianti eolici, 30222 impianti fotovoltaici per una richiesta reale di molto inferiore alla produzione complessiva. Il dato fondamentale che emerge dai numeri relativi al sistema di produzione energetica sardo è infatti questo: oltre il 46% dell’energia prodotta non serve all’isola e viene esportato verso la Corsica e verso il resto d’Italia. Il gas, quindi, è davvero così necessario? È davvero a vantaggio dei cittadini e delle imprese sarde? Contrariamente alle più elementari esigenze di misura suggerite dalla ragione, si impone il gas come la soluzione competitiva che l’economia mondiale – fatta eccezione parziale di Cina, India e Francia – e le multinazionali industriali e dei servizi stanno scegliendo per esternalizzare i costi della catastrofe della biosfera e abbindolare le popolazioni con il mito del ritorno alla crescita accompagnata dalla riduzione delle tariffe e delle tasse. Dopo gli accordi per non superare, per non andare oltre di 1,5°C, solo il gas — naturale, liquefatto, da scisto, da sabbie bituminose – avanza in una vera e propria guerra commerciale per prendere tempo fino al 2023 quando i firmatari di Cop 21 a Parigi, dovranno sottostare a vincoli e verifiche più stringenti. E intanto, noi, avanti a tutto gas. Entro Giugno 2020 sarà operativo il primo deposito costiero di gas naturale liquefatto (gnl) nell’area del porto industriale di Santa Giusta, a Oristano. Per il sindaco l’investimento – cofinanziato dall’EU – rappresenta una svolta epocale per il mercato dell’energia in Sardegna. Epocale! Già, ma in termini negativi. Evidentemente il primo cittadino, abbagliato dai milioni collegati alla metanizzazione della Sardegna, non tiene conto del fatto che acconsentire, approvare tale progetto con finalità puramente speculative, significa dare il via libera ad un vero e proprio scempio ambientale. Un bel rinnovamento, no? Una vera isola da sogno. Per crederci dobbiamo essere addormentati. *Movimento per la Sardegna – Sardi nel mondo. Neuss, 29.07.2019
|
Totu su spédhiu arrabiosu immoi de su gas est… po “cassai”e ponni in su contu currenti de is… leonis su muntoni de millionis in vista, ma fuedhendi de economia, de lavoro, occupazione (unu corpu de benna cincuxentus éurus. Esagerato! Eja, esagerau, fortzis, ma…), fuedhendi de risparmio, de ambiente, de sviluppo e chi più ne ha (de qui pro quo) più ne metta, de is Spa Leonis a is sindacalistas angionis e a is políticus… un’àteru –onis.
Ita importat si de sa Sardigna si esportat su 46% de s’energia chi produsit e no consumaus e teneus invecis bisóngiu mannu de àteru po bivi e traballai e fai progressu e no sviluppo macu? Ma se non serve per fare milioni!… Ca s’iscopu chi prus lis budhit a sos millionistos est cussu, e no de cambiare mestieri si no ischint fàghere àteru chi invetze bi at bisonzu meda. Sunt chei cudhu sonadore chi aiant pagadu pro sonare, e comintzat, e sighit e no ndhe l’agabbaiat prus a su puntu chi l’ant dépidu pagare e meda puru pro sessare. Lampu a malu chi est si totu s’iscopu est a fàghere cantu prus muntones mannos de dinari a costu de imbudhighinare su Pianeta che furru de còghere e a muntonarzu e s’umanidade a esércitu de disocupados e fintzas mortos de fàmine!