Insularità subito: i Sindaci al Governo Conte e al Parlamento [di Comitato per l’Insularità in Costituzione]
Decine di Sindaci hanno aderito alla proposta di esporre Venerdì 13 Settembre 2019 nei Palazzi municipali lo striscione “Insularità in Costituzione”. Sostegno unanime e diffuso per una mobilitazione imponente, con oltre 100 sindaci, ad una settimana dall’iniziativa, già schierati in favore dell’Insularità in Costituzione e decine di adesioni che continuano ad arrivare in queste ore. L’iniziativa del Comitato per l’Insularità presieduto da Roberto Frongia e Maria Antonietta Mongiu si rivolge direttamente alle Amministrazioni Comunali sarde, invitate, venerdì 13 settembre, a esporre davanti alla casa comunale lo striscione con su scritto “Insularità in Costituzione”. Invito accolto con grande e crescente entusiasmo. È infatti un grido forte, continuo, robusto, quello che si sta alzando dalla Sardegna, pronto a riecheggiare fino a Roma e oltre, verso Bruxelles. Il 7 settembre 2017 veniva posta la prima firma su quella che pian piano è divenuta la “battaglia dei sardi”, concretizzandosi nella proposta di legge di iniziativa popolare depositata in Senato per la modifica dell’articolo 119 della Costituzione (oggi ferma in Commissione Affari Costituzionali). Due anni dopo la firma, i sardi , finalmente compatti e coesi, consapevole della propria storia e della della propria specificità di isola al centro del Mediterraneo, pretendono di avere gli stessi diritti e le stesse opportunità di costruirsi il proprio futuro degli altri italiani.. Oggi la Sardegna ha urgenza di vedersi riconosciuto un diritto, l’insularità, e questo può avvenire attraverso la modifica della Carta Costituzionale, l’unico modo per colmare gli svantaggi che non consentono alla Sardegna di progredire. Tutta la classe politica nella sua interezza, senza colore né distinzione alcuna, ha accettato questa sfida epocale e insieme al mondo della cultura, delle imprese, dello sport, dell’Associazionismo, delle Università, ha seguito una strada tracciata lungo binari nuovi, di certo capaci di aprire scenari inediti. La battaglia per l’insularità è quindi proiettate non tanto o non solo sul presente quanto sul futuro. Una battaglia che secondo i promotori deve toccare le coscienze di ogni sardo perché ogni sardo può fare qualcosa per cambiare il futuro dell’Isola. L’appello rivolto ai Comuni trova senso proprio inserito nel solco della lungimiranza e del bene comune. “Non solo un gesto simbolico, ma l’occasione per urlare con chiarezza che non siamo più disposti a restare silenti e proni di fronte ad un parlamento che si disinteressa del nostro presente e del nostro futuro. L’inserimento del principio di insularità in Costituzione è il fondamento su cui si basano i diritti dei sardi e rappresenta l’elemento fondante della strategia politica, economica e sociale della regione per i prossimi anni. Per questo motivo da oggi deve cambiare radicalmente il nostro atteggiamento di fronte allo Stato centrale assai distratto”, spiega il Presidente del Comitato Roberto Frongia. Sulla stessa linea la Presidente del Comitato Scientifico Maria Antonietta Mongiu, secondo cui “davanti a una battaglia epocale come questa serve unità. L’insularità è una condizione che produce ritardi di sviluppo sociale ed economico e fa dei sardi cittadini con diritti ridotti e affievoliti rispetto ai cittadini della terraferma. Dal riconoscimento del principio di insularità dipende molto dello sviluppo della Sardegna e delle future generazioni ”. È questo quello che chiede il Comitato ed è questo quello che vogliono le migliaia di sardi che fino a oggi hanno lottato per poter un giorno leggere in Costituzione la dicitura: “Lo stato riconosce il grave e permanente svantaggio naturale derivante dall’insularità e dispone le misure necessarie a garantire un’effettiva parità ed un reale godimento dei diritti individuali inalienabili”
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Mai manchet a Sardos sa ‘politica’ de CampaCavallo che l’erba cresce ca no nos bastat mai totu s’abba chi amus pistadu pranghindhe prus de unu séculu e mesu pedindhe a su domíniu chi li serbimus comente li andhat bene!
Ma sa “insularità” de sa Sardigna no est in sa geografia de era geológica de su pianeta Terra? O sigomente calicunu l’at batizada “quasi un continente” nois, con orgoglio, bi amus crétidu e mai amus dadu un’abbaidadedha a una cartina e ischimus it’est continente ma no it’est ísula? E no bi est iscritu in sa Legge costituzionale n. 3 del 26 febbraio 1948 chi in s’art. 10 narat «La Regione, al fine di favorire lo sviluppo economico dell’Isola, può disporre, nei limiti della propria competenza tributaria, esenzioni e agevolazioni fiscali per nuove imprese.» e in su 13 narat «Lo Stato col concorso della Regione dispone un piano organico per favorire la rinascita economica e sociale dell’Isola.»? O est cosa chi ignorantes e istruidos no ant mai mancu lézidu?
O at a èssere chi pro fàghere sa ‘politica’ de CampaCavallo semus macos che cadhu ‘istudiados’, ignorantes, ‘intellettuali’ e ‘politici’? O at a èssere chi no ischimus ancora mancu inue zughimus sos pes (e prus pagu si zughimus mancu conca e ne inue), no ischimus mancu chie semus (si bi semus e si semus, cosa chi po Descartes tiat èssere a “cogitare”) e timimus fintzas s’umbra nostra e no solu sa libbertade e responsabbilidade chi nos tocat de diritu e de dovere? Un’àtera ipótesi est chi fossis semus zoghendhe.