Attila ritorna [di Franco Masala]

Attila foto

Quattro edizioni in trent’anni (1847-1876), poi il silenzio durato fino ad oggi quando il Teatro Lirico ha finalmente ripreso Attila (1846), una delle opere degli “anni di galera” di Giuseppe Verdi, ormai in repertorio dopo la magistrale ripresa fiorentina di Riccardo Muti nel 1972.

Non un capolavoro sicuramente ma, come diverse opere del giovane Verdi, una palestra di sperimentazione che riguarda personaggi e situazioni. Si pensi alla tempesta e all’alba sulla laguna dove sorgerà Venezia o all’incontro tra Attila e il legato del Papa; o ancora alla maschia figura della protagonista femminile, Odabella, alla pari con il re unno. Una cura particolare nella strumentazione e alcune scene d’assieme efficaci completano il quadro.

Certo, poi rimangono un terzo atto sbrigativo e veloce, incongruo anche dal punto di vista drammaturgico, e alcuni effetti musicali poco raffinati ma si sente che il Macbeth è alle porte non solo cronologicamente (ma anche nella realtà: sarà infatti la prossima opera del cartellone cagliaritano).

Alti e bassi nella realizzazione musicale. Donato Renzetti regge orchestra e coro con il consueto mestiere, abusando talvolta di clangori che non fanno buon servizio al giovane Verdi. Impegnato anche il coro delle voci bianche del Conservatorio di musica cagliaritano diretto da Enrico Di Maira. I migliori in campo sono Susanna Branchini (Odabella) e Giovanni Meoni (Ezio).

Il soprano, alle prese con una sortita irta di salti d’ottava terribili, esce vittoriosa da una prova tutt’altro che facile con bella vocalità e notevole slancio mentre Meoni si distingue per una dizione scandita e una voce piena che danno ottimo rilievo al personaggio.

Corretto ma senza particolari meriti l’Attila di Marco Spotti che ha la ventura di guidare il bel concertato del finale secondo (cosa piuttosto rara per un basso), e non del tutto a fuoco Angelo Fiore (Foresto) che, ad onta di una voce dal timbro gradevole ma molto chiara, presenta qualche problema di interpretazione e credibilità di un personaggio che già è anemico di suo. Enrico Zara e Luciano Leoni completano onorevolmente il cast.

La messinscena, in coproduzione con l’Opera di Stato della città bulgara di Stara Zagora, è stata affidata a Enrico Stinchelli, conduttore della notissima trasmissione radiofonica “La Barcaccia” dove è sempre pronto a criticare il lavoro altrui. Non ci pare che la sua regia sia particolarmente centrata, sospesa come è tra modi antiquati e tentativi di modernità.

Aiuta poco la scenografia di Salvatore Russo, un impianto bloccato con due scalinate curvilinee e un misero porticato a colonne che, al massimo, suggeriscono movimenti risibili: un gruppo corale a destra e uno a sinistra, un’uscita a destra e una a sinistra e così via.

Le proiezioni di Sergio Metalli disturbano fin dal preludio a sipario aperto secondo una moda dilagante che impedisce il raccoglimento musicale di ogni inizio d’opera, e sono talvolta poco consone, adattandosi male alla scena di base. Una caduta di gusto sono poi le ragazze che si rotolano sui gradini durante la bellissima aria di Odabella ad apertura del primo atto. Completano le coreografie di Luigia Frattaroli, poco riuscite rispetto alla prova fornita recentemente ne Lo Schiavo. Forse un bello spettacolo nella tradizione ottocentesca sarebbe stato meglio. Successo cordiale.

*Foto di Priamo Tolu ©

Attila dramma lirico in un prologo e tre atti libretto Temistocle Solera, dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner musica Giuseppe Verdi

venerdì 27 settembre, ore 20.30 – turno A

sabato 28 settembre, ore 19 – turno G

domenica 29 settembre, ore 17 – turno D

martedì 1 ottobre, ore 20.30 – turno F

mercoledì 2 ottobre, ore 20.30 – turno B

giovedì 3 ottobre, ore 19 – turno L

venerdì 4 ottobre, ore 20.30 – turno C

sabato 5 ottobre, ore 17 – turno I

domenica 6 ottobre, ore 17 – turno E

Teatro Lirico di Cagliari

 

 

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