Sul governo del territorio, la Costituzione e lo Statuto sono l’unica bussola [di Franco Boero]
A vent’anni dalla scomparsa di Craxi e con la santificazione in corso, non ho rimpianti, nonostante fossi e sia socialista convinto. Forse perchè minoritario, di parte lombardiana. Non ho mai fatto vita di partito e, dopo la laurea e un pubblico concorso, ho fatto il tecnico. Perciò ho solo nostalgia per quelle regole nel governo del territorio che, quando gli uffici tecnici erano competenti e autonomi, hanno impedito la totale svendita della Sardegna. Uno sguardo intorno non fa intravvedere grandi politici o grandi passioni politiche ma una diffusa dipendenza dei tecnici da coloro che vincono le elezioni in comune, in regione, o in parlamento. Trovo la faccenda incomprensibile e strana perché si tratta di politici improvvisati o con scarso carisma, appartenenti spesso a partiti di una stagione e già predisposti a cambi di casacca o alla regola non scritta di trasformarsi in razza padrona, da far impallidire i più cinici dei craxiani. In Sardegna è di evidenza che forze di diverse appartenenze istituzionali e sensibilità un tempo distanti anni luce, oggi condividono quasi tutto dalla “dorsale del gas” alla cementificazione, persino delle campagne e delle coste. Naturalmente in nome di uno sviluppo di cui nessuno sa nel dettaglio contenuti, prospettive, orizzonte. Nel mentre dei miei tre figli due si sono laureati e accasati fuori. Leggendo il Disegno di legge che proroga ancora una volta il Piano casa, promosso da Cappellacci e rinnovato da Pigliaru, una sorta di legge che da tempo governa abusivamente il territorio, mi chiedo se il governatore Solinas e l’assessore Sanna abbiano staff all’altezza che gli evitino l’accusa di essere inadeguati al ruolo che ricoprono. Oppure se si tratta solo di sciatteria nella convinzione di farla franca vista l’incompetenza ai diversi livelli. Come sa infatti ogni studente di Giurisprudenza e di Ingegneria esistono in Italia norme, operative anche in Sardegna, che impediscono a questo Ddl di muovere persino i primi passi. Perché allora nessuno della variegata compagine al governo della Regione impedisce al presidente e al suo assessore tali pasticci giuridico – normativi e taccia pur sapendo che saranno tutti travolti da norme sprezzanti delle più elementari norme costituzionali? Non sorprende contemporaneamente la flebile e inadeguata voce dell’opposizione di centro sinistra perché, come è noto ad ogni tecnico di ogni comune della Sardegna, fino alla fine della legislatura, la giunta Pigliaru era certa che il suo Ddl, parimenti incostituzionale nel cercare di smontare il PPR, sarebbe passato. Così non è stato e il centro sinistra è stato battuto alle elezioni con uno scarto come nessuno mai nei 70 anni della storia autonomistica. Ma di questa sconfitta, delle ragioni e delle responsabilità in capo alla giunta Pigliaru nessuno vuole discutere. La pasticciata e inconcludente maggioranza attualmente al governo della Regione mette insieme personaggi di lunghissimo corso, di lungo e di medio, infine altri inventati all’ultimo minuto. Comprende mosche cocchiere riformiste e di garanzia “a singhiozzo” che ogni due per tre si richiamano alla Costituzione e alle riforme. Senza mai guardare dentro la maggioranza di cui sono parte attiva per verificare se rispetta la prima e attui seriamente le seconde. Alcuni sono nel tempo diventati bisnonni, resilienti persino a improvvisati disegni di legge. Persino chi ha dato il nome a decreti in materia urbanistica, tace di fronte a norme che in altri momenti facevano saltare maggioranze o sarebbero state definite cialtrone. Perché è chiaro che il Ddl prodotto dalla giunta Solinas a dicembre sancisce che la vera ragione sociale che tiene insieme questa maggioranza, al di là delle anime belle e delle dichiarazioni di principio, è: “incrementare le volumetrie ovunque: nelle zone agricole e nelle zone turistiche, entro e fuori dai 300 metri dalla battigia, nelle zone H di rispetto e nei centri di antica e prima formazione”, come hanno scritto in queste pagine Biggio, Multinu, e prima di loro Numerico. Fra tutte impressionanole le norme che vorrebbero far sparire la varietà dei paesaggi agrari della Sardegna nel momento in cui nel mondo si cerca di recuperali per garantire le risorse alimentari da cui tutti dipendiamo. La Sardegna in particolare che a leggere le statistiche importa gran parte dei prodotti che consuma. Per la giunta Solinas invece tutto quello che non è centro abitato deve essere nella disponibilità del cemento. Che dire poi delle norme che riguardano le zone turistiche. Niente programmazione ma solo aumento a go-go delle volumetrie residenziali entro la fascia dei 300 m dalla battigia con la realizzazione persino di interi appartamenti nei sottotetti o negli scantinati (sic!), con intromissioni nei Puc approvati, interferendo su centri matrice o edifici identitari. Si potrebbe anche continuare ad elencare le cialtronerie contenute in questo ginepraio normativo; ma mi sovviene il fermo immagine su una foto pubblicata giorni orsono da L’Unione Sarda: Mario Melis, Emanuele Sanna, Giovanni Nonne, Bettino Craxi, in b/n, alla Fiera campionaria di Cagliari nel 1987 . La discussione allora era la centralità della Sardegna nello sviluppo della sponda sud del Mediterraneo. Oggi riguarda se svenderla ai ceceni o ai qatarioti perché persino quella Fiera campionaria è in via di dismissione insieme alla Sardegna .
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