Per Gigi Cerlienco [di Aldo Lino]
Venerdì 7 febbraio alle ore 16,30, nell’Aula Magna del Dipartimento di Matematica dell’Università di Cagliari, Palazzo delle Scienze, via Ospedale 72, verrà presentato il libro di Luigi Cerlienco “Briciole. Matematica e altre curiosità”. Coordina il matematico prof. Lucio Cadeddu. Intervengono Giuseppe Mezzorani, fisico, Guido Pegna, fisico, e l’editore dott. Leonardo Mureddu, Xedizioni. Sono trascorsi quattro mesi da quando ne è andato un amico che è riuscito a trovare uno spazio nel cuore di tutti noi. Rigoroso con gli altri, ancora più rigoroso ed esigente con se stesso, amante del giusto, intollerante del più o meno, dell’approssimazione. Abbiamo conosciuto Gigi nella sua bella casa di Bosa, vicino alla piazza del monumento. Giorni passati a sentire il suo racconto, accoccolati sulle vecchie sedie impagliate di quel sobrio arredo, sedie che ogni tanto si rompevano e lui riparava con sapienza artigiana. A sentire il racconto della vita sua e della sua famiglia, a sentire degli zii bosani e del filè esportato in America, degli aquerelli del padre Nino che con minuzia calligrafica illustravano velieri nel porto di Bosa, della sua esperienza di docente in Somalia, degli anni ad Arborea; a sentire della sua fanciullezza trascorsa come allievo delle scuole salesiane, della sua insofferenza per l’Università, i suoi meccanismi, la sua popolazione,a sentire della sua passione per la matematica, l’algebra, la geometria… Inarrestabile e impetuoso fiume di parole, di fatti, di situazioni, di episodi, talvolta importanti, talvolta futili, scene di ordinaria vita quotidiana,ma intriganti a tal punto da tenerci incollati alla sedia,senza parole e incapaci di interloquire perché poca cosa le nostre rispetto alle sue,in quei lunghi dopocena della calura bosana, appena mitigata dal frullio delle pale di un ventilatore e dal fumo della spirale di piretro accesa per difenderci dalle zanzare. E insieme al racconto del passato, del suo passato e di quello della sua comunità familiare e sociale fatta di artisti e artigiani noti anche oltre il nostro mare, (dove affioravano con frequenza i nomi di Olimpia, Federico, Pino e Melchiorre Melis, la sua origine fatta di suggestivi episodi vissuti fra mille peripezie dal padre Nino,la dolcezza della madre Bianca che lo tira su, piccolo birbante nelle brume della bonifica oristanese) manifestava il desiderio, il desiderio di ricostruire la casa alla vigna, nelle morbide campagne di Planargia, fra le ordinate tessiture delle viti e il mutevole argento degli ulivi, campagne che guardano a occidente accogliendo il vento maestro,per godere dello spettacolo del sole che si tuffa nel mare. Una casa ormai andata in rovina, rudere o poco più di una antica casa contadina, eppure ancora vivo era il ricordo della vita della sua famiglia in quel luogo e in quella casa, che lui sentiva il dovere e il piacere di ricostruire nelle sue mura e nel giardino intorno, quasi per fare un salto indietro e ritrovarsi fra i suoi cari, ancora seduti in cerchio sull’aia nelle sere d’ottobre, a togliere il mallo alle mandorle e alle noci, e ormai soltanto popolo del ricordo, ma di un vivo, piacevole ricordo. Laboriosa fabbrica che ha intrapreso con passione, progettandola prima e costruendola poi, un po’ trasformando quello che restava, un po’ inventando spazi per le sue esigenze, vigilando il cantiere da una piccola tenda azzurra, piantata lì come baracca di cantiere, insieme alla sua Angela, che lo ha sostenuto nella caparbietà e nella determinazione a raggiungere la meta, quasi che questa costruzione fosse l’ultima opera della sua vita, la realizzazione di un sogno. Ed è arrivato a vederla completata, pronta per ospitare amici e famigliari con piacere e col sorriso, per restituirla infine come dono ai figli e ai carissimi nipoti. E, come frequentemente succede, realizzato finalmente il desiderio di una vita, siamo spesso aggrediti da una bestia, e una bestia si è impadronita di lui, del suo corpo, del suo fisico, del suo respirare, del suo parlare…ma non del suo spirito, della sua tempra intellettuale, della sua laica speranza. E così, nonostante questo malanno, questo malanno impietoso, ha continuato, ha continuato ad osare, ha continuato a saper osare, a osare sapere. A raccogliere per iscritto la sua esperienza di insegnamento e di ricerca, le riflessioni maturate in lunghi anni di studio sulla sua disciplina,la matematica, l’algebra, la geometria. Tentando, e riuscendo talvolta, a farla essere materia divulgabile,comprensibile anche dai non specialisti, a partire da paradossi irrisolvibili, come quello del barbiere che, nel villaggio,fa la barba a tutti quelli che non se la fanno da soli e nessuno sa chi fa la barba al barbiere… E non solo, anche Achille e la tartaruga, il triangolo di Tartaglia, la trisezione di un angolo, il numero aureo e la spirale di Fibonacci,a tassellata e la parchettatura con l’aquilone e la freccia, la nitroglicerina, le mappe della metropolitana, Primo Levi, Lewis Carrol e Raimond Quineau… E insieme una infinita serie di commenti e interpretazioniad alcune questioni o problemi che quella disciplina,– per lui una Filosofia che interpreta il mondo e la vita –,problemi che quella disciplina pone, affronta, risolve e talvolta lascia aperti. Briciole le ha chiamate, minuzie residue di un grande banchetto,arrivando a scriverne quasi quaranta, quasi seicento pagine di testo,chiamando anche a concorso qualche amico per delle briciole extra. Storie di vita, piccoli pensieri e importanti ragionamenti, tutti insieme. Raccoglierli in un libro è stata ragione di lotta, forse unica ragione di lotta, contro la bestia, nell’impegno foscoliano a lasciare traccia e senso di sè, nell’impegno a non disperdere la storia della famiglia, di cui sentiva, unico depositario, la responsabilità di trasmissione. Teniamo tutti nel cuore questo suo ultimo messaggio,queste meravigliose briciole del suo pensiero, che adesso abbiamo in mano, impaginate e rilegate con la cura a cui tanto teneva,cura che solo chi ama veramente i libri può comprendere. Il suo ultimo, prezioso, impagabile dono per noi. Dalla biografia riportiamo:“Di origini dalmate da parte del padre – la famiglia di origine veniva da Sebenico e si chiamava Crljenko – Luigi Cerlienco è nato nel 1944 a Bosa. La nonna materna, Olimpia Melis, era un’abile ricamatrice e imprenditrice del filè, il prezioso ricamo su rete della tradizione bosana. Luigi si trasferirà a Cagliari per gli studi superiori e universitari, e poi per il resto della vita, ma resterà sempre semire legato al paese natale e alle sue tradizioni. Laureato in matematica, è stato docente di Geometria e Algebra all’Università di Cagliari, dove ha svolto gran parte della sua attività didattica e di ricerca. Ha collaborato con alcuni matematici di fama mondiale, tra cui Gian Carlo Rota e Maurice Mignotte, e ha pubblicato numerosi lavori scientifici su prestigiose riviste internazionali. Nei primi anni ’90 aderì a un programma di insegnamento che comportava il trasferimento in Etiopia per alcuni anni. Oltre alla matematica, le grandi passioni di Cerlienco sono state la cultura in generale, con particolare riguardo per la filosofia e la musica classica, mentre nel privato è stato un cultore della buona cucina, della rilegatura dei libri e della fotografia, oltre ad essere un abile cercatore di funghi”.
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