Attualità dei Pagliacci tra realtà e finzione [di Franco Masala]

FOTO

Sette anni dopo la rutilante e sovrabbondante messinscena di Franco Zeffirelli ritorna sul palcoscenico del Teatro Lirico di Cagliari il capolavoro di Ruggero Leoncavallo, Pagliacci (1892). Come la prima volta (Teatro Cerruti, 1893) è rappresentato senza alcun abbinamento e, quindi, dopo meno di un’ora e mezza di spettacolo “tutti a casa” tanto più che i due atti sono eseguiti senza intervallo.

Considerato che nel 2019 è caduto il centenario della morte del compositore non sarebbe stato male inserire una rievocazione di brani sinfonici e corali delle sue opere, ormai dimenticate ma degne almeno di un interesse storico.

Guardando il bicchiere mezzo pieno, si può cogliere l’occasione per una attenzione esclusiva all’opera di Leoncavallo, verista nel soggetto ma non nella musica (che certo verista non può essere). L’aspetto più interessante è la presenza di due piani differenti: l’azione drammaturgica e il teatro nel teatro, ciascuno risolto con linguaggi musicali che si intersecano.

Il contrasto è ancor più sensibile per la presenza di musica à la manière del Settecento leggera, galante e tale da anticipare riprese analoghe in Puccini, Mascagni, Giordano, Cilea, Wolf-Ferrari o Richard Strauss tra fine Ottocento e primo Novecento mentre nel rapporto tra le maschere e il loro doppio aleggia Luigi Pirandello.

Non mancano gli accenni di sapore classico con il prologo e il coro che dialoga con i protagonisti, e un linguaggio letterario colto che ricorda, nella ballata di Nedda, anche il Pascoli di Myricae. Tutto si svolge in tempo reale mantenendo perfettamente le unità aristoteliche, anche nella parentesi del teatro nel teatro di ascendenza shakespeariana innestata nella vicenda realistica.

Musicalmente si segnala il ritorno del maestro Lü Jia dopo parecchi anni: la direzione induce a qualche lentezza di troppo e riesce meglio negli squarci sinfonici. Orchestra, coro e coro di voci bianche, istruiti da Donato Sivo ed Enrico de Maira, forniscono una prova adeguata.

Fra gli interpreti la palma va al tenore Matteo Falcier che, a fronte del piccolo ruolo di Peppe/Arlecchino, risolve il personaggio con bella voce e perfetta intonazione anche nella insidiosa serenata. Meno centrati Canio e Nedda impersonati da Walter Fraccaro e Rachele Stanisci con una tendenza a cantare tutto sfogato che talvolta li mette in difficoltà nella parte alta della tessitura vocale; i personaggi vengono fuori comunque anche sul versante attoriale.

Marco Caria risolve con misura le battute comiche di Taddeo senza gli eccessi che spesso accompagnano questo ruolo ma avrebbe potuto sfoggiare qualche mezza voce soprattutto nella seconda parte del Prologo, intimistica e sognante. Andrea Borghini è un buon Silvio mentre i due contadini di Paolo Floris ed Enrico Zara completano la locandina.

L’allestimento odierno, proveniente dal Teatro Regio di Torino, segnala la regia di Gabriele Lavia ripresa da Daniela Zedda con una scenografia che ci conduce in una periferia urbana devastata dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale con muri diroccati dove campeggiano ancora segni della propaganda fascista con un “Vincere” e manifesti e con lo scheletro di una palazzina sventrata che ricorda certe architetture dei dipinti di Mario Sironi (scene e costumi di Paolo Ventura, luci di Andrea Anfossi riprese da Andrea Ledda).

Tutto è pronto per la rappresentazione di uno “squarcio di vita” grazie anche all’arrivo di un carretto trainato da un asino con la scalcinata compagnia di guitti per continuare con una regia che senza grandi voli sviluppa la vicenda adeguatamente, facendo riflettere su situazioni tutt’altro che dissimili ai giorni nostri. Successo notevole con grandi e rituali applausi dopo “Vesti la giubba”.

La recita è stata dedicata al tenore Marcello Giordani (1963-2019) – recentemente scomparso – che avrebbe dovuto interpretare Canio.

*Foto Priamo Tolu ©

Pagliacci

dramma in un prologo e due atti

libretto e musica Ruggero Leoncavallo

teatro Lirico Cagliari

venerdì 28 febbraio, ore 20.30 – turno A

sabato 29 febbraio, ore 19 – turno G

domenica 1 marzo, ore 17 – turno D

martedì 3 marzo, ore 20.30 – turno F

mercoledì 4 marzo, ore 20.30 – turno B

giovedì 5 marzo, ore 19 – turno L

venerdì 6 marzo, ore 20.30 – turno C

sabato 7 marzo, ore 17 – turno I

domenica 8 marzo, ore 17 – turno E

Le recite per le scuole prevedono l’esecuzione integrale dell’opera e sono previste per martedì 3 marzo e venerdì 6 marzo alle ore 16.

 

 

Lascia un commento