Coronavirus in Sardegna, qual è la catena di comando? Il disastro nella comunicazione fa temere il peggio [di Vito Biolchini]

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Anche in Sardegna l’epidemia di Coronavirus inizia a prendere velocità. Giovedì scorso (appena tre giorni fa) erano 39 i sardi infettati, stasera siamo già a 80 e si contano dolorosamente le prime due vittime. Tutto fa ritenere che nelle prossime due-tre settimane la progressione sarà rapidissima, i contagi tendono a raddoppiare ogni tre giorni. Emotivamente, siamo pronti ad affrontare questa prova?

Una comunicazione puntuale può fare molto a riguardo. Eppure, la Regione Sardegna si ostina a girare la faccia dall’altra parte. E qui non si tratta di aver adottato un “diverso registro comunicativo” rispetto alle altre regioni, come ha affermato ipocritamente qualche giorno fa su Videolina il presidente della Regione Christian Solinas (ecco lo speciale, per chi se lo fosse perso).

La verità è che la nostra amministrazione regionale sta perdendo clamorosamente la battaglia della comunicazione e tutto questo alla vigilia di una escalation di contagi che rischia di travolgere l’opinione pubblica isolana, finora sedata da un atteggiamento che vuole essere rassicurante ma che in realtà è soltanto irresponsabile.

Dei tre soggetti chiamati a governare l’emergenza (Regione Sardegna, Ats Sardegna e Protezione Civile), soltanto il primo ha una pagina Facebook (https://www.facebook.com/regioneautonomasardegna/), peraltro riaperta in fretta e furia dopo una inopinata chiusura, e nella quale vengono date solo poche informazioni di rito o di natura burocratica. Alle domande degli utenti nessuno dà mai risposta. Mai. E questo, ad esempio, mentre ieri nei porti del continente si vivevano dei momenti di vero delirio.

Sulle inefficienze del Numero Verde 800 311 317 la letteratura è vasta. Da giorni tutti ne lamentano l’inefficienza ma dalla Regione non sono mai giunte notizie di un suo potenziamento. Si può sapere quante persone rispondono? E quante persone hanno chiamato finora? Mistero.

L’Ats (Azienda Tutela Salute) governa gli ospedali pubblici sardi, non è su Facebook ma è su Twitter: l’ultimo cinguettio è del 1° ottobre 2019. Sei mesi fa. Incredibile. Non solo: riguardo il Coronavirus, nella sezione notizie del sito dell’Ats (https://www.atssardegna.it/notizie/) sono presenti la miseria di sei post, pubblicati negli ultimi diciassette giorni. Se volete essere informati in tempo reale sullo stato dei nostri ospedali, avere informazioni utili su dove andare e cosa fare in caso di necessità, non potete fare affidamento sull’Azienda Tutela Salute della Sardegna. Pazzesco.

E la Protezione Civile regionale? Si è dotata di un sito dedicato (https://emergenzacoronavirus.regione.sardegna.it), anche sufficientemente aggiornato ma alcuni link non portano da nessuna parte. Quantomeno però, ci provano. Questo sforzo messo in campo dalla Regione Sardegna sulla comunicazione è largamente insufficiente. E non denota “un diverso registro comunicativo” ma rischia di rispecchiare invece un limite evidente nella governance del sistema.

Presidenza della giunta (Christian Solinas), assessorato alla Sanita (Mario Nieddu), Ats (Giorgio Steri) e Protezione Civile (Antonio Belloi): qual è la catena di comando? Chi deve fare che cosa? Chi prende le decisioni e chi le deve comunicare agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine, ai cittadini? Chi sono i consulenti scientifici dell’amministrazione? Perché gli ospedali siano diventati i luoghi meno sicuri, in cui si sono infettate decine di persone? Fatalità o errori? Nessuno lo sa. E nessuno osa chiederlo. Anche perché in Sardegna, diversamente da altre regioni, non viene fatto un “punto stampa” quotidiano. Non c’è praticamente nulla.

Morale della favola: il presidente Solinas inonda le redazioni di comunicati ma la Regione non risponde alle domande “vere” che arrivano dai cittadini. Questo è preoccupante: perché comunicazione e organizzazione sono la faccia della stessa medaglia. E se la prima è disastrosa, c’è il rischio concreto che lo sia anche la seconda.

 

 

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