Il gabbiano di via Manzoni [di Maria Teresa Marcialis]
Cagliari 24 aprile 2020. Nel praticello sotto casa giace la salma di un gabbiano. Sta lì, biancheggiante e via via più scomposto, dal 14 marzo, da quando è scoppiata la pandemia. La Terrazza Pierpaolo Pasolini, poeta, scrittore, regista (così si chiama questo luogo) è stato chiuso, nessuno vi è più potuto entrare, né cani abbaianti, né umani ciarlieri, né giardinieri più o meno affaccendati né operatori ecologici. Il giardinetto è verdissimo, più di prima. L’erba è ricresciuta selvaggiamente in siepi sempre più folte che si avvicinano progressivamente e fanno un’unica siepe. Passeri, cornacchie, uccelli senza nome e ora rondini si sono riappropriati degli spazi; soltanto loro si accostano alla salma forse incuriositi, chissà, cinguettano e becchettano, poi si allontanano: non sono in grado di rimuoverla. Il tempo sta appiattendo il gabbiano nella forma e ne disperde a poco a poco gli organi; il sole, la pioggia, il vento lo stanno scomponendo: solo il bianco rimane inalterato e splende nel verde scuro dell’erba. Questo povero gabbiano è un po’ il simbolo del Coronavirus che ci sta soffocando tutti, vivi e morti, malati e non malati, contagiati e non contagiati. Ma pieni di aspettative e di speranze. E io aspetto il giorno in cui, riacquistata la sua sagoma, reintegrato nella compiutezza del suo corpo, riaggiustate le sue ali, ricomposte le sue piume, il gabbiano del giardinetto a poco a poco si solleverà, spiegherà le ali, si leverà in volo e riconquisterà il suo luogo naturale, l’infinità del cielo. In quel giorno la pandemia del Corona virus finirà. *Filosofa. Università di Cagliari
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Testo semplicemente affascinante