Parenti Congiunti Affini, sì. Amici, mai [di Franco Masala]
Finalmente, era ora. Da tempo immemorabile desideravo fare una visita ai miei amati (?) cugini di sesto grado e mancava sempre il tempo o l’opportunità. Adesso, il Dpcm – diabolico acronimo che sta per Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri – lo consente pur con la dovuta distanza regolamentare e l’uso della rituale mascherina. Via, non vorremo pretendere troppo? Peccato che non sappia neppure dove i cugini abitano né, tanto meno, ne conosca l’aspetto fisico poiché non li ho mai visti. Potrò una buona volta colmare la lacuna grazie al Dpcm. Non potrò invece andare a trovare Maria, 94 anni portati con leggerezza e ironia, alla quale mi lega un’amicizia che supera i quattro decenni, neppure con il distanziometro d’ordinanza. Poco importa che abbiamo avuto una consuetudine quotidiana per decenni nei corridoi della stessa scuola. Non valgono le innumerevoli uscite comuni per visitare mostre e musei, luoghi artistici e siti archeologici. Né ha alcun senso la condivisione dell’ombrellone estivo, epicentro di risate e benevole maldicenze sui “tipi da spiaggia”. Niente di tutto questo perché il famigerato Dpcm contempla solo i parenti e sostiene che tra amici non vi siano “affetti stabili” che, invece, notoriamente sono sempre presenti tra parenti alla lontana che non si vedono mai. Insomma, Parenti Congiunti Affini, sì. Amici, mai. Allora mi permetto di suggerire una modesta proposta al PCM: anziché l’autocertificazione per le uscite di necessità non sarà il caso di recare sempre con sé il proprio albero genealogico? *Silvestro Lega, La visita, 1868, Roma, Galleria d’Arte Moderna © |