L’isola dei pirati [di Costantino Cossu]
Il manifesto 4 giugno 2020. L’isola dei pirati, dei bucanieri del cemento che dalle coste della Sardegna hanno ricavato, in passato, oro a palate e che altrettanto vorrebbero continuare a fare per il futuro con l’aiuto della maggioranza Lega, Partito sardo d’Azione, Forza Italia e FdI che governa la regione. Siamo all’ennesimo assalto ai litorali, che, come al solito, passa attraverso lo snaturamento del Piano paesaggistico regionale (Ppr) del 2004. Ma vediamo qual è la strategia dei bucanieri. Nei giorni scorsi il centrodestra ha presentato in consiglio regionale una proposta di legge con un titolo che all’indicazione di un piatto intento burocratico abbina una strabiliante intenzione ermeneutica: “Modifiche alla legge regionale 20 dicembre 2019 numero 22 e norme di interpretazione autentica del Piano paesaggistico regionale”. Traduciamo: le “modifiche” altro non sono che una proroga. L’interpretazione “autentica” mira a scardinare il Ppr. Cominciamo dalla proroga. E’ quella del cosiddetto Piano casa, che è, come si ricorderà, invenzione berlusconiana, tirata fuori nel 2008 dal cilindro del governo per “dare sostegno all’economia mediante il rilancio del settore”. Invenzione fatta propria, nel 2009, da una giunta regionale sarda di centrodestra e che poi si è trasformata in un provvedimento ordinario, rinnovato di anno in anno da tutte le giunte che si sono susseguite, compresa quella di centrosinistra guidata da Francesco Pigliaru. Una misura utile, in realtà, non al rilancio dell’economia ma a giustificare deroghe permanenti ai piani urbanistici comunali e all’intera pianificazione urbanistica. “Uno strumento – denunciano Italia Nostra e Wwf Sardegna – che, ben lungi dall’avere dato ossigeno all’edilizia (nell’isola il settore negli ultimi anni ha perso oltre il 50% degli addetti), ha stravolto interi centri urbani con la creazione di mostruosi edifici slegati dai contesti urbanistici”. Veniamo ora al pericolo maggiore: l’interpretazione “autentica” del Ppr che la legge proposta dal centrodestra si propone di attuare. Il Piano paesaggistico regionale, preso a modello in mezza Europa, in sedici anni di applicazione è passato indenne, grazie a ripetuti interventi della magistratura amministrativa e del ministero dei beni culturali, attraverso innumerevoli tentativi di stravolgimento da parte di tutte le giunte regionali che sono seguite alla giunta Soru, che lo ha approvato. Ora il centrodestra ci riprova ancora, introducendo in un testo di legge che apparentemente serve soltanto a prorogare il Piano casa una norma intrusa, con cui si chiede di cancellare la pianificazione congiunta Regione-Governo prevista dal Ppr gli interventi urbanistici non soltanto sulle coste ma anche sui beni identitari (ad esempio paesaggi e siti archeologici) e sulle zone agricole. “Attualmente – spiegano Italia nostra e Wwf Sardegna – ogni modifica dei piani paesaggistici delle varie Regioni deve seguire il rigido protocollo previsto da Codice dei beni culturali, che prevede che gli strumenti di pianificazione urbanistica regionali siano parte di un accordo tra pubbliche amministrazioni: da una parte lo Stato, dall’altra una delle Regioni. In nessun caso i piani di tutela regionali possono essere modificati unilateralmente da una delle amministrazioni contraenti, tanto meno se l’obbiettivo è quello di eliminare le tutele paesaggistiche della fascia costiera”. E invece proprio questo vuole ottenere la proposta di legge presentata in consiglio regionale da un centrodestra sardo sul tema compattissimo. Interpretazione “autentica” significa infatti interpretazione “autonoma”: decide la giunta regionale come cambiare il Ppr, senza che il ministero dei beni culturali possa più metterci becco. “La cancellazione dei vincoli del Ppr – denunciano Italia nostra e Wwf Sardegna – aprirebbe la via all’assalto degli speculatori e per la Sardegna sarebbe un disastro. Se la proposta fosse approvata il giorno dopo la sua eventuale emanazione faremmo ricorso alla Corte costituzionale. L’opposizione di centrosinistra si allinea, chiedendo alla maggioranza il ritiro della norma intrusa anti Ppr ma non della proroga del Piano casa, come vorrebbero invece (più coerenti) gli ambientalisti. |