Quel campionario di architettura [di Maria Antonietta Mongiu]

mura

L’Unione Sarda 12/03/2014. Il San Giovanni Il biglietto da visita della Capitale europea della cultura. Sigismondo Arquer arse in un rogo a Toledo nel 1571 per aver collaborato alla Cosmographia Universalis del luterano Sebastiano Munster. Nella sua Sardiniae brevis historia et descriptio la xilografia Calaris Sardiniae Caput fissò nel 1550 la forma urbis. Poche le variazioni del palinsesto che neanche i bombardamenti del 1943 hanno alterato nel respiro di fondo.

Dominanti mura e torri su cui interverranno spagnoli e piemontesi. Tra gli interventi meritano attenzione quelli dal 1727 a cui si deve l’assetto del basso fianco di San Giovanni o di santa Croce che vediamo in tutta la magnificenza fortificatoria dall’Ospedale. Nella xilografia si riconosce Sa Cova de San Gulielmo o Fosso di san Guglielmo, parte di un habitat rupestre che resiste con eremi e chiese rupestri, tombe, lungo la strada romana che costeggiava l’Anfiteatro. Vi si conservano sepolture ad arcosolio ed incavi per i bacini ceramici indizio della destinazione chiesastica.

Oltre, Gaetano Cima nel 1842 progetterà il San Giovanni di Dio. Edificio tra i più prestigiosi della nouvelle vague classicista che testimonia “ la supremazia del progetto colto sull’antica e compatta forza del mestiere e della tradizione locale” (Salvatore Naitza). Il prospetto sul filo delle mura pisane, è articolato in tre corpi di cui quello centrale reca sei colonne e trabeazioni con fregio a metope e triglifi. L’edificio governato dal cerchio (atrio e giardino a pianta circolare, corridoi radiali con volte a botte) è in dismissione. In pochi metri un campionario di storia dell’architettura: anfiteatro, habitat rupestri, mura bizantine, pisane, spagnole, piemontesi, neoclassicismo.

Un suggerimento? Trasformare con sapienti restauri questa magia nel biglietto da visita di “Cagliari capitale europea della cultura”. Ogni altra soluzione è illegittima e pasticciata.

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