La moltitudine fastidiosa [di Carlo A. Melis Costa]
La novità di questi giorni di Covid non è solo la prevalenza del profitto sulla salute generale e sul destino del pianeta, come apertamente proclama Trump, ma un’evoluzione del biopotere. Almeno nella evoluzione del concetto che si ricava da Camatte. Horacio Verbistsky notava che il giorno del colpo di stato di Videla e dei suoi tagliagole, al contrario di quanto accaduto pochi anni prima in Cile, in Argentina non vi furono voli radenti dell’aviazione, scontri, carri armati per le strade. E questo per un semplice motivo: il biopotere era già in atto. Nel senso che le coscienze erano già impaurite da anni dagli squadroni della morte, e pertanto il potere, espressione proprio della stessa Aleancia3 peronista che armava gli squadroni della morte, aveva già il controllo delle coscienze e dei corpi, delle vite insomma del popolo. Era pertanto divenuto biopotere, cioè il potere che controllava le vite dei singoli. Per essere più chiari, mentre Pinochet, dopo i primi mesi, espelleva i dissidenti, così come Breznev, Mussolini, ed altri (in questi casi si parla di psicopolitica. Senza dominio reale dei corpi, ma delle coscienze), Videla ed i suoi decisero di iscriversi al ristretto club di Pol Pot, Hitler, Stalin ed altri galantuomini dell’antichità, decidendo di essere padroni della vita dei propri governati. Mantenendo un tasso insopportabile ed allo stesso tempo costante tra la popolazione di terrore ed insicurezza attraverso stragi del tutto insensate, omicidi di innocenti e sottrazione di neonati. La differenza tra psicopotere e biopolitica è sostanziale negli effetti. Per la psicopolitica lo scopo essenziale è distruggere gli oppositori, se del caso tramite l’eliminazione fisica l’indottrinamento forzato o la espulsione. Per il biopotere invece, nella eliminazione fisica l’attività dissidente delle vittime gioca un ruolo secondario o addirittura irrilevante, essendo sufficiente, per addivenire alla soppressione fisica, anche altra utilità. Tenere ogni cittadino, persino se tuo sostenitore, in una situazione di terrore permanente, a prescindere dalle idee e dai comportamenti, ripopolare la Siberia, purificare la razza di una nazione, distruggere una nazione e sterminarne gli abitanti per ricostruirla su basi turbo comuniste. Saloth Sar, prima di terrorizzare la Cambogia, ebbe sicuramente modo di riflettere su tali concetti negli anni parigini della Sorbona, in cui prese contatto con Sartre e scriveva sulle riviste del PCF con lo pseudonimo di “Politique Potentielle”, da cui il suo nome di battaglia, Pol Pot. Si rovescia quindi il concetto di supremazia come comando ma anche protezione, per addivenire al potere apertamente ostile verso coloro che dovrebbe invece proteggere, del tutto indifferente alla loro sorte. Il comune denominatore di questo atteggiamento è la profonda avversione per ogni soggetto che non faccia parte della ristretta cerchia interna, a prescindere dal fatto che sia sostenitore o meno, che così viene inserito nella massa fastidiosa, informe e indistinta della moltitudine, pronta ad essere sacrificata per lo scopo che il detentore del biopotere si pone. Non ha caso Hitler sosteneva che ” tutti i tedeschi hanno il dovere di essere nazisti, ma solo le élite faranno parte del partito”. Quindi, lo scopo della biopolitica, in tale accezione, implica la totale indifferenza alla sorte persino dei sostenitori, Per esempio, garantire ad una ristretta cerchia di finanziatori lo sfruttamento intensivo delle foreste pluviali. Tra chi esercita il biopotere, Bolsonaro, insieme a Hitler, ha raggiunto la propria carica attraverso elezioni. E da subito, insieme ad un linguaggio minaccioso e triviale, ha manifestato totale disprezzo verso coloro che pure in grande quantità lo avevano votato, definiti sprezzantemente ” bocche da sfamare “. Questo atteggiamento cannibalesco è alla base della scelta, coerente nel suo antiumanesimo, di non adottare alcuna misura precauzionale contro la pandemia, anzi invitando la popolazione ad organizzare grandi grigliate ed a socializzare. La società brasiliana è a livelli di scolarizzazione inferiore a quella di alcuni paesi africani, ed è facile carpirne la fiducia. Le risorse dell’amazzonia fanno gola a molti dei “pochi”, quelli che ritengono che il nostro pianeta sia usa e getta; il loro disinteresse verso la sorte dei viventi è massimo, figuriamoci verso la sorte delle generazioni future. Ma anche Trump, nella sua foga di riprendere in pieno l’attività pure a fonte di quasi centomila vittime accertate, e nella speranza così di risalire nei sondaggi, pur non raggiungendo i livelli di Bolsonaro, dimostra profondo disprezzo verso le moltitudini che, per uno scherzo del destino, si trova a governare. E non parlo certamente dei soli cittadini statunitensi, giacché le scelte voraci degli USA sono destinate a riverberarsi su noi tutti. Una totale irresponsabilità, dunque, in merito agli effetti delle scelte effettuate, dirette solamente all’aumento del profitto ed alla creazione del consenso nel proletariato e sottoproletariato bianco che rappresenta il suo elettorato. E stupisce, amareggia e preoccupa che questo accada proprio nella nazione che, elaborando una versione avventista e religiosa dell’illuminismo, tra le prime, a partire da Jefferson, si pose il problema della moralità delle scelte politiche. Da sempre il primo mandato del Presidente USA è diretto a creare consenso per la rielezione. Questo significa purtroppo che, in un eventuale e non auspicabile secondo mandato, Trump mostrerà il suo lato peggiore del nichilismo capitalista, del disprezzo delle regole, del conclamato inumanesimo, riuscendo a lasciare una traccia, purtroppo, indelebile nella società americana e nella comunità internazionale |