L’analisi delle classi dirigenti [di Maria Antonietta Mongiu]

GSPANO

L’Unione Sarda 2 luglio 2020. La città in pillole. Accade spesso che il titolo di un’opera diventi nel tempo più rilevante degli stessi contenuti. Tra queste, una riguarda Cagliari ed è “Guida della città e dintorni di Cagliari” (1861) di Giovanni Spano che, grazie ai recenti studi di Luciano Carta, si profila intellettuale più complesso e interessante dell’erudito linguista o dell’archeologo.

Aveva intravisto, tra l’altro, il futuro di un genere, guide di città e di monumenti, che, trent’anni prima, l’editore Karl Baedeker aveva iniziato a pubblicare perché il Gran Tour, viaggio di formazione in Italia e nel Mediterraneo, diventasse il vademecum di una classe sociale ben più ampia delle aristocrazie europee, di sangue e di penna.

Dal Settecento avevano affollato l’Italia inventando borghi e città d’arte, da cui Cagliari e la Sardegna furono escluse, e preannunciando il fenomeno della gentrificazione che oggi riguarda anche i centri storici isolani. La Sardegna al più poteva ambire al rango di fossile anticlassico nell’Europa moderna, narrazione che resiste nel marketing turistico.

Comunque Spano, per l’accuratezza e per la precisione delle descrizioni, non è secondo al modello Baedeker e anticipa di trent’anni le guide del Touring Club che oggi in Italia, insieme alle tedesche, sono le più rigorose.

Quella di Cagliari è insuperata perché, già dal titolo, evidenzia che al canonico sono chiare l’idea di una città di antica fondazione e sintesi della Sardegna; la complessità della città diffusa; l’interdipendenza tra la stessa e il suburbio di prima e di seconda cintura, ben oltre quindi il confine daziario in senso stretto.

Di più. Nelle pieghe delle meticolose considerazioni, si colgono, nella dialettica con la città capitale, le contraddizioni di élite e classi dirigenti, sue contemporanee e di là da venire, formate in parte da personaggi inurbati da tutta la Sardegna.

Tra i tanti Francesco Cocco Ortu, Emilio Lussu, Antonio Gramsci, Giovanni Lilliu, Mario Melis ma anche quanti nel dopoguerra hanno rappresentato la nervatura della dirigenza della Regione Autonoma della Sardegna.

Francesco Manconi in un suo scritto lamentò l’assenza in Sardegna di una seria e sistematica analisi sulle sue classi dirigenti. Diversamente dalla Catalogna in cui lo scavo su formazione, selezione e pratiche politiche delle élite, ha costruito consapevolezza, capacità di governo, e, insieme, responsabilità che dovrebbero essere intrinseci alle funzioni e ai ruoli che si pretende di agire.

Perché, per dirla con Martin Heidegger “La comprensione dell’esistenza come tale è sempre una comprensione del mondo”.

One Comment

  1. Mario Pudhu

    Professoressa Mongiu, nois de s’istória no amus imparadu o no cherimus imparare una cibudha, una pira campana, seus iscallaus, ispetendhe a chie no est pessendhe a sa realtade nostra de zente in Sardigna (in su mundhu de oe, no in su mundhu de bae e busca cale tempus antigóriu!), cun ‘classe digerente’ chi tiat fàghere pessare a classe de pisedhina de iscola in Bidhaloca interessada a manigare (e fàghere tizirire cosas chi faghent a revessare).
    E no faedhemus de su pistamentu de abba, prantu e murrunzu de sos ‘intellettuali’, fintzas “topi di biblioteca” e ‘certosini’ ma chi tenent a “tabú” su solu tempus de sa libbertade e responsabbilidadde, e dignidade puru ca libbertade e responsabbilidade est aprétziu e rispetu de su èssere zente como inoghe e no animales presos e ne impicados a carchi corru de sa furca mancari bellu meda e mannu e mancari incantados puru.

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