La scomparsa di Maurizio Calvesi [di Alberto Dambruoso]
Il Giornale dell’Arte online, 24 luglio 2020. È stato soprintendente, docente, accademico dei Lincei, direttore del settore Arti visive della Biennale. Tra i suoi studi, quelli su Caravaggio e sul Futurismo Ho appreso questa mattina della scomparsa di Maurizio Calvesi, senza dubbio l’ultimo dei maggiori storici dell’arte italiani del Novecento a livello internazionale. Già da tempo l’emerito professore della Sapienza era malato e le sue condizioni di salute si erano aggravate nelle ultime settimane. Calvesi si era laureato in Lettere e filosofia a Roma nel 1949, con Lionello Venturi, discutendo una tesi su Simone Peterzano, maestro del Caravaggio. E a Caravaggio Calvesi ha dedicato nel corso della sua lunga carriera diversi studi, che hanno introdotto delle importanti revisioni sulla sua poetica e sulla sua personalità; il libro Le realtà del Caravaggio ottiene il Premio Viareggio per la saggistica nel 1990. Calvesi si era a lungo occupato dello studio dell’Hypnerotomachia Poliphili, celebre volume illustrato del Rinascimento, pubblicato a Venezia (1499) da Aldo Manuzio, restituendo la paternità del libro al nobile romano Francesco Colonna signore di Palestrina. Calvesi aveva poi portato alla luce l’inedito rapporto tra arte e alchimia in una ricerca a partire dal Rinascimento con Dürer fino a Marcel Duchamp, a cui aveva dedicato il volume Duchamp invisibile. La costruzione del simbolo (1975) aggiornato nel 2016 con un volume edito da Maretti. Numerosi sono stati i suoi studi sull’arte contemporanea, a partire dal Futurismo. Fin dall’infanzia Calvesi aveva frequentato Giacomo Balla a Roma e nel 1941 era entrato in contatto con Filippo Tommaso Marinetti che lo aveva introdotto nel gruppo «Aeropoeti Sant’Elia». Risale al 1953 l’organizzazione dell’esposizione per conto di Giulio Carlo Argan di Umberto Boccioni nel Palazzo delle Esposizioni a Roma. La mostra segna un punto di svolta nella rivalutazione del movimento futurista, a cui Calvesi ha contribuito attraverso la pubblicazione di numerosi libri e saggi, per culminare con un’analisi del rapporto tra il Futurismo e gli altri movimenti di avanguardia in Le due avanguardie. Dal Futurismo alla Pop Art (1966). Si era occupato inoltre dell’altra avanguardia italiana del primo Novecento (la Metafisica) con la pubblicazione del libro La Metafisica schiarita: da De Chirico a Carrà, da Morandi a Savinio (1982). Come critico, Calvesi ha seguito le tendenze a partire dagli anni Cinquanta, analizzandone processi ed evoluzioni, spesso con anticipo: dall’Astrattismo del secondo dopoguerra all’Informale, registrando l’importanza di Alberto Burri fin dal 1956, alla Pop Art americana, agli anni Sessanta in Italia e all’Arte povera, all’Arte concettuale e alle avanguardie degli anni Settanta, fino al ritorno alla pittura agli inizi degli anni Ottanta. Calvesi è stato tra i primi a segnalare artisti come Schifano, Ceroli, Festa, Pascali, Kounellis, De Dominicis, Vettor Pisani, Di Stasio, Mariani. A lui si deve il termine di «Scuola di Piazza del Popolo» che indica quel gruppo di artisti di area romana attivi intorno alla Galleria La Tartaruga di Plinio De Martiis sita nei pressi di Piazza del Popolo. Dal 1954 al 1997 aveva collaborato assiduamente alla Biennale di Venezia come critico, membro delle giurie di premiazione, e delle commissioni di invito, membro del Consiglio direttivo nonché direttore del settore Arti visive (Arte allo specchio e Arte, ambiente, scena, 1984; Arte e scienza, 1986). Aveva ricoperto la posizione di sovrintendente delle Gallerie di Bologna e dell’Emilia occidentale, di direttore della Pinacoteca di Ferrara, per passare a Roma, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea nel 1964 e alla direzione della Calcografia Nazionale. Nel corso della sua carriera, Calvesi è stato docente di storia e critica d’arte in diverse città italiane e titolare della cattedra di Storia dell’arte moderna presso l’Università di Roma «La Sapienza» fino al 2002, dove ha diretto per molti anni il Museo-laboratorio per l’arte contemporanea (1993-2000). Dal 2001 al 2013 è stato Presidente della Fondazione Burri di Città di Castello e dal 2005 al 2010 è stato Direttore della «Fondazione Mastroianni» ad Arpino; dal 1988 è stato socio nazionale dei Lincei. Direttore della rivista quadrimestrale «Storia dell’Arte», Calvesi ha fondato nel 1984 la rivista mensile «Art e Dossier», diretto il mensile «Ars» fino al 2001, e collaborato come critico al «Corriere della Sera» e «L’Espresso». Vincitore di numerosi premi e riconoscimenti del suo grande contributo alla conoscenza della storia dell’arte, nel 2008 gli viene conferito il Premio Internazionale Balzan che nel settore della Storia dell’Arte, prima di lui, era stato attribuito soltanto a Ernst Gombrich. Tra le mostre più importanti da lui curate va menzionata assolutamente «Novecento – Arte e storia in Italia», organizzata alle Scuderie del Quirinale e ai Mercati di Traiano nel 2000. Al 2016 risale la sua ultima importante pubblicazione: il catalogo generale di Umberto Boccioni edito da Allemandi e redatto insieme al sottoscritto con la collaborazione di Sara De Chiara.
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