Coro indoor & danza outdoor [di Franco Masala]

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Il minicartellone di Classicalparco 2020 si è concluso a Cagliari con due serate composite che hanno avuto per protagonisti il coro e coppie di danzatori.Nel primo caso il coro Lirico è rientrato – per la prima volta dopo l’interruzione delle repliche di Pagliacci il 5 marzo scorso – nella sala del teatro dove alla presenza di 150 spettatori, debitamente distanziati per le norme anti COVID-19, si è esibito in un programma di brani tratti da musical famosissimi di compositori come Gershwin, Berlin, Lloyd Webber e Bernstein (compresa quella West Side Story che avremmo dovuto vedere nell’aprile di quest’anno).

Musiche gradevolissime ma sostanzialmente estranee ad un coro prevalentemente orientato al melodramma e privo di quella spigliatezza che occorrerebbe per brani di questo tipo.

Si aggiunga la prevaricazione della batteria di Pierpaolo Strinna anche a discapito del pianoforte di Andrea Mudu per una collocazione troppo avanzata sul palcoscenico con il coro in secondo piano, sistemato e seduto dentro gli ormai noti stalli di plexiglas, così da generare l’idea di un’occasione mancata. Rimane il ritorno al chiuso foriero, speriamo, di una ripresa normalizzata.

Prima del concerto il maestro del coro Donato Sivo ha ricordato il soprano Lucia Dessanti, artista del coro recentemente e prematuramente scomparsa, dedicandole la serata.

Coppie nell’arte e nella vita, i sei ballerini hanno potuto sciorinare, nell’altra serata di ritorno all’Arena all’aperto, una serie di pas de deux che, naturalmente, prevedono il contatto fisico, possibile solo tra compagni.

Appartenenti al Danish Royal Ballet, al Dutch Royal Ballet, al San Francisco Ballet e al Bolshoi di Mosca, i danzatori – tutti russi con una georgiana e un danese (Maia Makhateli e Artur Shesterikov, Maria Kochetkova e Sebastian Kloborg, Eleonora Sevenard e Denis Rodkin) e con l’eccezione del single spagnolo Sergio Bernal – hanno interpretato celebri passi di indubbio fascino ma anche ripetitivi data la sequenza continua fuori dal contesto originario del balletto.

Si sa, è un po’ il difetto dei gala di danza che presuppongono quasi una tacita gara tra le diverse coppie come è accaduto anche ne L’amore – il passo a due, prodotto a cura di Daniele Cipriani.

I due assoli sono stati affidati allo spagnolo Bernal che ha reso omaggio al proprio paese con scintillanti esecuzioni di Falla e Sarasate. Rimangono naturalmente la bravura, l’affiatamento e l’impegno di tutti ma con un handicap piuttosto vistoso: l’impossibilità di vedere i piedi dei ballerini a causa delle protezioni di plexiglas per gli strumenti a fiato, vanificando quindi quella che è l’essenza del balletto. Peccato grave soprattutto per i famosi trentadue fouettés del cigno nero e per lo zapateado spagnolo.

Lo spettacolo è stato diretto funzionalmente dal maestro Domenico Longo al suo debutto cagliaritano con il concorso del violino solista Fabrizio Falasca.

E adesso? Che succederà dopo le ferie agostane?

*Foto di Priamo Tolu ©

 

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