Il sole sorge sempre dopo la notte [di Maria Antonietta Mongiu]

Sardegna Sotterranea

L’Unione Sarda  29 ottobre 2020. La città in pillole. “Mai nessuna notte è tanto lunga da non permettere al sole di sorgere”, risolutiva frase di Paulo Coelho che la Polizia di Stato scelse in primavera per rassicurare i suoi e invitare la collettività a contare su di loro.

Ma la forza della frase è nella componente escatologica che racconta la possibilità di oltrepassare la finitezza del destino personale e le sue implicazioni, e superare il tempo storico che a ciascuno è dato. Ogni studente che abbia dimestichezza almeno con i Sepolcri di Ugo Foscolo sa infatti che la notte, dove non si può godere della luce del sole, è il tempo senza futuro. Non si agisce più e non si è più agiti perché si è definitivamente fuori del tempo.

Rispetto alla notte lunga che non prospetta il sorgere del sole, Foscolo come Coelho configurano tuttavia un dopo o meglio un oltre e un altrove. Terreno, per il primo, interno alla geografia della memoria, alla funzione di ognuno nella comunità, e alle relazioni affettive. In continuità un dies natalis, per Coelho, celebre per i racconti abitati da mille sincretismi e contaminazioni.

Nel mezzo “l’eterno ritorno” che F. Nietzsche tematizza come teoria della ciclicità dell’essere la cui coazione a ripetersi ovvia alla caducità dell’esistenza. Per il filosofo, simbolo mitologico della rinascita è il serpente che si ritrova in tutte le religioni e latitudini a significare la morte e la resurrezione. Infinita la bibliografia su significati e iconografie di un animale che tutt’oggi è emblema di coloro che ci curano.

Un esempio di tanta tradizione a Cagliari è sotto i nostri occhi. Si tratta della Grotta della vipera. Un mausoleo alto imperiale, che Cassio Filippo dedicò alla moglie Atilia Pomptilla. Esiliati a Cagliari esibiscono nella morte l’appartenenza ad un’élite le cui raffinate consuetudine religioso-culturali orientali, la città di matrice punico-ellenistica, riconosceva.

Due serpenti affrontati, scolpiti nel frontone, rimandano alla sfera iconografica del dio serpente che scorta la barca del dio sole Ra alla rinascita. Sopravvissero ad ogni distruzione con i contermini ambienti funerari, dotati di triclini con sepolture ad arcosolio, arredate da bancali e mensole per il culto dei morti, chiamato refrigerium.

Il serpente, simbolo cristologico nei Bestiari medievali, è un taumaturgo di irriducibile resilienza. Perché, comunque si rappresenti, la rinascita del sole dopo la notte, è iscritta nel nostro DNA. Ricordiamocelo in questi giorni.

*Foto da Sardegna Sotterranea

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