Tuvixeddu, la necropoli dimenticata [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 22 Gennaio 2021. La città in pillole.  Mezzo secolo è passato dacché chi scrive visitò, per la prima volta, un luogo che a studenti inesperti sembrava pericoloso; e con un nome impronunciabile per i non cagliaritani. Era Tuvixeddu. Il Virgilio era Ferruccio Barreca, suo strenuo difensore.

Il racconto, preannunciava il Codice dei beni culturali e del paesaggio che nel 2004 rivoluzionò la tutela. Non la tessera di un mosaico infatti che, pur rilevante, ha da essere tutelata ma il mosaico nelle sue declinazioni. Abbiamo imparato a chiamarlo paesaggio che molti decisori politici scotomizzano!

Come dimenticare la premura del Professore nell’invitarci a non calpestare distese di fiori bianchi che chiamava gigli di Tanit. Per l’archeologo, Tuvixeddu sarebbe stato al sicuro perché protetto dalla divinità punica e da un Bes, rinvenuto in Via Is Maglias, che con altri manufatti, mobili e immobili, compresi quelli dell’attività mineraria, è tra i motivi dell’estensione del vincolo paesaggistico.

Molto è cambiato da quel primo incontro, perché troppo lasche le regole della tutela e assai stratificata la sindrome del disconoscimento dei luoghi, non solo nella componente politica. Tanto più grave oggi perché la mentalità sul paesaggio è mutata e non c’è chi non percepisca la narrazione mitopoietica della Sardegna di molti decisori come una cortina fumogena per occultare piani casa e dintorni.

I luoghi, potenti di loro, non abbisognano di pasticciate intermediazioni. Non è un caso che, malgrado inopportuni interventi, privati e pubblici, entrare a Tuvixeddu è tuttora un’esperienza coinvolgente.

Ancora di più se lo si potesse fare attraverso le due “porte”, immaginate nel 2008, quando la giunta regionale del tempo fece atti per acquisire Villa Laura e la proprietà Cocco, sul Viale Sant’Avendrace. Uno scambio, per salvare una porzione della necropoli romana, nel secondo caso.

Nel primo l’acquisto, ai sensi dell’art. 96 del Codice che prevede di “acquisire beni immobili per […] garantirne od accrescerne il decoro o il godimento da parte della collettività….”, di una villa, eretta nel 1907, che fu da Carlotta Lai intitolata alla figlia Laura.

Per la classicheggiante bellezza, con statue in gesso delle stagioni e giardino romantico, tombe romane e puniche intonse, fu vincolata il 26/11/2007 come immobile di pregio. La Delibera di acquiosto fu anche dotata di una cospicua cifra per il suo recupero, mai utilizzata, oggi inadeguata. Villa Laura iggi crolla. Che Tanit si sia distratta? Certamente su Tuvixeddu e su Villa Laura lo sono decisori regionali e comunali.

One Comment

  1. Graziano

    Quando la distrazione si conferma nel tempo e non concede spazio alla correzione diventa scelta precisa.

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