La retorica e il passato calpestato [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 25 marzo 2021. La città in Pillole. Di questi tempi un argomento contende il passo a pandemia, contagio, vaccino. Si tratta di quel passato assoluto, occultato in ogni sardo, che pare non passare perché riemerge nei momenti di crisi, quando si prospettano variazioni epocali. Si chiama “nuragico” e non è un luogo o un oggetto ma appunto un passato assoluto: epos immaginifico nei casi migliori o retorica mitopoietica quando assume il carattere di pratica di distrazione da una debole agenda politica.

Peccato che i manufatti, mobili e immobili, elaborati tra le età del bronzo antico e del ferro, spesso oggetto di riuso nei periodi punico, romano, bizantino, giudicale e oltre, siano assai maltrattati. Non è esagerato infatti affermare che il paesaggio, senza aggettivi, subisce un diffuso atteggiamento perennemente scotomizzato.

Alcune categorie più di altre lo rimuovono dalla percezione. I decisori politici, ad esempio, contendono il primato con Leggi e Decreti, spesso dimentichi degli articoli della Costituzione. Ecco perché le competenze delle comunità devono configurarsi come intelligenza collettiva che non lascia tregua specie agli amministratori che, per sensibilità politica, dovrebbero esserne garanti o a quelli che, con la retorica storica, mascherano la smania di consumare e deturpare ambiente e paesaggio. Si veda la reazione dei politici all’impugnativa del governo all’ultimo nato nella genealogia del piano casa.

Il paradosso? Appellarsi, contro il governo, a quel passato che si violenta con l’alibi della valorizzazione. Tanta contraddizione nasce da incultura e non da oggi.

La comunità educante sarda è debole. Lo è per tabulas. I nostri quindicenni sono infatti gli ultimi nelle valutazioni Ocse Pisa e non sono migliori in quelle Invalsi. Se competenze e conoscenze sono modeste, si può pretendere che siano solide sulla storia della Sardegna?

Non esiste altresì la cultura delle Sezioni didattiche o delle Unità introduttive nel sistema museale della Sardegna, nei monumenti, o nei plessi scolastici, spesso manufatti storici o situati in luoghi di lunga durata come a Cagliari.

Quanti decisori saprebbero riempire di contenuti l’incipit o la chiusura della celeberrima poesia di Grazia Deledda: Noi siamo spagnoli, africani, fenici, cartaginesi/romani, arabi, pisani, bizantini, piemontesi […] Siamo una terra antica di lunghi silenzi/di orizzonti ampi e puri, di piante fosche/di montagne bruciate dal sole e dalla vendetta/Noi siamo sardi.”. Si può davvero decidere il futuro senza conoscere il passato?

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