Il passato è un eterno presente [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione sarda 13 maggio. La città in pillole. “Il tempo non esiste, è solo una dimensione dell’anima. Il passato non esiste in quanto non è più, il futuro non esiste inquanto deve ancora essere, e il presente è solo un istante inesistente di separazione tra passato e futuro”. Nessuno più di Agostino da Ippona esprime l’angoscia che abita l’uomo dal suo primo giorno che non sappiamo quale, malgrado le scoperte che retrodatano il tempo in cui prese coscienza del limite.

L’affermazione di Agostino, vissuto tra il IV e il V secolo all’ombra del declino di Roma, è ineludibile ancora oggi. Interroga irriducibile la contemporaneità perché l’onnipotenza dello sviluppo che albergava impunita è stata ridimensionata se non azzerata.

Diventa allora taumaturgico non solo vivere distanziati o coprirsi metà del volto – altre volte è successo nella storia – ma chiedersi perché abbiamo così fame di passato, auspicando un futuro simile a ciò che è finito.

Mai come oggi il passato è stato ricondotto ad un eterno presente. Lo si coltiva attraverso la memoria di luoghi e in luoghi dove sono allestite, spesso in forme pasticciate, le poche tracce sopravvissute. Spesso un’ossessione reificante. Del passato ridotto a quinta scenica del presente, come sua cattiva coscienza, si è occupato Freud ma con argomentazioni più deflagranti Umberto Eco che nelle ricostruzioni del passato intravvede il grottesco.

Si fa beffa delle abnormi discussioni sui reperti dei decodificatori. I reperti? Niente più che spazzatura del tempo malgrado l’idolatria. L’ombra di vite quotidiane diventa comunque corpo pulsante e futuro proattivo a seconda di chi la guarda, la riconosce, la racconta. Solo allora si capisce perché antichisti e politici di statura culturale e morale gigantesca l’hanno fatta diventare articoli decisivi della nostra Costituzione e principium individuationis della nazione, compresa la Sardegna.

In questo maggio in bilico tra angoscia dell’inesistenza del tempo, senza neanche la prospettiva della civitas dei; panico che germoglia ed euforia pericolosa, può capitare di sorvolare la Sardegna. Un viaggio di un giorno attraverso le sue geografie e la sua infinita storia. Molti i pensieri ma uno in particolare sulla grandezza dei maestri della storia sarda che videro in filigrana molto. Lo seppero riconoscere e narrare senza mitocentrismi.

Attendono un pantheon in cui essere celebrati. Nel Museo da ricostruire devono trovare spazi ampi. Solo allora il tempo passato non sarà uno sgabello delle retoriche ma il tempo della ricostruzione.

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