Si scrive Transizione Ecologica ma in Sardegna si legge Land Grabbing [di Sergio Vacca]

LAND

Un precedente intervento (www.SardegnaSoprattutto.com 16 febbraio 2021) trattò di transizione ecologica, considerando di buon auspicio il nome del nuovo ed innovativo ministero. Forte meraviglia ha destato la posizione espressa in un’intervista ad un giornale locale dal ministro in carica, professore universitario di Fisica e manager di imprese pubbliche, incaricato di guidare la transizione energetica del Paese verso le emissioni zero.

Compito indubbiamente non facile! Le perplessità sorte a seguito della lettura dell’intervista riguardano la visione unilaterale espressa; in sintesi: sostituzione di tutti gli impianti di produzione energetica, alimentati da combustibili fossili, con impianti basati sull’energia eolica e sull’energia solare. Principio assolutamente condivisibile. Tuttavia, un problema.

L’aspetto positivo della contrazione degli impianti energetici a combustibili fossili è certamente rappresentato dalla diminuzione della CO2, di altri elementi gassosi e di particolato, perciò una diminuzione dell’impatto ambientale per emissioni.

Curiosamente, però,  il ministro e professore, nel perorare la causa  della diffusione degli impianti energetici basati sul solare non ha in alcun modo considerato l’impatto ambientale che si determinerà con l’aumento indiscriminato  delle superfici di suolo coperte da impianti fotovoltaici a terra. Nel magnificare, perciò, il ruolo degli impianti da fonti rinnovabili, il ministro professore non ha messo in evidenza il processo di sottrazione di suolo alla propria capacità produttiva primaria, ossia di biomassa vegetale.

Possiamo perciò parlare di transizione ecologica? Molto difficile dirlo! Se da un lato si diminuisce l’impatto sull’atmosfera, per contro viene aumentato fortemente l’impatto sui suoli, con danni progressivi in relazione ad importanti caratteristiche e qualità come la fertilità.

Per quanto riguarda l’isola, la RAS,  sulla scorta delle direttive statali (G.U. n. 219 del 18 sett. 2010), “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili di cui al DM 10 sett. 2010” ha emanato indirizzi per “Individuazione delle aree e dei siti non idonei all’installazione di impianti fotovoltaici a terra”

 E qui cominciano i problemi, citando le categorie di aree da salvaguardare “aree agricole interessate da produzioni agricolo-alimentari di qualità (produzioni biologiche, produzioni D.O.P., I.G.P., S.T.G., D.O.C., D.O.C.G., produzioni tradizionali) e/o di particolare pregio rispetto al contesto paesaggistico-culturale, ovvero, “le aree agricole irrigate per mezzo di impianti di distribuzione/irrigazione gestiti dai Consorzi di Bonifica.  Ma aggiunge anche un elemento di incertezza quando fa riferimento “alle aree, se previsto dalla programmazione regionale, caratterizzate da un’elevata capacità d’uso dei suoli”.

 Per quanto attiene alle aree caratterizzate da un’elevata capacità d’uso dei suoli, la Direttiva regionale considera quelle ricomprese nelle classi I^ e II^ della metodica di Capacità d’Uso dei Suoli. Titolo originale Land Capability Classification, è articolata in 8 classi, delle quali le prime 4 rappresentano le terre adatte all’agricoltura,  rappresenta uno strumento interpretativo delle qualità e caratteristiche dei suoli e, in quanto tale, modificandosi le condizioni al contorno è certamente variabile; va anche richiamato che la LCC è uno strumento di prima approssimazione, per cui la collocazione in una data classe, non particolarmente favorevole, come può essere una classe superiore alla seconda, può non mostrare i veri caratteri di quell’area.

Per esemplificare, le aree, le Langhe,  nelle quali vengono coltivati i vitigni che danno origine a vini di altissima qualità, come il Barolo, il Barbaresco, il Dolcetto e via elencando, sono classificate nelle terza e quarta classe della Land Capability Evaluation; mentre osservate sotto un’altra visuale, utilizzando, ad esempio,  la metodica della Land Suitability Evaluation, ovvero, Attitudine delle Terre ad uno specifico tipo di utilizzazione, come per l’esempio soprariportato,  quelle aree sono ricomprese nella parte alta della classifica, ossia classe S1.

Queste considerazioni, per concludere, che la localizzazione degli impianti fotovoltaici a terra va soprattutto effettuata tenendo conto delle possibilità di installazione in aree  industriali dismesse, nelle cave, ovvero in quelle aree, rese improduttive per fenomeni di inquinamento, siano  recuperabili  per forme di utilizzazione  non agricola.

Da un ministro professore erano attese ben altre considerazioni: diminuzione delle emissioni gassose e sostituzione degli impianti energetici con sistemi a ridotto impatto sull’ambiente, attraverso una scelta oculata dei siti di localizzazione.

Un’annotazione finale riguarda il sistema di tassazione.  L’Agenzia delle Entrate classifica le terre occupate dagli impianti energetici , sia a terra, sia come serre fotovoltaiche, nella categoria industriale D1; in base a questa viene calcolata l’IMU, della quale il 7,60 per mille va allo Stato, l’1 per mille al Comune. Come si può comprendere la Comunità locale sopporta i disagi, lo Stato incassa i redditi.

No Land Grabbing, questa è la vera transizione ecologica.

*Già Professore di Scienza del Suolo, Università di Sassari. Sindaco di Milis

2 Comments

  1. Mario Pudhu

    In nòmini de su cambiamentu necessàriu is isciacallus aprofitadoris de totu su ‘approfittabile’ no ant a mancai in nòmini de su profitu ad ogni costo. Punto e a capo!
    E custu ministru e custu guvernu ita est, su margiani postu a agorrai is angionis?
    Comenti fai a si ndi difendi e iscabbulli?
    Cuncretamenti in Sardigna ita tocat a fai?

  2. Ignazio Camarda

    Caro Sergio, condivido tutto quanto scrivi. ho inviato la nota pubblicata sulla mia pagina facebook ma non credo che verrà pubblicata. Le inerbiste al ministro Cingolani e al Direttore dell’one Starace sono un inno alla tecnologia a scapito della ecologia.

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