Clima e territorio: un paradigma in crisi [di Sergio Vacca]

I paesaggi, che si osservano in qualsiasi punto del pianeta, sono il risultato di un’azione costante del clima nel modellamento delle forme.  Le differenze di temperatura nel corso della giornata o nel variare delle stagioni, con scarti piuttosto rilevanti tra gli estremi, soprattutto nelle zone torride, ovvero in zone più ristrette di uno specifico clima, determinano la disgregazione delle rocce, particolarmente quelle plurimineralogiche.

Le piogge che infiltrano e l’azione del gelo e del disgelo contribuiscono ad accentuare i processi disgregativi. Al termine, l’azione degli organismi biotici e la posizione rispetto a punti cardinali e quote altimetriche porta alla formazione del suolo.  Si tratta di insiemi di processi costantemente in evoluzione, con intensità maggiori o minori in relazione, particolarmente, alle temperature ed alla disponibilità di acqua correlata al clima.

Nelle fasce tropicali l’insieme dei processi che presiedono alla formazione del suolo, processi Pedogenetici, manifestano intensità tali da determinare la costituzione di suoli profondi molti metri; nei climi temperati, questi processi sono decisamente meno intensi, mentre nei climi freddi, zone polari, o quote elevate, la pedogenesi è fortemente rallentata.

Accanto ai processi di formazione del suolo, gli stessi fattori che la determinano, presiedono alla sua degradazione; tra questi, le acque meteoriche, quantità, ma soprattutto intensità, e le forme del paesaggio, così come sono state determinate dai fenomeni naturali e disegnate dalla mano dell’uomo.

L’erosione del suolo è il principale fenomeno di degradazione del paesaggio. Cause? La pioggia – come già accennato – valutata per la sua intensità; le forme più o meno acclivi del paesaggio; la copertura vegetale – che in condizioni di climax riguarda le comunità vegetali stabili, negli stadi avanzati delle successioni ecologiche e in assenza di perturbazioni esterne (Odum E.P., 1969, The Strategy of Ecosystem Development, Athens, Georgia, US).

La pianificazione territoriale, o meglio la mancata pianificazione, legata ai disordini nell’urbanizzazione, e perciò al mancato rispetto delle zonizzazioni previste dalle norme, fenomeni come la deforestazione, nella nostra isola, il sovra-pascolamento, o gli incendi, determinano condizioni di degrado del territorio, per cui, piogge di intensità superiori alle medie sono la causa scatenante delle alluvioni, spesso con danni a persone e cose.

Nella sua lunga attività, Angelo Aru, maestro della Scienza del Suolo, ha descritto con rigore i fenomeni di degradazione del suolo causati dagli eventi meteorici, particolarmente in condizioni di assenza di pianificazione. Col geografo tedesco Otmar Seuffert e il pedologo Paolo Baldaccini, ha dimostrato il rapporto tra erosione del suolo e cambiamenti climatici. Ha contribuito alla realizzazione del programma comunitario MEDALUS, Mediterranean Desertification and Land Use e alla definizione del termine “Desertificazione”.  Processi e fenomeni studiati a livello di bacino del Mediterraneo, ma considerati con grande attenzione anche dagli scienziati del centro e nord Europa.

Nord Europa oggi devastato dal maltempo. Circa 160 i morti, oltre un migliaio i dispersi, molte migliaia gli sfollati, blackout elettrici, inquinamento delle acque potabili; abitazioni danneggiate o spazzate via, danni alle strutture stradali e ferroviarie.

Nell’immaginario collettivo, ma anche per spiacevoli stereotipi, situazioni da sud dell’Europa, Italia in testa. Invece sono accadimenti nella civilissima e ordinatissima Europa del nord. Luogo emblematicamente interessato a questo disastro è Colonia, con oltre 20 morti, decine di dispersi, danni incalcolabili anche a importanti monumenti.

“Cosa insegna a Germania ed Europa il disastro climatico”, titola Tonia Mastrobuoni su La Repubblica. Che il cambiamento climatico è una realtà pesante. Accentuazione dei processi di desertificazione nelle fasce climatiche più calde; inversioni climatiche alle latitudini più elevate, con temperature superiori ai 50 gradi centigradi in Canada e nel nord degli Stati Uniti; alluvioni disastrose nelle fasce temperate, universalmente riconosciute per una pianificazione territoriale coerente con le condizioni dei paesaggi.

Il modello che ha retto fino ad oggi non è più valido, ovvero non è più sufficiente ad assicurare un equilibrato rapporto tra condizione climatica e assetto del territorio. Un’adeguata pianificazione che consideri l’utilizzazione dei territori coerente con le caratteristiche e qualità degli stessi, non è più sufficiente.

Le piogge, pur abbondanti, distribuite nel corso dell’anno, che fino ad oggi nel nord dell’Europa hanno consentito un’adeguata copertura vegetale e quindi una protezione del suolo, presentano ora caratteristiche più vicine alle zone tropicali, determinando perciò i danni che i media ci mostrano in questi giorni.

Green Deal, la nuova politica maggiormente aderente alla condizione di mutamento del clima, voluta dalla Commissione Europea, vede contrari paesi come Francia – colpita nella Regione del Grand Est (Strasburgo) – Austria, Polonia, Ungheria, ma anche l’Italia.

Va ricordato che alcune soluzioni proposte dal Decreto Draghi relative alla Sardegna destano preoccupazione. Ecco perché è necessario estendere subito il PPR a tutta la Sardegna per evitare, a qualsiasi titolo, ulteriore consumo di suolo.

*già Professore di Scienza del Suolo, Università di Sassari. Sindaco di Milis

 

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