Stato e Super-Io [di Piergiorgio Testa]
A scanso di equivoci che si generano ogni volta che se ne parla, il significato del secondo termine non attiene alle teorie di Nietzsche, che parla di Superuomo; l’übermensch del filosofo e filologo tedesco riguarda la prospettiva dell’uomo privo di nihilismo, ricco di volontà e capace di creare. Il Super-Io, di Freud invece, rappresenta una vera enciclopedia dei valori morali che ognuno di noi inizia a raccogliere nel proprio cervello già dai primi anni e implementa nel corso della sua vita mentalmente attiva. In esso sono contenuti tutti i valori morali “assimilati” che formeranno il Codice etico di ogni uomo. Non c’entra nulla, invece, il Superman oltreoceanico, nonostante l’assonanza, nel quale verità e giustizia sono allogate direttamente nei bicipiti. Si intuisce come, nel corso della sua evoluzione, cimentandosi con il progressivo aumento delle leggi morali, che incontra e fa proprie, un uomo finisca per ritenere, per esempio, le persone violente contro le donne o contro i beni culturali o contro i beni ambientali, delinquenti in quanto poco evoluti e cerca di prendere le distanze da essi. Esistono infatti alcuni che sono proprio privi del codice morale, perchè il loro sviluppo non ha comportato la realizzazione del Super-Io e quindi non avviene, per essi, l’acquisizione psicologica di quelli che si possono ancora definire “valori”; queste persone, particolarmente pericolose, in quanto, per soddisfare le proprie pulsioni, sarebbero in grado di compiere le peggiori nefandezze, vengono definite “personalità antisociali” e sono ancora in numero basso, ma in costante aumento. Il Super-Io è, di conseguenza, alla base delle leggi che regolano la vita dell’individuo, anche nel suo rapporto con la società, dalla famiglia fino allo Stato, quest’ultimo vissuto e organizzato come un ente in grado di paternamente aiutare a risolvere i problemi che si incontrano ogni giorno. Risiede proprio qui il motivo del senso di sgomento e rabbia che coglie quotidianamente quei cittadini, che avrebbero voluto fidarsi dello Stato, come del padre, ma ne vengono delusi, perché lo Stato rappresenta la concretizzazione dell’immagine che un uomo si è fatto del padre, che deve essere giusto e per questo in grado di fare giustizia. Purtroppo però trovano, talora, un’organizzazione parassitata da quei politici, che appaiono più interessati ad assicurare benessere a sè stessi e ai propri lobbistici committenti, che a far funzionare la macchina e, grazie a questa, rispondere ai propri elettori, quasi sempre turlupinati e quasi sempre diversi dai committenti. L’uomo che crede nello Stato rimane sgomento nel vedere che un suo eletto, se viene incriminato, si limiti a suggerire che la Magistratura lo perseguiti e faccia, quindi, un’accusa ad un’altra componente dello Stato, invece di dimostrare l’infondatezza della sua incriminazione. Beninteso se poi fosse vero che la Magistratura si muove su spinte politiche, sarebbe una conferma di quanto enunciato prima, circa l’avvenuta corruzione dei Poteri. Da almeno 25 anni si sentono prefiche liberiste, quelle che a ogni spron battuto, gridano “Meno Stato e più Impresa” annunciare l’esigenza di una “revisione” dell’articolo 41 della Costituzione degli Italiani, la più bella o la più arretrata, a seconda delle esigenze, secondo cui “L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”: bastava la prima proposizione per fare affari! Molti imprenditori vorrebbero “avere la mani libere” nel loro agire e non doversi guardare le spalle dai magistrati che li controllano anche in base a quest’articolo della Costituzione; ma a ben pensarci è normale che per, un’economia liberista, il profitto verrebbe facilitato dalla fusione dei Poteri e, se il potere politico insieme, quindi, al potere economico fossero ex lege d’accordo con i giudici, sarebbe una pacchia! Ma, in questo caso, si potrebbe dire che l’uomo che non sa accettare l’aspetto evoluzionistico insito nella Legge, ritorni ad essere primitivo e, per questo, violento: non c’è dubbio che questo possa succedere se improvvisamente l’aggressività umana non venisse più controllata da un sistema di norme. Un esempio lo si può trarre dal seguente e antico fatto di cronaca e di costume: Karl Benz, l’ingegnere tedesco, inventore dell’automobile e costruttore dell’industria che poi avrebbe dato vita alla Mercedes, fu il primo cittadino al mondo ad ottenere la patente di guida per auto nella Germania del 1883. Negli USA la prima patente la si ottenne 30 anni dopo, non perché uno Stato percepisse il senso etico insito nell’esigenza di verificare se chi guida lo sappia fare, senza mettere a repentaglio la propria e l’altrui esistenza, ma proprio perché il primo Stato USA a imporre la patente (New Jersey, ma altri Stati dell’Unione la imposero nel secondo dopoguerra) lo fece, obbligato dalle associazioni di parenti delle vittime della strada. In quella terra di “liberisti” passava il concetto secondo cui “Se sono capace di guidare lo decido io e non devo avere il permesso dallo Stato e se mi capita un incidente ne pago le conseguenze, dopo!”, pensiero che, a molti, appare oggi primitivo e violento. Infatti nella terra del Liberismo si pratica poca prevenzione in ogni ambito e si preferisce la più facile soluzione di “sanare i problemi quando si verificano” e così non c’è bisogno di uno Stato evoluto, ben organizzato ed efficientissimo come quelli, per esempio, del Nord dell’Europa, che investono molto di più in programmazione e prevenzione. In Italia, da Berlusconi a Monti, da Renzi a Draghi si lavora abbastanza per assomigliare di più ai liberisti, per cui, per esempio, si assiste al quotidiano assottigliarsi del Servizio Sanitario Pubblico, non più in grado di organizzare prevenzione; alla stessa stregua ci si è mossi per la garanzia dell’ordine pubblico: con la legge Martino del 2004 (governo Berlusconi che voleva sfrondare lo Stato e pagare meno tasse) venne avviata un notevole fase di ristrutturazione dell’operatività dei Carabinieri, definita “ottimizzazione delle risorse, per cui la forza operativa passò negli anni da oltre 230.000 a circa 102.000 unità “ne è discesa una razionalizzazione del loro impiego completamente nuovo e molto più agile” secondo Wikipedia, che non cita il fatto che i CC non possano più svolgere un importante compito di prevenzione dei reati; così lo Stato spende meno, ma non sembra comunque capace di ridurre le tasse. Se fosse vero, infine, che al liberismo servirebbe la fusione dei Poteri di uno Stato, possiamo essere certi che gli Italiani vengono, ignari, sempre più permeati dai cardini di questa dottrina: la fusione tra poteri, favorita e preceduta dalla corruzione degli stessi, sembra esistere già; un esempio si può fare e riguarda la spaventosa diffusione di automobili nel nostro Paese. Infatti se da una parte troviamo il Potere economico con le sue pretese “legittime”, formato da banche mondiali che controllano il traffico di combustibili fossili; da aziende costruttrici di auto, da rivenditori di carburanti e di ricambi, da realizzatori e mancati manutentori di autostrade etc. dall’altra parte non c’è uno Stato che controlla le emissioni di gas di scarico, il prezzo dei carburanti, le condizioni di salute dei patentati (talora ultranovantenni), la reale fruibilità delle sue strade, il consumo di territorio per nuovi parcheggi e non cerca neanche di impedire le cause delle innumerevoli morti di giovanissimi, irrigidendo le norme per accedere alla patente di guida e creando magari un limite annuale alle vendite di auto. Certamente questo non è possibile. Con tutto ciò che dalle auto, attraverso tasse, bolli e accise incassa, lo Stato non vorrebbe mai rinunciare alla perdita di un solo autista e così si realizza quella fusione tra potere economico e, addirittura, la complessità di un intero Stato, questa volta affiancati e concordi nel perseguire l’unico obbiettivo del profitto. Ma questo non è un Padre.
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Sa chi semus connoschindhe est una ‘economia’ cannibbalista, omicida e suicida, de irrichimentu de sos ‘leones e isciacallos’ e impoverimentu de sa zente chi tenet bisonzu fintzas solu de si campare, distrutzione de zente, de benes e logu (assemizat meda a sos kamikaze chi si bochint pro fàghere dannu e bochire) disumana, assurda, intollerabile, infame!
No si ndhe podet prus!
Serbit unu cambiamentu mannu de civiltade, fintzas pro sos leones e pro sos kamikaze, innantis chi custu ‘Titanic’ che falet a fundhu chentza chi mancu sos ‘leones’ apant fatu ancora una passizada a sa Luna pro ischire a ite bisonzant sos milliardos chi tenent.
Mi dimando: Ma s’ONU a ite b’est, a mamutone? A ‘segretàriu’ o ‘notàriu’ de custu disastru?